di Giacomo Susca

In un anno le collaborazioni esterne concesse da Regioni ed enti locali sono aumentate del 13,9 per cento con una spesa di 1,39 miliardi di euro. Negli elenchi spuntano anche esperti in “educazione degli adulti” e in cambiamenti climatici

Avanti, c’è posto. Il club delle consulenze, generosamente elargite dagli enti locali, è sempre aperto a nuovi invitati. La casta dei trecentomila «tecnici» lavora, più o meno nell’ombra ma comunque degnamente stipendiata, e munge la vacca tricolore. Finché ce n’è. Tenetevela voi, la crisi.
A scapito di ogni dieta auspicata, promessa e sbandierata (a destra come a sinistra), il carrozzone delle pubbliche amministrazioni si gonfia ogni anno a ritmi poco incoraggianti per i prodighi fan dell’austerity a parole. Ecco perché i numeri raccolti dal ministero della Funzione pubblica guidato da Renato Brunetta, evidenziati da Italia Oggi, suonano perfino beffardi. Nel 2009 il numero di incarichi esterni affidati a vario titolo dalle autonomie sono cresciuti a quota 299.281, con un incremento del 13,9% per cento rispetto all’anno precedente (quand’erano 262mila). La spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche restituisce le proporzioni della cuccagna. Così sono volati via un miliardo e 390 milioni di euro in un anno, anche qui la manica s’è allargata di un buon 10,6% sul totale messo a bilancio nel 2008.
Controindicazioni della trasparenza: i calcoli del dicastero di palazzo Vidoni potrebbero essere addirittura al ribasso, visto che le liste degli incarichi si riferiscono al 60% degli enti locali, quelli che hanno risposto all’appello. Tutte le Regioni e almeno i Comuni più rappresentativi figurano nelle tabelle ministeriali. Regalando numerose sorprese.
LA GEOGRAFIA DEL PRIVILEGIO
Il vizietto di contornarsi di collaboratori e consiglieri, del resto, è tendenza comune da Bolzano a Palermo nonché trasversale agli schieramenti della politica. E, per una volta, il Mezzogiorno appare pure parsimonioso avendo aumentato il ricorso alle consulenze in valore assoluto «solo» del 9,2 per cento, a fronte del +16,8% del Nord e del +13,7 del Centro. Per capirci, nella provincia di Trento si è passati da 8mila a 12mila consulenti nel giro di un anno. Unici casi virtuosi in termini di risparmio sono in Valle d’Aosta, Umbria, Puglia, Molise, Liguria, Sardegna. Lo spesa intanto (come gli sprechi?) esplode in Alto Adige, Calabria ed Emilia Romagna.
UN ESPERTO PER TUTTO
Naturale, allora, cedere alla tentazione di spulciare negli elenchi. Scoprire che il Belpaese, quanto a folklore, non si smentisce mai nemmeno sulla carta intestata dei contratti. Niente paura, sono rapporti di lavoro a termine, obietterà qualcuno dalle poltrone del potere. Ma quant’è bello fare il «precario di lusso» a libro paga dei governi locali… Che a meritare l’incarico sia un vip oppure un oscuro funzionario, infatti, non fa molta differenza. Per esempio, il sindaco Pd di Genova Marta Vincenzi ha scelto l’archistar inglese Richard Burdett per «l’attività di supporto nelle funzioni di indirizzo in materia urbanistica»: quasi 195mila euro per le prestazioni offerte in un anno e mezzo. E il Co.co.co. Nando Dalla Chiesa ha aiutato la Vincenzi per la «promozione della città e dei progetti culturali» con cachet di 140mila euro in un anno. Letizia Moratti, a Milano, verserà 400mila euro in quattro anni e mezzo al garante «per la tutela degli animali». Quasi 100mila in un anno, in vece, a colui che si sta applicando all’«atlante dell’agricoltura milanese». E si è discusso tanto, quest’estate, nei corridoi di Palazzo Marino a proposito del rinnovo del contratto da 60mila euro lordi a Red Ronnie, l’ex dj addetto all’immagine del sindaco Moratti nei video sul web.

Ad Ancona la giunta rossa di Fiorello Gramillano onora di 53mila euro e rotti in due anni la responsabile di «Ancona città d’asilo». Nel capoluogo marchigiano tre mesi di impegno in qualità di «project manager» sui cambiamenti climatici nel tempo valgono un onorario dell’ordine dei 100mila euro. A Napoli, Rosetta Russo Iervolino corrisponde alla curatrice d’arte tedesca, Julia Draganovic, 200mila euro in due anni per svolgere attività di direttore artistico delle mostre temporanee presso il Pan, il Palazzo delle arti partenopeo, secondo i maligni non proprio preso d’assalto dagli appassionati. Sempre a casa di Pulcinella un consulente chiamato a «rappresentare il Comune di Napoli nei rapporti intercorrenti con i competenti organismi nazionali e internazionali» nell’ambito del Forum delle culture, da qui al 2013 incasserà un assegno da 84mila euro. E la Regione Campania, da par suo, foraggia una coppia di consulenti «in materia di educazione degli adulti» per 300mila euro in 5 anni. L’amministrazione Caldoro ha ereditato, tra le altre voci, anche il corposo contratto dell’esperta in cooperazione internazionale: circa 150mila in due anni e mezzo per «l’assistenza tecnica al punto di contatto nazionale del Programma PoMed». In Sicilia il governatore Raffaele Lombardo si è avvalso della «collaborazione specialistica» dei super-tecnici, da 106mila in due, i quali hanno studiato in 11 mesi di mandato il «ciclo teso della filiera dell’ortofrutta» in Trinacria. Solo casi spot, del resto l’elenco è sterminato.
UNA CURA POSSIBILE
Nella giungla insidiosa delle collaborazioni il ministro Brunetta ha già piantato un paletto. A partire dal prossimo anno, tutti gli enti pubblici (università a parte) dovranno attenersi a un tetto di spesa in consulenze e contratti esterni con il limite del 20 per cento del valore «investito» nel 2009. Manovra – stima Italia Oggi – da un miliardo di euro. La toppa giusta alle tasche bucate di certi amministratori?

da Il Giornale del 20 settembre 2010.

.…Non basta! Occorre vietare il ricorso alle consulenze esterne  pecie se prima d non si è  verificata l’eventuale esistenza di analoghe e idonee  professionalità  all’interno dell’Ente. E  comunque tra le figure da vietare sempre e dovunque  c’è quella dei cosiddetti “portavoce” che sono uno scandalo nello scandalo. Alla Provincia di Bari dove “impera” il neosatrapo  Schittulli che uno giorno si e l’altro pure conciona sugli sprechi (degli altri) e piange lacrime (di coccodrillo) sui giovani senza lavoro, lo stesso Schittulli dal giorno dopo la sua elezione ha nominato il suo bravo e personale “portavoce” al prezzo di 68 mila euro all’anno, cioè circa 5.700 euro al mese. Il quale “portavoce” in oltre un anno e mezzo di mandato non ci risulta che  abbia mai aperto bocca, anche perchè il logorroico Schittulli parla sempre e solo lui. Non solo. Il suddetto portavoce, pensionato dello Stato a migliaia di euro al mese,   è oltretutto un quasi settantenne…..E poi Schittulli si dice “il nuovo”….. lui è il vecchio (in tutti i sensi) che avanza…… g.