Scoop ieri sera a Porta a Porta. Bruno Vespa ha mandato in onda un servizio da Montecarlo nel quale l’inviata di Vespa è entrata nell’appartamento attiguo a quello abitato dal cognato di Fini ed ha intervistato il proprietario, subito dopo ha intervistato il costruttiore edile contattato da Tulliani. Nella ricostruzioe del Giornale ecco la sintesi delle due interviste che non lascia scampo a Fini: la sua comapagna sarebbe stata vista nell’appartamento dirigere i lavori e avrebbe dato le indicazioni al costruttore sui lavori a farsi (a Porta a Porta era presente il fidato Bocchino, palpabile il suo imbarazzo).

di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica

L’ennesima testimonianza poco conforme alle risposte di Gianfranco Fini e dei suoi familiari sull’affaire immobiliare monegasco arriva direttamente dal Principato, e va in onda nel salotto di Bruno Vespa. Le telecamere di Porta a Porta intervistano, a Montecarlo, un inquilino del «Palais Milton», l’edificio al 14 di boulevard Princesse Charlotte dove, al piano terra, abita il «cognato» di Fini, Giancarlo Tulliani. Il suo vicino è Fabrizio Torta, che spiega: «L’appartamento di Tulliani è identico al mio, 60-70 mq». Poi, Torta racconta ciò che ha visto nell’appartamento al rez de chaussée (piano terra), dove fervevano i lavori di ristrutturazione affidati alla ditta «Tecabat» di Rino Terrana. Via-vai di operai. Polvere. Martelli e trapani che addirittura procurano danni alla sua proprietà. E una «bella donna»: «Mesi fa vidi una signora bionda, estremamente appariscente, occuparsi della ristrutturazione. Dai giornali scoprii poi che era la compagna del presidente Fini».
Un riscontro ulteriore alle altre testimonianze che il Giornale aveva raccolto nel Principato nei mesi scorsi. L’altro «compagno di pianerottolo» di casa Tulliani, Giorgio Mereto, per citare un esempio. L’uomo, che a Palais Milton ha un ufficio confinante col terrazzo di quella casa, aveva raccontato di aver visto per le scale sia Fini che una signora bionda, identificata con Elisabetta dopo averne visto la foto su internet.
Il dettaglio della presenza di Elisabetta nella casa mentre il cantiere era in piena attività, se confermato, non è certo di poco conto. Come è noto, il suo compagno Gianfranco Fini ha sempre negato di aver saputo alcunché di quell’appartamento al di fuori della prima compravendita, «procacciata» dal «cognato» Giancarlo Tulliani. E di aver saputo solo tempo dopo, proprio da Elisabetta e con «sorpresa e disappunto», che il giovane Giancarlo ci fosse andato ad abitare. Ma non è tutto. Sempre nella puntata di Porta a Porta andata in onda ieri sera, un altro dei testimoni scovati dal Giornale, il noto costruttore italiano Luciano Garzelli (a cui si era rivolto l’ambasciatore Mistretta quando Tulliani gli aveva chiesto nomi di imprese per ristrutturare la casa) ha confermato il ruolo di Elisabetta: «Anche gli operai sul cantiere la videro più volte mentre assisteva ai lavori». Era lei, a quanto dice il titolare del colosso monegasco delle costruzioni Engeco, che coordinava e seguiva l’andamento dei lavori nell’appartamento occupato – all’insaputa di Fini – dal fratellino: «Mi telefonò parecchie volte, anche se non ci siamo mai conosciuti di persona», aggiunge Garzelli. Telefonate che si sommano a una serie di e-mail di un architetto romano di fiducia della compagna del presidente della Camera, nelle quali il professionista, sempre per conto di Elisabetta, chiedeva di intervenire per eliminare tramezzi e ampliare stanze. Prima ancora di parlare con Porta a Porta, già al Giornale, Garzelli non era stato avaro di dettagli, spiegando che le prime e-mail risalivano al giugno del 2009: via libera al preventivo da parte dell’architetto della Tulliani, tranne le forniture (piastrelle, mobili, la cucina). Che i familiari di Fini hanno voluto portarsi dall’Italia. Dettaglio, come si ricorderà, confermato anche da Davide Russo, ex dipendente del centro arredi Castellucci di Roma, che a questo quotidiano raccontò che Elisabetta si occupò di acquistare gli arredi per «una casa all’estero», e che fu richiesto un trasporto particolare, non solo per i mobili ma anche per materiali da costruzione. Ancora un nuovo tassello che sembra trovare riscontro. Ancora un colpo al «non c’entriamo» dei Tullianos. E se Fini dubita del «cognato», a questo punto dovrebbe dubitare anche di «Ely». O no?