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Cile: miracolo nel deserto dell'Atacama dell’inviato Martino Rigacci

MINIERA SAN JOSE’ – Tutto ‘Esperanza’ piange, fa festa, si abbraccia, urla: sono le 08:05 e nel cuore del Deserto dell’Atacama e’ arrivata la notizia che l’accampamento aspettava da giorni. La mega-trivella T-130D dei tecnici cileni ha finalmente bucato la terra nella direzione e profondita’ giusta, raggiungendo il punto nel quale 33 uomini lottano da 65 giorni per la vita. Sono attimi di gioia, e di tanta emozione accumulata per lunghe settimana, soprattutto per i familiari dei 33, tutti cileni meno un boliviano. Nei primi minuti quasi non riescono a parlare, si abbracciano, circondato dai giornalisti di tutto il mondo: nella concitazione dal circo mediatico si sentono urla in diverse lingue, un cameraman cade sulla ‘calle larga’ dell’accampamento, i cronisti delle reti all-news cilene saltano da una tenda all’altra alla ricerca delle prime dichiarazioni. Mentre all’accampamento la ‘camanchaca’ (la fitta nebbia che viene dal Pacifico) inizia a lasciare spazio al sole, la felicita’ e’ ormai incontenibile.

I primi a sapere che tutto e’ andato bene, e che la trivella e’ giunta a destinazione, sono stati proprio i familiari. Qualche attimo e la notizia diventava ‘ufficiale’: i tecnici all’ingresso della miniera alzavano le braccia e applaudivano, dalle auto si facevano sentire i clacson, i carabineros si baciavano con i parenti dei minatori, e nella piccola scuola ‘San Jose’ uno dei familiari faceva risuonare senza mai stancarsi una campana. Pochi minuti dopo la sirena della miniera azionata dai tecnici ha coperto con il suo suono l’intero accampamento, mentre dappertutto si moltiplicava l’urlo ‘Chi-chi-chi, le-le-le, los mineros de Chile’.

Ennesima conferma che tutto era andato veramente bene e che ora il ‘D-Day’, il momento in cui i 33 usciranno, e’ veramente piu’ vicino, forse lunedi’, forse martedi’, comunque nei prossimi giorni. In mezzo alla festa, una donna che portava una bandiera cilena e’ scattata di corsa – subito seguita da una lunga fila di giornalisti – verso l’altura che sovrasta Esperanza, dove da tempo sono state conficcate nella terra del deserto 33 ‘banderas’, una per ogni minatore, il luogo simbolo, quasi una specie di santuario, dell’ accampamento. Poco dopo e’ raggiunta da altri familiari. Il gruppo canta l’inno nazionale cileno.

TRIVELLA ‘LEPRE’ T-130 VINCE LA CORSA - Prima la chiamavano la ‘trivella-miracolo’ poi la “lepre”: è la perforatrice T-130 che oggi è riuscita a completare il pozzo per salvare i 33 minatori di San José, e che è ormai entrata nella storia “mineraria” del Cile. Proveniente da un altro giacimento cileno, chiamato Ines de Collahuasi, la T-130 ha iniziato a bucare la terra del Deserto dell’Atacama lo scorso 7 settembre.

Qualche giorno dopo, la trivella ha urtato uno strato roccioso imprevisto, provocando la rottura della prima delle tante punte sostituite durante i 33 giorni di perforazione: “E’ un dato curioso, 33 giorni per 33 minatori”, ha fatto notare il ministro alle risorse minerarie, Laurence Golborne, nel suo primo commento dopo il completamento del lavoro. Fin dai primi giorni dall’inizio della perforazione, i media cileni hanno dato un nome a ognuna delle tre trivelle messe in campo dai tecnici per raggiungere i 33: così, la perforatrice petrolifera Rig 421 – al centro del Piano C – è stata chiamata “l’elefante” per le sue dimensioni, mentre la Strata – quella del Piano A – è conosciuta come la “‘tartaruga”, perché più lenta nello scavo. Ad avere la meglio e a raggiungere oggi i 33 in profondità per prima, è stata quindi la “lepre”, la protagonista del Piano B, quello che alla fine ha avuto successo.

FONTE ANSA 9 OTTOBRE 2010