5 giugno 1814 – 5 giugno 2010

I carabinieri,  da sempre tanto cari agli italiani,  festeggiano quest”anno il 196° anno della fondazione dell’Arma.  Nati come corpo d’elitè di fanteria leggera,  i Carabinieri non hanno mai perso il loro fascino, il marchio di nobiltà e di rigore che traspare dalla loro divisa.

Per rendere onore all’Arma tanto amata dagli italiani che in essa individuano il principale baluardo della libertà e dell’ordine,   pubblichiamo l’editoriale di Mario Sechi, direttore de IL TEMPO.

Carabinieri in alta uniforme Domanda: «Sechi, cosa c’è in un paese?». Risposta: «Il Comune, il prete e la stazione dei carabinieri». Non era la domanda della maestra alla scuola elementare, ma il passaggio di una riunione di lavoro di qualche anno fa con un mio editore. Si discuteva di strategia editoriale e i carabinieri fecero la loro comparsa per significare una cosa semplice: per stare nel territorio occorrono radici salde. E l’Arma le ha, tanto da essere parte del nostro immaginario collettivo, patrimonio della storia di un Paese. Mentre ci avviciniamo alla celebrazione dei 150 anni della nostra unità, dobbiamo ricordare che carabinieri sono istituzione ancor più veneranda. Il Corpo dei Reali Carabinieri fu istituito con un regio decreto il 13 luglio 1814 (il Regno d’Italia nacque nel 1861) e sono arrivati fino ai nostri tempi attraversando tutta la storia del Paese. Nati come corpo d’elitè di fanteria leggera, non hanno mai perso il loro fascino, il marchio di nobiltà e rigore che traspare dalla loro divisa. Uniforme nera, giacca con quattro bottoni argentati, berretto con la granata sormontata da una fiamma con tredici punte, Sam Browne (il cinturone a spallaccio) e pistola nella fondina.


Alzi la mano chi da bambino non si è fermato incantato. Non ho alcuna intenzione di essere o apparire retorico, ma in questi tempi di grande incertezza, in uno scenario globale difficile che tende a lacerare le identità nazionali, a disperderle, annacquarle o, peggio, addirittura minarle, i Carabinieri sono un punto fermo al quale guardare con fiducia. Gli italiani che credono ancora nelle possibilità di ripresa e riscatto della nazione, ripongono nell’Arma l’idea primaria, necessaria, irrinunciabile della sicurezza, dell’ordine, dello Stato che esiste e funziona. Qualsiasi sondaggio li vede in testa alla fiducia dei cittadini. Perchè i Carabinieri sono la casa comune della maggioranza degli italiani che non intende più essere quel «volgo disperso che nome non ha».


Proprio per questo, il nostro Paese deve guardare con attenzione all’Arma e dotarla di risorse per continuare la sua opera in patria e all’estero. L’Italia dal 2000 al 2009 secondo l’ultimo rapporto del Sipri di Stoccolma ha tagliato le spese militari del 13,3%, è il record negativo tra i Paesi che aspirano a contare nello scenario internazionale. Si può fare meglio, tagliando dove ci sono sprechi, migliorando la qualità della spesa. Ma lasciando alla Difesa – e all’Arma – le risorse per fare bene il proprio mestiere. Quale? I Carabinieri difendono la Patria. Missione di cui spesso si tende a dimenticare il senso. A questo aggiungerei che difendono anche la libertà degli oppressi, aiutano i popoli a ritrovare la pace e la democrazia. La loro efficacia nelle missioni di peacekeeping all’estero è eccezionale. Il generale americano David Petraeus qualche anno fa mi disse: «Addestrarsi con un carabiniere è come giocare a basket con Michael Jordan». Indimenticabile frase da tre punti per chi «è nei secoli fedele». Per questo l’Arma si ama. Mario Sechi.