UNA SENTENZA CHE CI FA PIACERE
Pubblicato il 22 settembre, 2010 in Cronaca, Politica | Nessun commento »
ROMA - «Il fatto non sussiste». Con questa formula inequivocabile oggi il gup di Roma, Marina Finiti, ha assolto Vittorio Emanuele di Savoia e gli altri cinque imputati nel processo per il cosiddetto ‘Savoiagate’, l’indagine sui nulla osta legati ai videopoker avviata nel 2006 dal pm di Potenza Henry John Woodcock e poi passata a Roma per competenza.
Secondo l’accusa, a partire dal 2004, i sei avevano messo in piedi una associazione per delinquere «impegnata nel settore del gioco d’azzardo fuori legge, attiva nel mercato illegale dei nulla osta per videopoker procurati e rilasciati dai Monopoli di Stato attraverso il sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso». Oggi il gup ha assolto tutti gli imputati. Oltre a Vittorio Emanuele, Rocco Migliardi, Nunzio Laganà, suo stretto collaboratore, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca. da La Gazzetta del Mezzogiorno – 22 settembre 2010 ….Ci fa piacere non per il personaggio, Vittorio Emanuele, che francamente non riscuote la nostra simpatia, ma perchè immanginare l’ultimo erede della Famiglia a cui, nel bene e nel male, dobbiamo gran parte dei meriti per l’unità italiana, coivolto in così spregevoli fatti di malaffare ci amareggiò. Ancor più saremmo stati amareggiati se la sentenza fosse stata di diverso tenore proprio in concomitanza con i festeggiamenti per il 150° dell’Unità che, lo ripetiamo, si realizzò sopratutto, grazie e intorno a Casa Savoia. Celebrare l’unità nazionale con un Savoia che dopo la galera fosse stato condannato sarebbe stato grave, peggio che doverci sorbire il suo “successore” far da valletto ai pupi e alle gabrielle facendo a botte con sintassi, grammatica e congiuntivi Detto ciò, ci domandiamo che cosa capiterà all’ineffabile pubblico ministero che evidentemente sulla scorta di nulla che fosse uno straccio di prova, dispose l’arresto di Vittorio Emanuele, il suo trascinamento per un migliaio di chilometri a bordo di un’auto poco più che utilitaria sino al carcere di Potenza, il suo mantenimento in quel carcere come un qualsiasi delinquente, salvo poi vedere smontare le sue accuse dal GUP che, notoriamente, si esprime sugli atti, gli stessi usati per arerstare Vittorio Emanuele dal signor Woodcock ora trasferito a Napoli, dove, immaginiamo, continua a istruire indagini, tipo quello sulle veline, anch’esso, come quella su Vittorio Emanuele, costruita sul nulla. Pagherà il signor Woodcock come qualsiai altro funzionariuo pubblico che sbagli, per esempio come i medici che litigano in sala parto? L’esperienza ci insegna che il signor Woodcock non pagherà un bel nulla e come sempre in Italia “chi ha dato ha dato…”. g. |