Ricorre oggi il 25 aprile, anniversario della fine della guerra civile che per 20 mesi, tra il 1943 e il 1945, insanguinò il nostro Paese, sacrificando migliaia di govani vite, dell’una e dell’altra parte. Molti non caddero sul campo di battaglia, molti furono vittime della ferocia  e delle reciproche vendette che le guerre fratricide provocano più che le guerre tra nemici. Durante gli anni che sono trascorsi da allora, ormai 65, sono state pubblicate le lettere toccanti e commoventi che le vittime di tanta fratricida ferocia scrissero nell’immediata vigilia della morte. Desideriamo pubblicarne due, una di un Caduto delle formazioni partigiane  e una di un Caduto della RSI, perchè testimoniano che entrambi caddero avendo sulle labbra e nel cuore il nome d’Italia e perchè riteniamo, così,  di celebrare la ricorrenza non rievocando le ragioni dell’odio ma auspicando le ragioni della riconciliazione nazionale.

GUIDO MARI di Milano , soldato  della RSI

è studente universitario quando nel ‘44 viene chiamato alle armi. nella RSI. Nell’aprile del ‘45 si trova col suo reparto a Milano. Il giorno 25 fa parte della colonna che a Nerviano viene bloccata dai partigiani. Vengono tutti portati  davanti a un tribunale del popolo e  tutti sono condannati a morte. Portati davanti alle mura del cimitero, una folla vi si raccoglie ed osserva i condannati che si confessano serenamente dal parroco del luogo accorso in fretta. Dopo la confessione, i condannati consegnano al sacerdote oggetti personali e affidano i saluti per le loro famiglie. Guido Mari, che è un semplice soldato e non ufficiale, non trova grazia. La sua straordinaria fedeltà gli è costata la vita.

Al sacerdote che l’ha assistito ha consegnato questa lettera:

Miei cari,

muoio senza rimpianti, perché so di avere la coscienza pulita e so di avere compiuto il mio dovere verso la Patria.

Mai come ora sento di amarvi e vi sento vicini. Non piangete troppo su di me e ricordatemi sempre nelle vostre preghiere.

So di aver sempre fatto il mio dovere di figlio e di avervi sempre amato con tutto me stesso, anche se forse non ve l’ho saputo sempre dimostrare.

Perdonatemi se qualche dolore vi ho dato. Iddio vi protegga e vi dia la forza di sopportare questo grande dolore.

Che il mio sangue frutti almeno qualcosa di buono per l’Italia che tanto ho amato Vi abbraccio e vi bacio forte forte.

Viva l’Italia.

Guido

ACHILLE BARILATTI  di Gilberto della Valle, partigiano del CVL

Di anni 22 – studente in scienze economiche e commerciali – nato a Macerata il 16 settembre 1921 -. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l’8 settembre 1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi si vanno organizzando formazioni partigiane – dal Gruppo ” Patrioti Nicolò ” è designato comandante del distaccamento di Montalto -. Catturato all’alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti nella zona di Montalto – mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista -. Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo I944, contro la cinta del cimitero di Muccía.  Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Mamma adorata,

quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l’Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni.

Addio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l’Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo nella gloria celeste.

Viva l’Italia libera!

Achille