IL DIRITTO AL “MUGUGNO” DEL “CAMALLO” FINI
Pubblicato il 21 aprile, 2010 in Politica | Nessun commento »
“Chiederemo a Berlusconi che ci conceda il diritto al dissenso, altrimenti questo sarebbe il partito del predellino”. Così, stando alle cronache giornalistiche, avrebbe argomentato l’on. Fini, ieri, alla riunione dei “finiani”. Proprio così, i “finiani”, come un tempo si diceva i ” morotei”, i “demitiani”, i “fanfaniani”, i “craxiani”, etc. etc. Insomma la prima repubblica è morta ma quanto al lessico…viva la prima repubblica con Fini che ne rinverdisce i riti e i metodi. I metodi, appunto. Fini, cofondatore del PDL, come si affannava a sottolineare il ministro Ronchi l’altra sera da Vespa, ha chiamato presso di sè “gli amici” (non i camerati, per carità) per fondare la “sua” corrente all’interno di quello stesso partito di cui egli sarebbe stato il “cofondatore”.Intanto, non più un altro partito, come i più esagitati dei “finiani” avevano chiaramente minacciato, anche in TV, per bocca, pardon, per lingua di Bocchino e di Urso, neppure più gruppi autonomi alla Camera e al Senato, come aveva minacciato lo stesso Fini nel corso del burrascoso colloquio di giovedì scorso con Berlusconi, ma solo una corrente, a cui avrebbero aderito circa 50 parlamentari ex AN, cioè un terzo dei 140 parlamentari eletti in virtù del famoso 70/30 tra ex F.I. ex A.N. nel 2008. Pochini, in verità, anche se in numero sufficiente sulla carta per mettere alle corde il governo e la maggioranza, sulla carta…perchè a passare dalla carta alla penna ce ne vorrà e allora si vedrebbe che in verità ben pochi di quei cinquanta, che hanno sottoscritto un documento, “confuso ed annacquato”, più per non dispiacere troppo il povero Fini che per predisposizione al suicidio politico, sarebbero disponibili ad andare oltre, cioè a seguire Fini nè nella formazione di gruppi autonomi in Parlamento, nè tanto meno ad una scissione per andare incontro all’ignoto. Insomma un bel pasticcio quello in cui si è ficcato Fini il quale dopo aver tanto tuonato, alla fine, dopo aver aver ricordato con Ezra Paund (dedicandolo evidentemente a se stesso) che “chi non sa combattere per le sue idee, o non vale niente lui, o non valgono nulla le sue idee”, ha chiesto a Berlusconi di concedere….il diritto al dissenso. Se non l’avessero riportato tutti, ma proprio tutti i giornali, di ogni tendenza, non ci avremmno creduto. Insomma, l’on. Fini sarebbe montato su tutte le furie, avrebbe fatto aggredire in TV da parte di Bocchino e Urso il suo vicepresidente della Camera on. Lupi, si sarebbe messo a telefonare, lui che sembra un Budda che cammina, altero e algido, ai parlamentari ex AN per indurli a seguirlo, lui che così facendo ha indotto altri 75 parlamentari ex AN a prendere formalmente le distanze da lui, lui che da due anni a questa parte non fa altro che dissentire da Berlusconi, raccogliendo, manco a dirlo, elogi ed applausi a sinistra e all’estrema sinistra, lui che dinanzi alle preannunciate farneticanti dicharazioni di tal Spatuzza, assassino reo confesso anche dello sciogliento nell’acido di un bambino, non si è risparmiato un “fuori onda” a dir poco squallido, lui che ogni giorno che Dio manda sulla terra non ci risparmia il suo eloquio vaniloquente su tutto e il contrario di tutto, lui vorrebbe far credere, ma solo dopo aver constatato di aver imboccato una strada senza uscite , vorrebbe far credere che (quasi) tutto si aggiusta purchè Berlusconi gli riconosca il diritto a parlare, anzi al dissenso? Ma via. Sarebbe bastato ricordare a Berlusconi un eclatante precedente storico-politico. Mussolini, che era Mussolini, vigente il reazionario divieto di sciopero, concesse ai “camalli” del porto di Genova, storica compagnia di lavoratori portuali ora estinta, il “diritto al mugugno”. Vuoi che Berlusconi, richiamatogli tanto precedente, e per il “piacere” di essere “accostato” a Mussolini, non lo avrebbe concesso immediatamente a Fini? Sicuramente,e così Fini, se fosse vera la storiella del “diritto al dissenso”, e non lo è, si sarebbe risparmiata l’ennesima giravolta che è la sua specialità e per la quale rischia di essere ricordato, più che per le presunte doti politiche e di statista (attributegli dal solito Ronchi) che anche in questa occasione hanno avuto difficoltà ad emergere. Ma il meglio, ne siamo certi, lo vedremo nelle prossime ore. g.