Caro Fini, c’è posta per lei. Da almeno un giorno. Una mail importante, che il presidente della Camera dovrebbe usarci la cortesia di leggere attentamente, perché rischia di essere la pistola fumante del caso Montecarlo, la prova che l’appartamento di boulevard Princesse Charlotte che An ereditò da Annamaria Colleoni e poi svendette sia non solo affittato ma addirittura di proprietà di suo cognato Giancarlo Tulliani. Se Fini la leggesse e la interpretasse nell’unico modo possibile dovrebbe dimettersi da presidente della Camera, come nel videomessaggio diffuso sabato 25 settembre ha promesso di fare una volta provato il coinvolgimento diretto del Tullianino nel gioco di incastri societari tra i quali si nasconde la vera proprietà di quell’appartamentino piccolo ma che politicamente ormai è grande come un castello. L’appello vale anche per tutti i collaboratori del presidente della Camera, magari distratto o in altro affaccendato: la mail c’è, basta leggerla. È stata da noi pubblicata ieri in prima pagina e a pagina 9: è vero, è in inglese, ma per comodità abbiamo allegato anche una comoda traduzione in italiano, che replichiamo oggi. La pappa pronta. E se il problema è non darci la soddisfazione di devolverci qualche spicciolo per l’arretrato, la mail è visibile anche sull’Avanti!, il giornale diretto da Valter Lavitola a cui va il merito di aver scovato il documento.
La mail, datata 6 agosto 2010, è quella redatta da James Walfenzao, personaggio chiave dell’affaire Montecarlo, e inviata a Evan Hermiston e Michael Gordon, il primo tra i soci della Corporate Agents St. Lucia Ltd e il secondo avvocato dello stesso studio legale nel quale hanno sede la Printemps e la Timara, le due off-shore di Saint Lucia «usate per acquistare un piccolo appartamento a Montecarlo», come si legge nel testo della comunicazione. Il passaggio saliente della mail è questa frase: «Sembra (in precedenza non era noto) che ci sia un collegamento politico che sta sfociando in un grande scontro/scandalo adesso che Berlusconi e Fini (prima alleati in politica) sono in grande conflitto. La sorella del cliente sembra avere un forte legame con uno dei politici coinvolti». Il cliente sarebbe Giancarlo Tulliani, non certo citato come inconsapevole affittuario, come lui si è sempre descritto.
Non è la prima volta che Gianfranco Fini non risponde di fronte alle evidenze che noi e altri giornali gli scioriniamo davanti agli occhi. Accadde lo stesso quando lui negò che la cucina Scavolini acquistata con la compagna Elisabetta Tulliani in un mobilificio alla periferia di Roma fosse destinata all’appartamento di Montecarlo. Il 28 settembre abbiamo pubblicato una fotografia scattata nell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte con – guarda caso – ben in vista la stessa cucina componibile modello Scenery della Scavolini acquistata dalla coppia. E anche quella volta Fini si guardò bene dal fare due più due.
Naturalmente in casa Fli non potendosi negare il senso della mail se ne nega la veridicità. «Il Giornale della famiglia Berlusconi – scrive Generazione Italia nel suo sito – alla disperata ricerca di una pistola fumante che non c’è, spaccia per Vangelo quanto rivelato su l’Avanti. L’unica verità è che Walter (ma si chiama Valter, ndr) Lavitola è un personaggio squalificato, un attore da B movie, un individuo da prendere con le molle piuttosto che dipingerlo come il teste chiave, la gola profonda che tutto sa e che incastra il pezzo grosso». Secondo i finiani del web le vere domande da fare a Lavitola sarebbero: «Perché, con quali soldi e per conto di chi Lavitola ha scorazzato (con una “r” sola, ndr) tra centro e sud America su jet privati (tra un festino e l’altro… Si trattava bene) alla ricerca di qualche notizia su Giancarlo Tulliani? Per aumentare le copie dell’Avanti? Ci viene da ridere. Ma soprattutto, vogliamo sapere quanto è costato il suo scoop. Vogliamo la cifra esatta». Naturalmente, anche se non viene citato esplicitamente, il riferimento è al presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Quanto a Lavitola, conferma la genuinità della mail: «La mail era allegata a un verbale dell’autorità giudiziaria di Santa Lucia, che l’aveva acquisita mediante attività di intercettazione nell’ambito dell’investigazione».

IL GIORNALE – 3 OTTOBRE 2010