I conservatori dell’ex premier Viktor Orban vincono le elezioni in Ungheria e conquistano due terzi del Parlamento. Il partito Fidesz (giovani democratici) segna così un record senza precedenti nella storia del Paese dal 1989: «È una rivoluzione democratica, abbiamo rovesciato un regime», ha esultato Orban, che torna al potere dopo otto anni di governi socialisti fallimentari. Al primo turno dell’11 aprile il partito aveva ottenuto il 52,7%, un record assoluto, e col secondo turno ottiene 263 seggi su 386 .

Orban, leader carismatico , è stato già primo ministro fra il 1998 e il 2002 e ora, con un consenso di queste proporzioni, potrà realizzare quelle grandi riforme promesse in campagna elettorale: modifica delle leggi sulla radiotelevisione, sulla doppia cittadinanza (estensione del diritto di voto ai tre milioni di ungheresi oltrefrontiera), e riforma della pubblica amministrazione, con taglio del numero dei deputati e dei consiglieri regionali e comunali. Inoltre, il premier neo eletto potrà designare un nuovo capo dello Stato, quando a luglio scadrà il mandato dell’attuale presidente della Repubblica, Laszlo Solyom.

…….Nell’ottobre del 2006 ricorreva il cinquantenario della Rivoluzione di Budapest del 1956 , durante la quale migliaia e migliaia di giovani, sopratutto di giovani, sacrificarono la loro giovinezza per rivendicare libertà e democrazia. Al governo ungherese, nel 2006,  c’erano i socialisti, cioè gli eredi camuffati di coloro che avevano contribuito a soffocare nel sangue nel 1956  la rivolta contro i sovietici i cui carri armati invasero Budapest e la piegarono dopo giorni di strenua resistenza alla resa che tra l’altro costò la vita al primo ministro Imre Nagy, riabilitato dopo il 1989 e la rivoluzione di velluto che precedette di poco la caduta del muro di Berlino.  Proprio gli ex comunisti gestirono le manifestazioni di rievocazione di quella straordinaria pagina di libertà. Chi, come chi scrive, era in quei giorni a Budapest, avvertiva chiaramente la falsità delle manifestazioni oerganizzate dal regime, con il Parlamento, intorno al quale iniziò la rivolta, interdetto a chiunque avesse voluto andarvi a deporre fiori sulla lapide (nella foto)  che ricorda il sacrificio degli studenti ungheresi e sostare dinanzi alla fiaccola che arde  perennemente per testimonaire la riconoscenza del popolo magiaro verso gli Eroi del 1956. Nel giorno della rivolta , il 26 ottobre,   il regime costrinse  il partito conservatore ed il suo leader, Vihtor ORBAN,  a relegare la controcelebrazione della ricorrenza in una piazza angusta, letteralmente circondata dalla polizia in assetto di guerra. Chi scrive, dinanzi a quello spettacolo, si chiedeva, senza potersi dare risposta,  come aveva potuto il popolo magiaro riaffidarsi agli eredi, neppure pentiti, di chi li aveva costretti alla schiavitù sovietica. Quattro anni dopo ci ha pensato lo stesso popolo d’Ungheria a rispondere  con un voto plebiscitario che  haa riportato i conservatori, anzi, gli anticomunisti al governo nazionale. Non ne possiamo essere più felici. g.