Nel corso dell’audizione da Santoro, il signor Fini in Tulliani, tra le altre banalità, ha afermato che per riforamre la legge elettorale è possibile una maggioranza diversa da quella scaturita dalle urne. E a proposito di una possibile crisi di governo si è affrettato a dire, come i notabili della prima repubblica, che spetta al Capo dello Stato sciogliere le Camere dove aver verificato se esiste o meno un’altra maggioranza  diversa da quella scelta dal corpo elettorale nel 2008.
Non stupisce più di tanto sentire parlare Fini l linguaggio della casta, quella che nei 50 anni della prima repubblica faceva e disfaceva i governi in Parlamento, alla faccia e a dispetto delle indicazioni elettorali, che, nelle democrazie, quelle vere, non quelle alla Montecarlo che orami sono diventate la passione di Fini,   sono le uniche che contano. Nè stupisce sentire Fini tanto accoratamente affidarsi a Napolitano, l’ex esaltatore della repressione sanguinosa della rivolta ungherese, perchè il signor Fini in Tulliani è sempre più “compagno”…. Ma stupisce  che Fini non conosca i limiti al buon senso. A tal riguardo ecco cosa ha rilevato l’on. Calderisi, che proprio non è l’ultimo arrivato in materia costituzionale.
”Ieri Fini ha ribadito che se cade il governo non e’ scontato che si vada alle urne. ‘Tutti sanno – ha detto – che la strada obbligata e’ quella di verificare se c’e’ un’altra maggioranza in Parlamento’. Il problema e’ quale altra maggioranza. Una maggioranza che rimanga comunque ancorata all’espressione della volonta’ popolare oppure qualunque altra maggioranza, frutto di qualsiasi combinazione e sommatoria dei parlamentari, anche quella che mandi all’opposizione i partiti che hanno vinto le elezioni? Se nel primo caso si rimarrebbe nell’ambito di flessibilita’ del sistema parlamentare, nel secondo avremmo invece un governo assembleare. Governo assembleare che pero’ contrasta non solo con il principio della sovranita’ popolare ma anche con i fondamenti del sistema parlamentare”. Lo dichiara Peppino Calderisi, capogruppo Pdl Commissione affari costituzionali. ”In proposito il costituzionalista Augusto Barbera ha recentemente scritto: ”La stessa teoria della centralita’ del Parlamento ha senso solo se collegata alla volonta’ del corpo elettorale, di cui e’ espressione, non alla centralita’ dei gruppi e delle fazioni parlamentari. E’ questo cio’ che distingue un governo parlamentare dai governi assembleari’. La questione di fondo – aggiunge Calderisi – e’ dunque questa: sono compatibili i governi assembleari con la nostra Costituzione ? Con quella scritta, basata sui principi del sistema parlamentare, non sembra proprio.Ma e’ questa la sostanza della decisione che dovra’ assumere il Capo dello Stato, se e quando si verifichera’ una crisi di governo”. ”Per memoria ricordiamo che nel 2008 le liste del centrodestra hanno ottenuto il 47% dei voti validi, le liste dei partiti di opposizione che siedono in Parlamento il 43%. Se si escludono le liste al di sotto della soglia di sbarramento, il centrodestra ha ottenuto il 52 % dei voti dei partiti che siedono in Parlamento, cioe’ piu’ della maggioranza assoluta (il premio di maggioranza e’ stato solo del 3%, un premio che sarebbe scaturito anche con un sistema basato sul d’Hondt)”, conclude il deputato del Pdl.