Gli studenti impegnati  quest’anno negli esami di maturità, per la prova d’italiano hanno potuto scegliere fra tre diverse tracce; una di queste era di natura storica e riguardava le Foibe, le fosse carsiche nelle quali i comunisti titini, alla fine della  seconda guerra mondiale, gettarono i copri, talvolta ancora vivi, di migliaia di italiani, forse trecentomila, forse molti di più, in una sconvolgente e sanguinosa “pulizia” etnica a cui non furono estranee motivazioni politiche e vendette personali. Delle foibe per quasi 50 anni in Italia non se ne parlò, anzi un assordante silenzio, complici gli interessi economici con la vicina Iugoslavia, coprì la  tragedia che aveva sconvolto le terre italiane al confine slavo. Solo le associazioni  irredentiste istriane e dalmate tennero vivi i ricordi e si adoperarono per denunciare ciò che era accaduto nelle loro terre; insieme a loro,  solo l’allora MSI  innalzò la bandiera del ricordo e della denuncia storica. Soltanto dopo 50 anni, finalmente, la verità è venuta alla luce, sopratutto dopo la caduta del Muro di Berlino con il venir meno delle ragioni “politiche” del cinquantennale silenzio, rotto anche dalle più alte Autorità dello Stato Italiano che ha finalmente reso omaggio alle Vittime innocenti di quella tragedia, narrata anche da libri e da un film televisivo che ha avuto come protagonista uno straordinario Leo Gullotta nella parte di un sacerdote che sottrae alla morte un gruppo di bambini istriani. Ma evidentemente aver finalmente fatto luce su quella tragedia non è stato sufficciente,  se appena il 6% degli studenti che quest’anno hanno affrontato la maturità hanno scelto di scrivere un saggio su quella tragedia che pur appartiene alla storia recente e alla Memoria del nostro popolo. Non è la prima volta che ciò accade, non è la prima volta che messe alla prova, le nuove generazioni  mostrino ignoranza, disinteresse, nessun approccio alla Storia, anche quella più recente della nostra Patria.  Diciamo la verità. Tutto ciò è  il frutto di una ben orchestrata strategia messa in campo nella scuola, e ovunque le  generazioni nate nel dopoguerra si siano formate e forgiate, dalla sinistra che ha occupato tutti gli spazi formativi, dalla scuolla alla Università, dal teatro al cinema,  dalla cultura alla letteratura, cosicchè ha potuto infondere nelle nuove generazioni totale, o quasi, assenza del senso dello Stato e della Patria, peggio ancora, assenza del senso di appartenenza. Vi è stato un tempo, non tanto  lontano,  in cui chiunque in Italia professasse amor di Patria era guardato come un marziano, chiunque si levava in piedi allorchè suonava l’Inno nazionale era guardato come uno che stesse commettendo un reato; la sinistra preferiva   cantare bandiera rossa o l’internazionale,  e insegnare ai giovani che l’amor di Patria era una baggianata e che il sol dell’avvenire era….. internazionalista. Certo, ora i tempi sono cambiati. Negli ultimi quindici anni, anche per merito di oggettive ciorcostanze storiche che la stessa sinistra ha dovuto subire, l’amor di Patria è tornato di…moda, suonare l’inno nazionale non è più tabù, cantarlo in pubblico, magari bofochiandone le parole, fa chic, sinanche i calciatori della nazionale, in questi giorni , fanno finta di cantarlo, ma il danno fatto nei quasi 50 anni successivi alla fine della seconda guerra modiale con  lo stradicamento  dalla coscienza dei più dei sentimenti nazionali e con  l’annullamento del Valore Patria quale valore fondante di un Popolo, del nostro Popolo, ha provocato questa dolorosa  non conoscenza  e lo scarso  interesse per la storia recente del nostro Paese, l’Italia, il cui   Popolo, purtroppo, è  ormai privo di Memoria. E quindi, come insegna la Storia, con il rischio di non avere più  futuro.  g.