MARONI: tre settimane per capire se il Govenro può andare avanti, altrimenti al voto
Pubblicato il 3 ottobre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Il Corriere della Sera di questa mattina pubblica una lunga intervista al Ministro dell’interno Roberto Maroni. Nell’intervista, Maroni, con estrema schiettezza, dà tempo tre settimane per verificare se il Governo può andare avanti, altrimenti, dice Maroni, si deve andare al voto. Con Maroni si è dichiarato d’accordo il ministro Larussa. E noi siamo d’accordo con entrambi. La doppiezza dei finiani e di Fini (a proposito quando si dimette costui visto che la casa di Montecarlo è del cognatino?) è ormai acquisita (pubblichiamo a parte una sferzante analisi in proposito del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti), per cui non è il caso di consentire loro, che parlano il linguaggio della peggiore sinistra antiberlusconiana, di raggiungere l’obiettivo che il loro rancorso capo si è posto: logorare il governo e Berlusconi, e intanto avere il tempo di organizzarsi sul territorio. Sebbene è pur vero che i loro sforzi non li porterà da nessuna parte e il destino che loro auguriamo è di finire come Bertinotti e compagni, non è comunque il caso di agevolarli nei loro fini i cui danni finirebbero sulle spalle del Paese e del centrodestra di cui i finiani ormai da tempo non fanno più parte, in tutti i sensi. g.
L’INTERVISTA AL MINISTRO MARONI
«Ci diamo tre settimane di tempo per vedere se questa maggioranza ha avvero la forza di sostenere l’azione del governo. Se così non è, meglio staccare la spina subito».
Non arretra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e con lui tutta la Lega. Anzi, rilancia il programma di governo e detta condizioni chiare sulla tenuta dell’esecutivo.
Dunque si vota a marzo?
«Noi avremmo preferito farlo subito e l’abbiamo detto a Berlusconi. Andiamo alle urne a novembre, vinciamo e da dicembre siamo molto più forti, pronti a fare le riforme».
E invece?
«Il presidente del Consiglio ha voluto testare la maggioranza e noi abbiamo deciso di sostenerlo lealmente, ma è difficile che così possa durare».
Non si fida dell’appoggio dei finiani?
«Non è una questione di fiducia. Il vero problema è che se si dovrà trattare su ogni cosa, mediare, stare attenti agli equilibri, rischiamo di fare la fine del governo Prodi che era sospeso su ogni votazione. Un incubo per noi e per gli italiani, che non è accettabile».
Perché concedete tre settimane?
«Entro quel termine devono essere nominati i nuovi presidenti delle commissioni parlamentari e quello sarà il primo vero banco di prova. In quella sede potremo misurare la lealtà del gruppo di “Futuro e Libertà“. E capiremo pure, se si formerà davvero un nuovo partito, in che modo hanno intenzione di restare all’interno della maggioranza».
Intanto i ministri di Fli sono rimasti nel governo.
«Ho grande stima di tutti i colleghi di governo e non vorrei mai che prevalesse il metodo doroteo dello “sto dentro però sono pronto a uscire, denuncio però rimango”. Se fosse così sarebbe più serio comportarsi come fece Fausto Bertinotti che, contrario alla linea del governo, lo fece cadere».
Con l’apertura della crisi il presidente della Repubblica potrebbe anche esplorare l’ipotesi di un governo tecnico per la riforma elettorale.
«È un’ipotesi che non esiste visto che al Senato abbiamo la maggioranza anche senza Fli».
Se ne potrebbe creare una cosiddetta di larghe intese.
«Per favore, parliamo di cose serie. Sorrido all’idea di vedere insieme Bocchino, Bersani, Casini e Di Pietro. Però faccio loro i miei auguri, pur sapendo che durerebbero mezza giornata».
Nel centrosinistra dicono la stessa cosa di voi, dopo che Fini ha accusato il presidente del Consiglio di aver compiuto attività di dossieraggio e ha parlato di infamie contro la sua famiglia.
«Proprio per questo motivo noi non eravamo favorevoli a tenere insieme la maggioranza. La nostra azione ha bisogno di un mandato forte. Finora abbiamo avuto successo perché abbiamo mostrato decisione e caparbietà. Così rischiamo di mostrarci deboli anche nel contrasto alla criminalità e non possiamo consentircelo».
Non ritiene altrettanto grave accusare i magistrati di essere un’associazione per delinquere come ha fatto il presidente Berlusconi?
«Io credo che come governo dovremmo evitare di continuare a stuzzicare la magistratura annunciando riforme che poi non si fanno e invece procedere. Continuare a parlarne genera solo tensioni. Comunque si tratta di cose che Berlusconi ha già detto riferendosi a quella parte della magistratura che usa la toga per fare lotta politica. Per me conta solo quanto ha sostenuto in Parlamento».
Però tutto questo contribuisce ad alimentare il «clima d’odio» che viene poi denunciato quando ci sono episodi come quelli che hanno coinvolto il direttore di «Libero» Maurizio Belpietro.
«Sul caso specifico non mi pronuncio fino alla fine dell’indagine. Certamente ci sono stati una serie di episodi – penso agli attacchi contro Pietro Ichino e Raffaele Bonanni durante la festa del Pd – e le notizie che abbiamo di possibili infiltrazioni della rete no global nelle prossime manifestazioni sindacali, che provocano grande inquietudine».
Davvero teme altri episodi?
«Il rischio esiste con l’arrivo dell’autunno e i problemi economici che coinvolgono moltissime aziende. Per questo nei prossimi giorni incontrerò i leader sindacali e i rappresentanti delle istituzioni delle Regioni che maggiormente subiscono gli effetti di questa crisi».
C’è anche la polemica, fortissima, con il Vaticano dopo la bestemmia pronunciata da Berlusconi.
«Su questo non commento».
In questo clima di contrapposizione i finiani hanno accusato «i servizi segreti deviati» di aver alimentato la campagna contro il presidente della Camera.
«Da ministro dell’Interno, conoscendo bene i vertici e in particolare il prefetto Gianni De Gennaro, posso garantire sull’operato dell’intelligence. Ma voglio anche essere più chiaro: chi si permette di parlare a sproposito dei nostri Servizi dovrebbe rendersi conto del danno che fa a loro e al Paese. Queste strutture sono affidabili sulla scena internazionale quanto più operano nella riservatezza. Metterle alla berlina significa esporci soprattutto sul fronte dell’antiterrorismo».
Dagli Stati Uniti arrivano allerta precisi su possibili attacchi in Europa. Quanto rischia l’Italia?
«Siamo attrezzati, ma come dimostra quanto accaduto l’anno scorso a Milano quando uno straniero si fece esplodere di fronte alla caserma, il quadro è complicato. Anche per questo dobbiamo lasciare stare i Servizi e la loro attività, tenerli lontani dalle beghe immobiliari».
Sabato scorso, dopo aver visto il videomessaggio del presidente della Camera, avrebbe scommesso sul voto di fiducia di Fli?
«Proprio in quel momento ho capito che avrebbero sostenuto il governo. Mi ha provocato una profonda tristezza vedere Gianfranco Fini costretto ad ammettere che sulla casa di Montecarlo non conosce la verità che aveva promesso di rivelare».
Lei parla di debolezza, però i numeri alla Camera dimostrano che senza il Fli voi non avete la maggioranza.
«Non a caso La Lega voleva votare subito. Le urne forniranno un dato certo su chi ha il consenso».
Berlusconi vuole prima l’intesa sulla giustizia. Anche voi ritenete così urgente approvare uno scudo per il presidente del Consiglio?
«Pensiamo che debba avere la garanzia di poter governare, almeno fino a che lo vogliono gli italiani. Per questo dico: facciamo un “reset” sulle polemiche e decidiamo in tempi rapidi qual è la nostra proposta di riforma della giustizia. Alla Camera i finiani hanno votato la fiducia. Se in tre settimane gettiamo le basi bene, altrimenti la legislatura è finita».
La scorsa settimana lei e il sindaco Moratti vi siete divisi su come affrontare l’emergenza campi nomadi.
«Non vorrei che si enfatizzasse ancora una normale discussione. Io credo soltanto che non si debba dare neanche l’impressione che i milanesi vengano discriminati a favore degli stranieri e per questo ho chiesto al prefetto di trovare una soluzione che possa soddisfare l’esigenza di tutti».
Sarà lei il candidato sindaco di Milano per il centrodestra?
«Ne sarei lusingato, ma visti gli avversari messi in campo dalla sinistra credo che chiunque possa batterli».