FINI: DA MONTECARLO ALLE DIMISSIONI
Pubblicato il 10 agosto, 2010 in Politica | Nessun commento »
Ricapitoliamo. la contessa Annamaria Colleoni, ultima discendente del condottiero Bartolomeo Colleoni alla sua morte, avvenuta nel 1999, lascia tutit i suoi averi ad Alleanza Nazionale, e per essa, al presidente on. Fini per “la buona battaglia” del partito di cui la contessa era appassionata sostenitrice. Agli eredi legittimi, due nipoti, lascia modesti legati, ma i due, per rispettare le volontà della loro congiunta, non impugnano il testamento, dando prova di grande dignità e rispetto per le volontà della contessa. Tra i beni della contessa c’è un appartamento di circa 70 metri quadri a Montecarlo, a cinque minuti di strada dal Casinò, quindi dal lussurregiante centro storico del Principato su cui ora regna Alberto di Monaco. L’appartamento viene valutato allora, cioè circa 10 anni fa, quando non c’era l’euro, 450 milioni di lire. Passano un pò di anni e nel 2008 l’appartamento viene venduto per 300 mila euro, più o meno 600 milioni di lire, nonostante che l’avvento dell’euro abbia notevolmente fatto schizzare in alto il valore degli immobili, in Italia e, ancor più, a Montecarlo, meta di ricchi, nati e/o diventati. La notizia della vendita però la si apprende solo due anni dopo, una decina di giorni fa, per via di uno scoop gornalistico del Giornale di Vittorio Feltri, i cui inviati si recano a Montecarlo e scoprono che ad abitare nell’appartamento lasciato dalla contessa Colleoni ad Alleanza Nazionale per la “buona battaglia” è il “cognato” dell’ex presidente di Alleanza Nazionale, l’integerrimo presidente della Camera dei Deputati on. Fini il quale, come è noto, uno giorno si e l’altro pure, talvolta due o tre volte al giorno, si affanna a far sapere urbi et orbi che lui, e solo lui, è il guardiano della pubblica moralità e il custode della legalità. La cosa incuriosisce l’inviato di Feltri che si mette in moto e scopre così che la casa della contessa è stata venduta nel 2008, esattamente a luglio del 2008, ad una società off shore, cioè quelle società anonime di cui solitamente si servono i malfattori, costituita a maggio del 2008, cioè appena due mesi prima dell’affare, e che ha sede nei Caraibi, paradiso fiscale per gli evasori. Non solo. Scopre anche il giornalista che la prima società ha venduto ad una seconda, anche questa una società off shore con sede allo stesso indirizzo della prima. E scopre che una terza società si è incaricata di provvedere a ristrutturare l’immobile ma che a presiedere i lavori di ristrutturazioone è stato guarda caso il fratello della compagna di Fini, cioè il cognato di fatto del presidente della Camera che ora lo abita. Si scopro anche che l’appartamento è stato venduto a 300 mila euro, benchè la stima di un appartamento simile a Montecarlo si aggira intorno ai 20-30 mila euro a metro quadrato e si scopre anche che a intervenire nell’atto di stipula del contratto di vendita è stato il sen. Pontone, storico amministratore di Alleanza Nazinale, per delega, è scritto nell’atto notarile pubblicato dal Giornale, del presidente di Alleanza Nazionale on. Fini. Ce n’è abbastanza per chiedere lumi al presidente della Camera, l’integerrimo on. Fini che appena dieci giorni prima aveva fatto mettere in croce dai suoi sgherri di cartapesta, tali Bocchino e Granata, un galantuomo, il sottosegretario Caliendo, reo solo di essere andato a cena con un paio di pensionati che giocavano al “monopoli” degli affari. Vuole sapere il Giornale di Feltri precise notizie: chi è l’acquirente dell’appartamento, perchè l’appartamento è stato venduto a soli 300 mila euro mentre ne vale almeno quattro volte tanto, perchè tanto era stato valutato da un inquilino del palazzo monegasco aveva chiesto – invano - di acquistarlo, e perchè in quell’appartamento ci abita il fratello della compagna di Fini e a quale titolo ci abiti. Tralasciamo alcuni pur interessanti passaggi, primo fra tutti l’esilarantre dichiarazione dei legali del “cognato” di Fini che hanno assicurato che il loro assistito ci abita in fitto pagando più di 1500 euro al mese (neanche a Roma, nel centro storico l’affitto di un appartamento di uguale dimensione costa così poco!). Alle domande del Giornale, Fini oppone per dieci giorni un totale silenzio, salvo qualche battuta circa l’attesa serena delle indagini giudiziarie nel frattempo aperte per effetto di una precisa denuncia depositata presso la Procura di Roma da ex dirigenti di Alleanza Nazionale e salvo la circosotanza che la storia dell’appartamento fa traboccare il vaso delle indiscrezioni sulla famiglia della compagna di Fini che si scopre essere destinataria nel 2009 di milionari contratti con la RAI benchè sino ad allora la “suocera” di Fini, propritaria del 515 della scoietà affidataria dei contratti, abbia solo fatto la casalinga senza capirne un acca di produzioni televesive, alla stessa maniera del figlio, nonchè cognato di Fini e “fittuario” dell’appartamento di Montecarlo per il quale, secondo dichiarazioni sinora non smentite, l’on. Fini aveva preteso da dirigenti Rai in quota AN contratti con la clausola del “minimo garantito”, cioè con pagamento di un quota a prescindere dai risultati. Insomma, tante storie che fanno cadere dalla testa di Fini l’aureola di martire della legalità che si era messa in testa. Alla fine, meno di 48 ore fa, Fini ha dovuto prendere carta e penna, evitando di convocare una conferenza stampa per evitare insidiose e perniciose domande, per fornire le sue spiegazioni sul caso della casa di Montecarlo finita dalla “buona battaglia” di AN a residenza del “cognato”, come risulta da un altro atto notarile che risale a pochi mesi fa nel quale il Tulliani Giancarlo risulta residente a Montecarlo proprio all’indirizzo dell’appartamento (s)venduto da Alleanza Nazionale, circostanza questa che Fini nelle sue spiegazioni in otto punti dichiara di non conoscere, poco curandosi del ridicolo che si tira addosso. Come del resto per tutti gli otto punti della sua “difesa”. Dalla ridicola dichiarazione esecondo cui sarebbe stato il cognato a informarlo di una società che voleva acquistare l’appartamento, alla circostranza per cui a valutare l’appartamento sarebbe stato il sen. Pontone e la sua segretaria particolare elevata, non si sa a quale titolo, quale esperta immobiliarista, alla pari del “cognato”, alla cirocstanza per cui chi si riempie la bocca ogni giorno, e talvolta, lo ricordiamo anche due o tre volte al giorno la bocca di richiami alla legalità, non abbia storto neppure un pochino il naso dinanzi alla vendita di un appartamento a società off shore che per loro stessa natura sono notoriamente sospette e per di più, nel caso specifico, ancor di più , vista la loro residenza caraibica, paradiso non solo di evasione fiscale ma anche, secondo l’OCSE, luighi di riciclaggio di denaro sporco di cui priorio le società off shore sono i migliori veicoli.Nè ha storto il naso Fini dinanzi al prezzo, davvero miserabile, tanto da far scrivere a Feltri che o chi ha condotto l’affare, cioè il cognato, o è uno sciocco, oppure è uno che ha fatto sparire un bel pò di quattrini. Ma il punto che più ha fatto sbellicare dalle risate i lettori di tutti i giornali italiani, è l’ultimo. Lì dove Fini dichiara di aver appreso solo da poco e dalla sua “compagna”, cioè dalla sorella del “cognato”, che costui abitava a Montecarlo, guarda caso nel famoso appartamento della contessa Colleoni. E chiosa, il solito Fini, che la cosa lo ha sorpreso e irritato.Infatti è di tutti i giorni che un “cognato” come il suo sparisca tutto d’un tratto dalla casa in cui ha abitato per anni insieme allo stesso Fini e questi non se ne accorga sino a quando non glielo riferisce, mesi dopo, la sorella, cioè la sua compagna. Insomma spiegazioni quelle di Fini che non solo non spiegano ma infittiscpono il giallo (lo ha scritto il Corriere della Sera) e sopratutto alzano un imbarazzanre sipario su come intende la legalità, quella politica, prima ancora che quella penale e giudiziaria, l’on. Fini, che evidentemente ha tale presunzione di sè che ritiene che tutti gli italiani siano “coglioni” (originario cognome del Colleoni secondo wikipedia), tanto da poterli tranquillamente raggirare. Invece no. Invece si dà il caso che questa squallida storia, per molti versi esilarante e comunque assai istruttiva, abbia scosso le coscienze e provocato una ribellione generale che si è materializzata nella richiesta di dimissioni dalla carica di presidente della Camera, fatta propria dal Giornale di Feltri che ha adato il via ad una raccolta di firme che sin dalle prime ore di ieri ha provocato migliaia e migliaia di adesioni, a cui ci si può unire indirizzandola al seguente indirizzo e.mail:finivia@ilgiornale.it. E’ una buona battaglia. La facciamo nostra.g.