Sui giornali di oggi non si parla d’altro che delle presunte offese che Feltri avrebbe rivolto alla direttrice de L’Unità,  Concita De Gregorio.
Cosa mai ha detto di tanto scandaloso FELTRI alla DE GREGORIO  da scomodare una folta schiera di deputatesse, compreso le pasionarie di destra Alessandra Mussolini e Flavia Perina, direttrice del Secolo, il giornale che leggono solo quattro amici al bar?
Feltri, a conclusione del suo editoriale di ieri mattina ha usato un aforisma di Mario Missiroli: la madre dei cretini è sempre incinta” con una aggiunta del tutto personale  “aggiungeremmo che sarebbe ora che prendesse la pillola”.   Oplà, ecco lo scandalo: Feltri, dicono le sue accusatrici, avrebbe voluto che la madre della Gregorio avesse preso la pillola. Ma si può essere più sciocchi?
D’altra parte, le pasionarie a senso unico fanno finta di non sapere che Feltri ha risposto per le rime alla signora De Gragorio che sull’Unità del giorno prima aveva pubblicato le foto di Feltri e di Sallusti sotto il titolo”MANTENUTI”. E allora come la mettiamo: la bella Concita può offendere e insultare due giornalisti che lavorano e nessuno ha nulla da dire, mentre ci si strappa le vesti per un aforisma che tutti usano ma che se usato da Feltri diviene motivo di scandalo?
E’ la doppiezza, bellezza! Comunque ecco qui di seguito l’articolo di Feltri, con alcune foto delle pasionarie da passeggio dei nostri tempi. g.

FLAVIA PERINA

Concita De Gregorio è la donna del giorno, almeno per noi. Ieri ci ha dedicato nove pagine, più il suo fondo, in cui ha sfogato i suoi livori. La copertina dell’ Unità era degna di figurare alla Biennale: una fotografia a tutta pagina di Alessandro Sallusti e mia; con un titolo garbato: «I mantenuti». Si vede che la signora ha ricevuto un’educazione d’alto livello, forse avendo inalato fin da piccola il fumo delle grigliate miste alle kermesse comuniste, laboratori culinari e culturali. D’altronde la differenza antropologica fra i compagni e i disprezzati piccolo-borghesi è stata acclarata da tempo.

LIVIA TURCO

Ci dobbiamo rassegnare a prendere lezioni di bon ton da chi appartiene all’élite del pensiero progressista, ammesso che esista un pensiero progressista. Di certo esistono i progressisti e la loro capacità di polemizzare con classe va apprezzata. La De Gregorio usa un argomento inoppugnabile per dimostrare che Sallusti ed io saremmo dei mantenuti: non solo veniamo stipendiati dalla famiglia Berlusconi (come tutti gli autori Mondadori e i cineasti Medusa e i televisivi di Mediaset), ma l’intero Giornale, essendo in deficit da alcuni anni, dipende dalle tasche del fratello del premier, costretto ogni 31 dicembre a ripianare i conti in rosso.

Semplificando: l’azienda ha un passivo, di conseguenza chi ci lavora non riceve un compenso contrattuale, ma un obolo. I direttori, in particolare, vivono di beneficenza. Invece il vertice dell’Unità, dato che il quotidiano ha un bilancio talmente florido da rischiare il fallimento nonostante le provvidenze statali, percepisce emolumenti non si sa da chi, forse dall’editore, Renato Soru, già governatore della Sardegna e uomo di spicco del Partito democratico. Quindi, se ho ben capito, mentre Sallusti e io siamo mantenuti da Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, che è un politico importante, Concita De Gregorio, pur essendo pagata da un altro politico importante, sia pure del Pd, non è affatto mantenuta.

ANNA FINOCCHIARO

È un ragionamento troppo sottile. La direttrice ci dovrà dare delucidazioni in tribunale (civile) dove c’è gente più preparata di noi. Purtroppo siamo giornalisti di provincia e se qualcuno ci definisce mantenuti non siamo contenti, e intentiamo causa. Cos’altro potremmo fare? In attesa del processo, che non sarà breve perché ai democratici piace lungo, cerchiamo di spiegare a Concita e al suo Rinaldo Gianola, bravo giornalista ma debole in matematica, perché il Giornale – a differenza dell’Unità – ha risolto i suoi problemi gèstionali.

SALLUSTI-E-FELTRI–MANTENUTI: la prima pagina de L’UNITA’

Dopo aver lasciato Libero in ottima salute, Sallusti e io siamo arrivati in via Negri alla fine di agosto dello scorso anno. Deficit previsto: 22 milioni e rotti. Alla chiusura dell’esercizio 2009 il «buco» si era ridotto a 17 milioni. Significa che, in quattro mesi, coloro che la De Gregorio definisce carinamente mantenuti avevano recuperato 5 milioni. L’esercizio in corso ha segnato ulteriori miglioramenti. Secondo i dati relativi ai primi nove mesi, e secondo le proiezioni (mancano due mesi e mezzo al 31 dicembre), il disavanzo sarà di circa 7 milioni. In pratica, nel giro di 16 mesi, i mantenuti hanno registrato una diminuzione del deficit pari a 15 milioni. Nel 2011 ci toccherà sgobbare per risparmiare altri 7 milioni e infine giungere al pareggio

Come? Facendo un Giornale più snello sia nella filiazione sia nell’organico, che intendiamo alleggerire di una ventina di persone (su oltre 130) adeguandolo alle nuove necessità. E le nuove necessità del mercato sono note a chiunque del ramo editoriale: portare in edicola un prodotto di facile e rapida lettura, disporre di una redazione libera dalle rigidità burocratiche che paralizzano molti media impostati sulla base di regole superate e antieconomiche.

Comprendo che la signora De Gregorio non abbia dimestichezza con le volgarità dei bilanci, cioè coi conti della serva; se però avesse il coraggio, e lo stomaco, di abbassarsi a chiedere un parere a chi conosce i drammi delle imprese editoriali, scoprirà che il risanamento del Giornale in così breve tempo non è opera di mantenuti, ma di giornalisti volenterosi.

Solamente un cretino poteva immaginare che in quattro mesi la nostra direzione fosse in grado di assorbire 22 milioni e rotti di disavanzo. A proposito. Siccome si dice che la mamma dei cretini è sempre incinta, aggiungeremmo che sarebbe ora prendesse la pillola (e in certi casi estremi è ammesso perfino l’aborto). VITTORIO FELTRI – IL GORNALE – 13 OTTOBRE 2010