Il copione è sempre lo stesso. Il presidente Berlusconi stende la mano e difilato Fini, il permanentemente ingrugnito ex capo degli ex fascisti italiani, tira un sasso, anzi organizza una sassaiola.  Anche ieri,  a Berlusconi che si sforzava di sollecitare una maggiore coesione della maggioranza dinanzi agli impegni parlamentari che l’attendono,  precisando che un grande partito può avere al suo interno posizioni diverse, ma dopo si vota e prevalgono le tesi della maggioranza come in ogni consesso democratico,    Fini,  da Israele, dove è in “missione” ufficiale, ha risposto  che “(Berlusconi) fa finta di non capire, il problema è politico e non personale”. Non ci pare proprio che Berlusconi abbia sfiorato questo aspetto del problema che in verità è quello che invece assilla Fini, più di quanto egli non ammetti e non dia a vedere. La verità è che la questione di Fini è solo e decisamente personale e di potere. Specie dopo che Fini si è accorto che l’80% di ciò che fu Alleanza Nazionale lo ha lasciato al suo destino e si è avvenurato da solo nel grande mare del Popolo della Libertà. Che non piace a Fini perchè a differenza di Alleanza Nazionale e prima ancora del MSI non lo riconosce come capo e padrone. Perchè Fini prima nel MSI e poi in Allenaza Nazionale è stato un “capo” e sopratutto un “padrone”  avendo a disposizione i cordoni della borsa, cioè l’uso dei denari del finanziamento pubblico che gli consentiva di fare il bello e il brutto tempo. Specie dopo la morte di Pinuccio Tatarella che lo aveva issato sullo scranno più alto benchè la mente vera dello sdoganamento dei postfascisti era stato proprio Pinuccio Tatarella. Non a caso ieri Berlusconi, nel ribadire che il Popolo della Libertà è il risultato di intuizioni  non solo recenti, ma che affondano le radici  lontane nel tempo, sin dall’inizio  degli anni ‘50, quando in tanti, nel centrodestra, si adoperavano  per ricucire le sue tante anime per crearne una sola, ha richiamato alla memoria di tutti il compianto Pinuccio Tatarella.  Tatarella infatti  negli anni della sua “baresità“  fu sempre  fautore dell’unione del centrodestra, sopratutto nelle elezioni amministrative, quelle nelle quali, allora,  egli più poteva influire; quando ne ebbe l’occasione costruì nel 1994 l’opzione unitaria con il neo partito di Forza Italia e dopo, con la sua associazione Oltre il Polo, perseguì l’obiettivo di allargare la coalizione nata nel 1994 a tutte le forze politiche che si ispiravano al centrodestra. Berlusconi ne ha evocato il ricordo  perchè suoni come monito a chi con la quotidiana azione disgregratrice della forza politica  cui il popolo italiano ha attribuito il forte successo elettorale appena due ann fa, può riuscire a distruggere quella che è stata la grande aspirazione e il traguardo dei moderati del secondo dopoguerra per  sottrarre alla sinistra la egemonia del nostro Paese, per restituire la società italiana alla pienezza democratica e liberale. Fini e i suoi peones, molti dei qual (dalla Bongiorno a Granata) se fossero candidati con sistemi elettorali diversi dall’attuale, non riuscirebbero a farsi eleggere consiglieri comunali neppure a Poggiorsini, si stanno facendo carico, con i loro comportamenti e le loro continue polemiche contro il proprio partito,  di gravi responsabilità, sia  dinanzi al popolo italiano, sia, sopratutto,  dinanzi alle nuove generazioni che, nonostante l’influenza che esercitano su di esse le sinistre nazionali e regionali, ripongono fiducia nel Presidente Berlusconi e nel Popolo della Libertà.