9 anni fa, l’11 settembre! A nove anni di distanza dall’evento che ha cambiato il mondo, ha cambiato le abitudini e le certezze del mondo occidentale, siamo ancora tutti americani? “Siamo tutti americani”   fu 9 anni fa lo slogan facile e ripetuto per esprimere solidarietà all’America colpita con inaudita violenza e altrettanza freddezza dal terrorismo islamico internazionale. Fu un modo per stringerci, tutti, intorno ad un Popolo che della libertà di tutti ha fatto la sua ragione politica e per la libertà di tutti ha sacrificato la vita di tanti suoi figli: dalla prima alla seconda guerra mondiale, dalla guerra di Corea a quella in Vietnam, sino ad arrivare all’Iraq e all’Afghanistan, è stata l’America, sono stati gli Stati Uniti a pagare il conto più di tutti per la difesa della libertà di tutti. Ma dopo 9 anni cosa rimane di quella solidarietà che allora attraversò il cuore e la mente del mondo occidentale, e di quello europeo in particolare? A prima vista nulla, ma al di là della retorica sembra che quella solidarietà si sia annacquata, se mai vi sia davvero mai stata. Eppure sotto sotto siamo sempre e tutti americani. Lo siamo quando guardiamo all’America come esempio di virtù civili, di rispetto delle regole, di fede nella democrazia. Ma appena si affonda il coltello nel ventre molle della nuda verità ci si accorge che quella solidarietà è solo puro esercizio verbale perchè in verità ciascuno pensa a se stesso e mai che l’America si veda sostenuta nelle sue ragioni e nelle sue battaglie per la civiltà e per la democrazia. L’Europa o meglio ciò che si afferma essere la sua espressione politica, cioè l’Unione Europea, mentre si affanna a condannare la Francia per le sue decisioni in materia di immigrazione, dimentica di difendere le radici cristiane della nostra civiltà; mentre è sempre pronta a condannare chiunque si opponga alla sempre crescente islamizzazione della nostra terra, mai che prenda le difese delle vittime del terrorismo islamico, badate non dell’Islam, ma delle sua espresisone più feroce. E’ di queste ore l’avviso di Obama che vuole Bin Laden, “vivo o morto” che sa tanto di propaganda a buom mercato rispetto alle decisioni dello stesso Obama di ritirarsi dall’Iraq e entro breve tempo anche dall’Afghanista, i luoghi dove il terrorismo più radicale, quello, per intenderci di Bin Laden, attecchisce, si sviluppa, si trasforma in forza bruta da scagliare contro l’Ocicdente, le sue radici, le sue tradizioni. Non non ci sitiamo e per questo oggi, oggi come 9 anni fa, non esitiamo a dirci “americani”. g.