Fini, il liberticida

Pare che Gianfranco Fini abbia posto come condizione indispensabile per una eventuale ricucitura del rapporto della sua componente con il Pdl l’immediata conclusione della campagna di stampa che “Il Giornale” e “Libero”, con l’apporto esterno de “Il Tempo”, conducono da mesi contro la sua persona. A stare a quanto scrivono i media che fiancheggiano l’opposizione e per questa ragione sostengono gli amici del Presidente della Camera, il Presidente del Consiglio dovrebbe convocare a Palazzo Grazioli il fratello Paolo ed il direttore de “Il Giornale” Vittorio Feltri, i rappresentanti della famiglia Angelucci ed il direttore di “Libero” Maurizio Belpietro e Domenico Bonifaci ed il direttore de “Il Tempo” Mario Sechi. Ed imporre loro, con le buone o con le cattive, di interrompere immediatamente l’offensiva giornalistica che stanno portando avanti da mesi contro l’ex leader di An e che ha prodotto un incredibile incremento di vendite da parte dei tre quotidiani. “L’Opinione” avrebbe potuto mettersi sulla scia di Feltri, Belpietro e Sechi nel tentativo di raccogliere almeno le briciole di una campagna risultata particolarmente fortunata. Non solo perché condotta con estrema virulenza ma anche perché fondata sulla singolare pretesa di Fini di usare l’autorevolezza istituzionale della terza carica dello stato per non rispondere alle domande sui suoi rapporti con Giancarlo Tulliani Ma questo è un giornale di cultura liberale e garantista. Che per rispettare i propri valori di riferimento ha sempre condotto battaglie sulle idee e mai sulle persone. Così, nel caso Fini, non si è gettato a capofitto negli attacchi personalizzati contro il Presidente della Camera, la sua attuale compagna e l’imbarazzante fratello Giancarlo Tulliani. Ma si è limitato a contestare in termini politici la scelta dell’ex leader di Alleanza Nazionale eletto alla Presidenza della Camera dalla maggioranza di centro destra, di rompere la propria stessa maggioranza impegnata nella difficile azione di contenimento della crisi economica.E di averlo fatto senza nutrire alcuna preoccupazione per gli interessi generali del paese. La decisione di non cavalcare la tigre dello sputtanamento personale e di seguire la strada della semplice critica politica, ha impedito a “L’Opinione” di entrare nel ricco circuito della stampa scandalistica. Ma mette in condizione ora il nostro giornale di avere pieno titolo nel sostenere che la richiesta di Fini al Cavaliere di zittire la stampa che lo avversa in cambio di un parziale rientro nei ranghi costituisce non solo un atto ricattatorio ma un comportamento apertamente e brutalmente liberticida. E’ singolare che chi si è battuto in nome della libertà di stampa contro la cosiddetta “legge bavaglio” pretenda oggi di mettere la museruola a chi lo incalza, ponendogli quesiti scomodi. La libertà di stampa che valeva ed andava difesa allora, non può essere dimenticata e calpestata oggi.  Ed è addirittura scandaloso che la perentoria richiesta di chiudere la bocca ad alcuni giornali venga da un Presidente della Camera evidentemente entrato in uno stato di grande confusione che gli impedisce di riconoscere il confine tra il ruolo di rappresentante delle istituzioni e quello di capo corrente. E’ possibile che nelle prossime settimane la campagna scandalistica contro Fini diventi meno ossessiva. Ma se si esaurisce l’interesse per la casa di Montecarlo o per i favori in Rai a Giancarlo Tulliani, non si esaurisce il problema della assoluta mancanza di principi di democrazia liberale dell’ex leader di An. Per questo è auspicabile che il chiarimento tra Pdl e finiani non sia un compromesso pasticciato ma una chiara distinzione di posizioni, scelte e responsabilità. Magari per continuare a collaborare nel quadro di una maggioranza più articolata. Ma ognuno con la propria identità e, come dovrebbe sollecitare anche il Capo dello Stato così sensibile a questione del genere, senza sfruttare indebitamente la copertura dei ruoli istituzionali!