BERLUSCONI TRA LE FORCHE DELLE PROCURE E I SILURI DEGLI “AMICI”
Pubblicato il 15 marzo, 2010 in Politica | Nessun commento »
Sarà risuonato nelle orecchie di Berlusconi l’antico adagio secondo il quale “dai nemici mi guardi Dio che dagli amici mi guardo io”? Mentre scoppietta in quel di Trani l’ultimissima “serenata” delle Procure e di qualche procuratore in cerca di notorietà contro Berlusconi, ci ha pensato Bocchino, l’antipatico vicecapo dei deputati del PDL, a far sapere al mondo (almeno a quello conosciuto) che lo stregone Gianfranco ha deciso di mollare gli ormegggi e di salpare per lidi che nemmeno lui, l’ultimo dei chiaroveggenti in servizio permanente effettivo della politica italiana, sa quali debbano o possano essere. E’ di queste ultime ore la notizia che il 1° aprile, con tanto di preoccupata precisazione che non trattasi del classico “pesce”, nasce “Generazione Italia”, ultima belante creatura dell’on. Fini, il perennemente imbronciato cofondatore del PDL, che poco più di un mese dopo, cioè l’8 e 9 maggio, terrà a Perugia la sua prima assemblea che Bocchino si è pero guardato bene dal definire “costituente”, sebbene Fini tale si sente, nel senso che orami si considera sprecato nel ruolo di cofondatore di qualsiasi cosa e aspira “modestamente” a quello di “padre” anche se non si sa bene di cosa. Da tempo si vociferava all’interno del PDL di uscite frondiste e di fondazioni di nuovi soggetti, l’altro ieri, poi, Vittorio Feltri ne aveva annunciato l’imminente varo, smentito dal direttore dell’altra creatura di Fini, la Fondazione FAREFUTURO (il futuro, più che il presente è ciò che preoccupa Fini che però ignora che il futuro lo si costruisce senza distruggere il presente e facendo tesoro del passato….), il quale aveva dato del “mago magò″ a Feltri. Ma ci ha pensato Bocchino a fare luce sulla realtà che è quella preannunciata da Feltri e che covava sotto la cenere dei numerosi messaggi più o meno cifrati lanciati dallo stesso Fini sull’etere della politica da tempo. E’ vero che Bocchino ha precisato che trattasi non di una iniziativa contro il PDL ma che intende muoversi all’interno del PDL per sostenerne la crescita, magari… dopo averlo affossato elettoralmente fra meno di quindici giorni. Ma è lo stesso Bocchino a smentirsi, quando anuncia che a Perugia sarà invitato anche Berlusconi “con una lettera o una telefonata”. E’ vero che ormai la politica di questa seconda ineffabile seconda repubblica ci ha abituati alle più incredibili contorsioni verbali e alle più spericolate contraddizioni in corso d’opera ma Bocchino è riuscito a superare ogni maestro di comicità allorquando preconizza un ruolo all’interno del PDL di questa nuova creatura finiana e poi dimentico che Berlusconi è il presidente del PDL ne annuncia “l’invito” per di più a mezzo telefono. La verità è che sta concretizzandosi il divorzio all’interno del PDL dopo appena due anni di vita del soggetto politico nato dall’intuito di Berluscon e dopo appena un anno dal suo congresso fondativo, soggetto politico che ha vinto sinora tutte le elezioni, raccogliendo e superando, per la prima volta dopo 40 anni, oltre il 40% dei consensi degli italiani. E il divorzio è l’obiettivo vero dell’on. Fini che predica la mancanza di democrazia all’interno del PDL ma in verità vuole ritornare ad avere egli, despota in sedicesimo, un soggetto politico dove fare il padre padrone come lo ha fatto in Alleanza Nazionale, specie dopo la morte di Tatarella (Pinuccio). Tatarella, appunto. Tutti si affannano a citarlo, a ricordarlo, talvolta a dirsene interpreti e continuatori. In verità, Tatarella morto è stato il più bel regalo che Fini ha ricevuto dalla sorte. Sarebbe stato l’unico, Tatarella, nell’area ex missina, lui che in verità con la democrazia nei partiti aveva ben poco a che spartire, capace di impedire a Fini di innalzarsi sullo scranno di imperatore dal quale ha governato AN negi otto/nove che sono seguiti alla morte di Tatarella, prima della nascita del PDL. E sarebbe stato l’unico, Tatarella, capace di impedire a Fini di sacrificare sull’altare delle sue bizze personali e delle smodate ambizioni che sono indirettamente proprozionali alle sue doti politiche – escluso l’eloquio, spesso privo di sostanziali concretezze d’analisi - gli interessi di una grande area politica italiana, quella del centrodestra. Purtroppo Tatarella non c’è più, non ha lasciato eredi, salvo qualche mestierante cui, oltretutto, mancano l’intuito e la pragmaticità di Tatarella, e il centrodestra, salvo miracoli, rischia di avviarsi mestamente alla morte.