Se ne andrà davvero Fini dal PDL, seguito da un manipolo di volontari della “bella morte”? C’è chi, come i direttori del Giornale, Feltri, e di Libero, Belpietro,  non nascondono nè la certezza dell’avvenimento, nè la gioia che si verifichi; ci sono invece i dubbiosi, quelli che  invece scommettono che alla fine Fini rimarrà e i volontari della “bella morte”, non quella vera, quella che toccò a ben altri Volontari nelle “radiose giornate” di un altro Aprile, quello del 1945, non saranno costretti all’estremo “sacrificio”  (perdere la medaglietta e il relativo lauto stipendio) per un capo cui  la sorte, solo la sorte,  ha assegnato un ruolo ben al di sopra delle sue capacità. Sia come sia, che Fini se ne vada, o che Fini rimanga, la spaccatura,  e i guasti che essa ha provocato e ancor più potrà provocare nel futuro, rimane tutta. Del resto l’ennesimo scontro che si è consumato nelle ultime ore tra Berlusconi e Fini è la conseguenza di mesi di polemiche più o meno note fra i due co-fondatori del PDL, con un Fini sempre più corrucciato nel ruolo di comparsa che egli stesso si è ritagliato, sia pure nella dorata posizione di terza carica dello Stato, che, è bene ricordarlo,  mai nessuno gli avrebbe pronosticato pochi anni addietro. Corrucciato e sempre più preoccupato che gli eventi lo superino e lo restituiscano nelle nebbie della sua Bologna, nonostante la “superiorità” di cui si sente investito rispetto a tutti e sopratutto rispetto a quel Berlusconi, “eterno fanciullo”, lui che è invece un “precoce vecchio” secondo la definizione che ne ha dato Alessandro Meluzzo, psicoterapeuta che sui due ha condotto uno specifico studio approfondito. Le prossime ore e i prossimi giorni diranno cosa accadrà davvero ma una cosa è certa: Fini ha perso una buona occasione per prendere atto che la sua “fuga” alle elezioni regionali dello scorso marzo non ha provocato la sconfitta del centro destra, anzi il centrodestra, comunque configurato, ha vinto un duro scontro contro i suoi avversari e in primo luogo Berlusconi ha raccolto il premio della vittoria non solo perchè vincitore ma perchè caparbiamente convinto delle sue ragioni. Questo successo,  tanto più significativo quanto più da tanti considerato impossibile,  ha messo il centro destra italiano, per la prima volta nel dopoguerra, nelle condizioni di modificare strutturalmente il Paese, di promuoverne in maniera sostanziale il rinnovamento, di dotarlo di strumenti istituzionali al passo con i tempi, di porre fine alla egemonia culturale della sinistra che ha occupato ogni spazio della società italiana, corrodendola come un cancro e sfinendola. E’ questa la grande sfida che attende il centro destra nell’immediato, non coglierla sarebbe non solo un errore, sarebbe un delitto, tanto più se a ciò dovessero costringerlo non le opposizioni ma le miserabili mene personali dell’on. Fini che a  vorrebbe anteporle agli interessi nazionali. Per questo, se Fini se ne va….buon viaggio. g.