L’obiettivo è ormai chiaro: fargli fare la fine di Craxi. I mandanti sono gli stessi: i signori delle rendite, i veri conservatori, e i loro galoppini: ex/post-comunisti e magistrati, fiancheggiati dalla famosa stampa indipendente pagata dai patti di sindacato. Il tutto benedetto dal Colle.

Per fare il lavoro sporco, hanno ingaggiato, in qualità di falange opplita, un gruppuscolo di traditori saccenti (i traditori servono sempre per uccidere il tiranno),  guidati da un leaderuncolo ambizioso, esperto in incoerenza ed immobili.

Veniamo ai fatti più recenti. Dopo mesi di logoramento, distinguo, attacchi diretti al PdL tacciato persino di fiancheggiare la mafia, i traditori decidono di fare un gruppo autonomo a Camera e Senato. I numeri per governare non ci sono più alla Camera e sono risicati al Senato. La maggioranza ne esce evidentemente (e forse irrimediabilmente) indebolita.

Inizia quindi la fase due. Giorno dopo giorno, il Corriere della Sera, in mano ai sopra menzionati mandanti, sforna editoriali eruditi, scritti dai soliti intellettuali inutili, con l’obiettivo di decantare l’utilità e la necessità di un governo di salute pubblica che spazzi via il Caimano, per il bene del Paese. Di recente poi, sempre sullo stesso quotidiano, è partita una campagna per l’ennesima modifica della legge elettorale: semplice precauzione, se i magistrati non riescono ad incarcerare il novello Cesare e si fosse costretti ad andare alle elezioni anticipate, serve una legge elettorale che rigeneri i mille partiti di qualche anno fa e favorisca la mega coalazione anti-Cav che va da Ferrando a Fini.

Poi, puntuale, è arrivata l’ora delle punte di diamante dei poteri forti, i veri reazionari e conservatori, che hanno la necessità di tutelare le loro rendite e che hanno sempre visto in Berlusconi un pericoloso rivoluzionario guascone. Da qui le bacchettate pre-vacanziere di Montezemolo e le interviste ferragostane di Corrado Passera con i loro sermoni lagnosi e antipolitici, come se vivessero e lavorassero su Marte.

Ma la mazzata finale è arrivata dal Colle. Con una loquacità puntigliosa e leggermente arrogante, il Presidente della Repubblica è intervenuto più volte nella calura ferragostana. L’apice l’ha però toccato dando un’intervista al giornale del suo vecchio partito, lui arbitro neutrale, nel quale ha attaccato chi chiede le elezioni anticipate e ha detto basta agli attacchi al Presidente della Camera. Non si ricorda la stessa veemenza nel difendere il Presidente del Consiglio, anch’egli istituzione mi pare, quando non più di un anno fa, fu persino tacciato di pedofilia. Silenzio assordante, come silente rimane in questi giorni, di fronte agli attacchi alla seconda carica dello Stato, infangata da certa spazzatura giustizialista.

Per non dire poi di ciò che è divenuto ormai prassi normale: il Quirinale è abituato a far sapere già durante l’iter parlamentare, cosa non condivide delle leggi in discussione e come le modificherebbe (ultimo caso: la sacrosanta legge sulle intercettazioni). E cosa dire dei decreti: il caso Eluana è ancora una ferita che non si rimargina. Soprassediamo infine, sull’equivoco comportamento tenuto sul lodo Alfano. Per molto meno fu chiesto l’impeachment di Cossiga (che Dio l’abbia in gloria!).

L’attacco è quindi partito, tutti i burattini e burattinai hanno fatto la loro parte, non resta che la dichiarazione di guerra che puntualmente è arrivata: una coalizione di liberazione nazionale contro il Cav, quella auspicata pochi giorni fa dal tremebondo Bersani.

Attenzione Presidente Berlusconi, questi sono gli eredi, per rimanere ai comitati di liberazione nazionale, della feccia di Piazzale Loreto, hanno persino cambiato i termini della prescrizione per il caso Mills, per riuscire a metterla al gabbio, una volta per tutte.

Questa non è più mero scontro politico, è una questione di sopravvivenza per Lei e di libertà per chi in Lei ha creduto. Ogni mezzo va usato per respingere questo attacco. Altrimenti potrebbe essere troppo tardi, non è più il tempo delle colombe. (da L’Opinione)