ELEZIONI REGIONALI: FITTO, LEZIONE DI STILE
Pubblicato il 1 aprile, 2010 in Politica | Nessun commento »
Il presidente Berlusconi ha respinto le dimissioni di Raffaele Fitto da Ministro per gli Affari Regionali, dimissioni che il Ministro Fitto aveva rassegnato all’indomani dell’esito sfortunato delle elezioni regionali in Puglia. Si sa, ed è sempre stato così: le vittorie hanno tante madri, mentre le sconfitte hanno un solo padre. E Fitto senza attendere un solo minuto si è identificato nel ruolo di “padre” ed ha addossato le responsabnilità della sconfitta solo su di sè, benchè ciò non sia vero. Non si è curato nè delle squallide ironie con cui da una parte la signora Poli e dall’altra il velenoso Vendola hanno commentato le sue dimissioni, nè che le sue dimissioni sarebbero divenute inevitabilmente la cartina di tornasole di quanti da tempo scalpitano nel centrodestra contro la sua leadership. Ha compiuto, come è nello stile che lo contraddistingue da sempre, un atto responsabile e coraggioso in un Paese in cui nessuno dà le dimissioni, semmai solo le annuncia. Fitto, invece, le ha rassegnate e ciò torna a suo merito, come torna a merito del presidente Berlusconi averle respinte e, sopratutto, averle respinte nella sede più appropriata, cioè il Consiglio dei Ministri, perchè era quella, la sede istituzionale, e non quella politica, il luogo dove le dimissioni potevano esserer accolte o respinte, e ciò spiega anche il “ritardo” (su cui taluni hanno fondato la “speranza” che le dimissioni fossero accolte) di poche ore con cui ciò è avvenuto. Ed è avvenuto non solo fra gli applausi corali del Governo,alla cui riunione, peraltro, Fitto non è intervenuto, ma anche con il riconoscimento esplicito da parte di Berlusconi delle qualità di uomo di governo del Ministro Fitto. Naturalmente la conferma della fiducia di Berlusconi nel suo Ministro non può evitare che sulla sconfitta delle regionali si discuta, e molto, nelle sedi politiche appropriate, cioè negli organismi dirigenti e nelle assemblee di partito . Era sbagliato invece iniziarne a discutere sulla testa di Fitto che in verità si è speso nella campagna elettorale come forse non aveva fatto neppure nella sua campagna elettorale, quella del 2005, girando la Puglia e soprattuto il barese palmo a palmo e non solo perchè ha voluto pagare un tributo di affetto e di solidarietà a Rocco Palese, ma perchè ha avvertito giustamente su di sè la responsabilità del leader, quella che invece non ci pare abbiano avvertito altri, su cui pure incombe la corresponsabilità della scelta, ampiamente condivisa, del candidato e forse anche la strategia della campagna elettorale. Sia chiaro, quella di Palese, a nostro avviso, era non l’unica scelta possibile, ma era la scelta migliore e quella più corrispondente agli interessi della Puglia. Certo, con il senno di poi, si può discettare sul fatto che Palese fosse poco “comunicativo” o non “bucasse il video”, come si suol dire (ma contro Vendola e le sue doti di affubalatore chi avrebbe potuto far meglio? il giudice D’ambruoso o la stessa Poli Bortone? andiamo……), ma resta, quella di Palese, la scelta migliore, e condivisa da tutti, visto che tutta la classe dirigente del partito pugliese (e chi altri doveva compiere la scelta?) l’ha scelto e indicato ai vertici nazionali del partito. D’altra parte non si deve ignorare che il partito del Popolo della Libertà si è confermato il primo partito di Puglia ed ha conquistato 20 dei 26 consiglieri regionali della coalizione di centro destra (sugli altri sei e sull’origine dei voti attribuiti alle due liste che li hanno espressi preferiamo far scendere il velo del silenzio, anche per non dover parlare di un neo macchiettista “provinciale” della politica che anche in queste ore, sulla pelle del povero Palese e fingendo di solidarizare con Fitto, rivendica, per sè e per i suoi bravi di manzoniana memoria, ruoli e poteri senza meriti e consensi). Non è stato sufficiente questo indiscusso primato per vincere perchè, come ha sostenuto qualcuno con il senno di poi, la coalizione non era “completa”. Ecco il punto. Di chi è la colpa se la coalizione non era completa? Di Fitto? Andiamo, Fitto si è speso in tutti i modi per ottenere che l’UDC, come in Campania, in Calabria e nel Lazio, stringesse alleanza con il centrodestra. Ma Casini non ha voluto essere della partita, prima stringendo i noti accordi con D’Alema e poi nascondendosi dietro la Poli Bortone la cui candidatura era ed è stata solo di bandiera ed utilizzata cinicamente, non dalla ormai irriflessiva Poli Bortone, ma proprio da Casini, contro il quale ora anche la stessa Poli, ormai alle corde sul piano morale e politico, lancia accuse di “voto disgiunto”. La verità è che la Puglia è stata scientemente usata dal partito degli assessori e degli affaristi per tenere in piedi una manovra che guarda lontano, guarda al 2013 e alle future elezioni politiche. Naturalmente tutto ciò non esime comunque il Popolo della Libertà dall’obbligo di aprire una seria e approfondita riflessione sul voto delle regionali, sulle sue conseguenze e, diciamolo con franchezza, sulla necessità di una rivisitazione politica e organizzativa che restituisca fiato e concretezza alla sua presenza sul territorio, anzi la ricostruisca, sottraendo spazio e terreno ad avventurieri vecchi e nuovi, che sulle falle del PDL, che ci sono e sono vistose, tentano di inserirsi per costruire inedite lobby di potere neppure suffragate dal consenso popolare. g.