La preoccupazione che in Italia sia in pericolo la democrazia è l’ultima dichiarazione, in ordine di tempo, rilasciata dall’alter ego dell’on. Fini, cioè l’on Bocchino. Poco o niente preoccupato della dimensione stratosferica della sua preoccupazione, Bocchino l’ha rilasciata subito dopo che dall’Isola di Santa Lucia, nei Caraibi, è rimbalzata la notizia che la lettera a firma del ministro della Giustizia di quella repubblica  che individua nel signor Giancarlo Tulliani  il titolare delle società off-shore a cui è stato venduto l’ormai arcinoto appartamento di Montecarlo e quindi  quale vero proprietario dell’appartamento in parola  e’ vera e vera è la firma apposta sul documento pubblicato dapprima su giornali di Santo Domingo e poi ripresi dalla quasi tutta la stampa italiana. Ieri sera Bocchino, ad Anno Zero, condotto da Santoro in versione superantiberlusconiana, in totale assenza di contradditorio ha dichiarato che quel documento è una “patacca” costruita apposta per affondare Fini ed ha indicato l’autore del malaffare in un giornalista che non era presente, non poteva difendersi, e che ha annunciato querela. La storia della patacca è andata di pari passo con l’altra, quella che voleva i servizi segreti, veri eo deviati (secondo l’altro pasaradan finiano cioè Briguglio) coinvolti nell’opera di dossieraggio contro Fini per la storiaccia di Montecarlo. I servizi segreti e la Guardia di Finanza sono intervenuti con formali dichiarazioni di smentita cui si è aggiunto un durissimo comunicato della presidenza del Consiglio che ha definito diffamatorie le accuse di dossieraggio rivolte alle istituzioni dello Stato. Nel frattempo è intervenuta la richiamata dichiarazione del ministro caraibico rilasciata non ai giornali berlusconiani ma al Fatto quotidiano, il giornale di Travaglio che pur relegando la notizia fra le riga del catenaccio e non  nel titolo in prima pagina dedicato all’affair monegasco, l’ha dovuta comunque pubblicare. A questo punto è intervenuto Bocchino con la sua esilarante  preoccupazione per la democrazia italiana che sarebbe in pericolo perchè si mette sotto pressione il presidente della Camera. Non vogliamo entrare qui nel merito della vicenda che tutti ormai conoscono. Ma ci domandaimo: perchè mai l’on. Fini non dovrebbe essere oggetto di approfondimenti giornalistici su questioni che se pure non dovessero investire aspetti penali, di certo investono aspetti etici e comportamentali? Forse che Fini è al di sopra di ogni sospetto o, peggio, al di sopra di ogni domanda? Non è mica l’unico uomo di potere che viene sottoposto alle indagini giornalistiche che non possono essere definiti dossieraggi, specie se supportati da documenti, testimonianze, dichiarazioni che sono da sempre le caratteristiche delle indagini giornalistiche. Che qualche volta colpiscono nel segno e mandano a gambe in aria anche superpotenti. Chi non ricorda, valga lui per tutti, il presidente Nixon. Se non ci fosse stata l’indagine giornalistica di due cronisti del Wasghinton Post, mai si sarebbe saputa la verità sullo scandalo Wotergate che costrinse Nixon alle dimissioni. Nixon, che era l’uomo più potente del mondo, che era stato eletto trionfalmente per la seconda volta presidente della più grande potenza del mondo. Sia chiaro, Fini non è nemmeno il dito mignolo di Nixon e di certo non ha commesso le infrazioni di Nixon ma ci sono dubbi su fatti che come abbiamo ricordato investono aspetti etici sui quali gli italiani hanno il diritto di sapere la verità. O la racconta Fini o la raccontano i giornalisti. Senza che ciò metta in pericolo la nostra democrazia, che non sarebbe in pericolo nemmeno se ci fossero centomila Bocchino in circolazione. g.