ALLA FESTA DEL PDL BERLUSCONI CATERPILLAR
Pubblicato il 4 ottobre, 2010 in Il territorio | Nessun commento »
Il messaggio è chiaro: voglio andare avanti, se altri pensano di fermarmi lo dicano subito, escano allo scoperto. Berlusconi sceglie la chiusura della festa della Libertà, a Milano, per dettare la linea e soprattutto per provare a stanare Fini e i finiani. Per far capire che di sicuro lui non resterà lì a farsi logorare, a farsi cucinare a fuoco lento. Spiega al suo popolo che i pm i soliti pm di sinistra lo vogliono fare fuori anche con interpretazioni ad personam delle leggi. E lo fa proprio mentre la discussione sul lodo Alfano in versione costituzionale, lo scudo giudiziario per il premier, sta per essere incardinato. Premette Silvio: «Andremo avanti, abbiamo il dovere di farlo per cambiare questo Paese. Neppure un passo indietro». Ma. E qui Berlusconi apre un’ampia parentesi. Ma «i giornaloni sono di sinistra». Ma molti «vogliono eliminarmi dalla vita politica, come nel ‘94». Ma lavorano per fantomatici governi tecnici «che porterebbero al comando chi ha perso le elezioni».
Ma, inoltre, «la sinistra chiede dal Parlamento, dai suoi giornali, dalla Rai che è pagata con i soldi di tutti gli italiani che al posto del governo che ha avuto il mandato dagli italiani si crei un governo tecnico che metta insieme le forze che le elezioni le hanno perse». Ma, infine, la sinistra non ha un leader «asseconda gli isterismi di Di Pietro e Vendola e fa l’occhiolino a Casini e Fini». Per mezz’ora elenca tutti i risultati del suo governo. Fatti concreti. Poi sottolinea che, a suo giudizio, ciò che è accaduto quest’estate è addirittura «incomprensibile» con la politica che ha dato di sè un’immagine «scandalosa». Ma è solo l’antipasto, il primo è un bell’attacco ai pm che culmina con la richiesta una commissione d’inchiesta «che indaghi su cosa è accaduto in questi anni», su quel «potere dentro la magistratura che ci tiene sotto scopa». Di qui la necessità di mettere mano alla riforma della giustizia. Prima di arrivarci però il Cavaliere se la prende con quello che definisce il famigerato pm De Pasquale, «lo stesso che disse a Cagliari (presidente dell’Eni nel ‘93, ndr): “non si preoccupi, domani la libero”. Poi se ne andò in vacanza e Cagliari si suicidò». Ebbene De Pasquale ha sostenuto nel processo Mills, ricostruisce Berlusconi, che il reato di corruzione non si verifica nell’atto corruttivo bensì quando i soldi cominciano ad essere spesi: così si è evitata la prescrizione per il Cavaliere. Episodio che serve al premier per affermare che «c’è un macigno, forze che usano la giustizia per eliminare dalla vita politica un protagonista che a loro non va bene, forze che hanno fatto patti con chi sta in politica garantendo protezione».
Il capo del governo sente «il dovere verso gli elettori di andare avanti con la legislatura ed il programma, con la maggioranza ancora più ampia che ha votato la fiducia alla Camera e al Senato». Tutto ciò è propedeutico per mettere nell’angolo i finiani: «Chi ha costituito un diverso gruppo ha garantito la sua lealtà e noi vogliamo credergli – spiega -. Presenteremo provvedimenti in sintonia con il programma, faremo una verifica giorno dopo giorno. Ma se questa lealtà non sarà tradotta in fatti congrui non ci metteremo un minuto per tornare al popolo italiano a chiedere di nuovo la sua fiducia». Silvio si dice sicuro di «avere ancora il 60 per cento dei consensi» e fa ironia sulla sinistra. «Nonostante questo vogliono mandarmi a casa, ma così mi mettono in imbarazzo: io ne ho venti di case, non saprei quale scegliere». Sdrammatizza la valanga di polemiche sui due video rubati e annuncia alla platea «so più di duemila storielle», si ferma un attimo e dalla platea qualcuno grida: «Raccontacene una». E lui: «Non posso raccontarvele, se no Letta si arrabbia. Ma davvero questi sono sorrisi, risate, ti puliscono la testa, sono terapeutici, non può esserci davvero nessuna intenzione cattiva…». Insomma, chi deve capire capisca.
da IL TEMPO – 4 OTTOBRE 2010