Mentre il presidente della Camera Gianfranco Fini è a Palermo per l’assemblea dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), il leader di Futuro e libertà Gianfranco Fini è a Palermo per fare campagna elettorale. Del resto, che ci fossero alcuni (piccoli) vantaggi nel vestire contemporaneamente la casacca dell’arbitro e quella da capitano di una delle squadre in campo, c’era da aspettarselo. Per il diretto interessato – regolamento della Camera alla mano – si tratta di elementi trascurabili, innoqui: «Altri presidenti della Camera in tempi recenti hanno svolto un ruolo politico e non credo che ci sia nulla di male se lo faccio anch’io», ha spiegato lui stesso ad Annozero, ma la giornata di ieri ha dato la misura delle conseguenze che avrà sulla vita politica del Paese Gianfry versione «Two face».
Aprendo i lavori della riunione autunnale dell’assemblea dell’Osce, Fini detta l’agenda per la lotta alla criminalità organizzata, schierandosi a fianco di pm e forze di polizia ed esortando il Parlamento a intervenire «per mettere a disposizione le risorse tecniche necessarie alle forze dell’ordine e alla magistratura che devono confrontarsi con la sofisticata tecnologia ormai nelle mani della malavita». L’invito del presidente della Camera arriva nel pieno delle polemiche tra la magistratura e Silvio Berlusconi, dopo il nuovo affondo del premier sulle toghe e con l’accusa della presenza di un’associazione per delinquere tra i magistrati. Il plauso dell’Idv alle parole di Gianfry arriva puntuale, come spesso accade negli ultimi tempi. Parlando davanti ai parlamentari di 56 paesi, Fini sfiora poi un altro argomento caro al presidente del Consiglio, quello delle intercettazioni e dell’informazione. Anche qui il presidente della Camera si schiera apertamente: «La lotta alla criminalità organizzata – spiega – richiede la mobilitazione degli organi d’informazione, presupposto importante per la mobilitazione dell’opinione pubblica che deve passare dalla generica indignazione morale al concreto coraggio civile. Per potere realizzare questi obiettivi occorre rafforzare gli spazi di libertà e di pluralismo della stampa».
Già, il pluralismo. Questione spinosa: da un lato Gianfry accusa i giornali di «infamia» nei confronti suoi e della sua famiglia e chiama la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia per esprimerle solidarietà dopo il presunto «dossier» de Il Giornale (in questi casi la libertà di stampa non viene neanche presa in considerazione), dall’altro dovrà essere proprio lui (il presidente della Camera, chi altrimenti?) a calenderizzare a Montecitorio la mozione – firmata da tutti i deputati Fli – per impegnare il governo ad assicurare il pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo. Strano conflitto (d’interessi?). È nel pomeriggio, comunque, che Fini – tolte le vesti istituzionali – può dare il meglio di sé. Intanto dà la sua santa benedizione al «biscotto» nato nel governo della Regione Sicilia, che ha unito niente popò di meno che Pd, Mpa, Fli, Api e Udc. «Auguro a questa giunta, al di là della sua identità politica, il pieno successo affinché dimostri che sia possibile amministrare in maniera efficiente nel Sud con buona pace di quanti ritengono, anche non apertamente in cuor loro, che non vi siano argomentazioni capaci», spiega. Poi, incontrando alla Tonnara Bordonaro, i dirigenti siciliani di Fli annuncia: «I nostri capisaldi sono la questione morale, la legalità, una politica di attenzione verso il Sud, la ridefinizione del concetto di cittadinanza e la questione sociale».
I «cinque punti» del programma del presidente della Camera, insomma. Anche se, a sentir lui, «il Paese in questo momento di tutto ha bisogno tranne che di andare a votare. Tuttavia – è lui stesso a lasciare uno spiraglio – valuteremo in corso d’opera». In ogni caso, il ministro per le Politiche europee, il finiano Andrea Ronchi, non ha dubbi: «Il candidato naturale del centrodestra, nel centrodestra, per il centrodestra, è Gianfranco Fini – spiega e, commentando alcune idee di terzo polo, aggiunge – mi dispiace per chi pensa ad altre ipotesi alternative e strampalate che sono frutto soltanto di scemenza mentale». Un’idea («alternativa e strampalata»?) la ha avuta Gaetano Quagliariello: «Il Centro destra un leader ce l’ha già, è Silvio Berlusconi, anche se cercano in tutti i modi di farlo fuori. È lui il vero elemento di vantaggio del centrodestra nei confronti della sinistra. O il centrodestra assume un atteggiamento masochista oppure, se disponibile, è lui il candidato per il 2013». Pensa che «scemenza»!

.…Pensiamo che l’unica idea strampalata l’abbia avuta il ministro Ronchi, per altri versi, persona accorta, quando ha   immaginato Fini  come leader naturale del centro destra nel 2013.  Forse voleva dire nel 3013 e  allora, semmai,  del centrosinistra….