Ieri è stato un giorno spiacevole. Due episodi, gli ultimi, che insieme a tanti altri ci lasciano sempre più sgomenti e senza parole. A Roma la giovane infermiera rumena colpita al volto  qualche giorno fa da un pugno di un giovane ventenne ha cessato di vivere dopo essere rimasta in coma per alcuni giorni. Un banale litigio, una banale discussione su chi doveva per primo acquistare un biglietto della metropolitana finisce in tragedia. Una vita spenta, quella della giovane infermiere, una vita dannata, quella del ragazzo che è ora imputato di omicidio preterinzionale, cioè un omicidio che non voleva commettere ma che ha commesso. E’ certo che il ragazzo non voleva uccidere, ma è accaduto  e la vittima ha pagato con la vita un episodio che sa di assurdo. Non è la prima volta che accade e forse non è neanche l’ultima. Ma non si può nascondere l’orrore per una vita spenta per una semplice “precedenza”. L’altra notizia ci ha raggiunto a notte inoltrata, da Manduria. La Procura della Repubblica di Taranto ha sottoposto a fermo giudiziario, anticamera dell’arresto vero e proprio, la cugina della quindicenne Sarah Scazzi, sparita il 26 agosto e ritrovata dopo 45 giorni in un pozzo dove l’aveva seppellita lo zio che ha confessato di averla uccisa e violentata, forse prima o, orrore, dopo l’omicidio. Ieri una improvvisa svolta. Lo zio assassino avrebbe dichiarato che a tenere ferma la ragazza mentre egli la strangolava sarebbe stata la figlia, cioè la cugina di Sarah, la stessa che durante i 45 giorni della disperata ricerca della ragazza lanciava messaggi e appelli alla cugina perchè ritornasse  a casa,  o agli eventuali rapitori perchè la  liberassero.  Ieri sera  un programma in TV  stava seguendo momento per momento l’evolversi della situazione dopo che la cugina della vittima era stata portata in caserma e sottoposta ad interrogatorio,  quando il conduttore della trasmissione ha diffuso una prima indiscrezione sulla nuova verità; confessiamo che  abbiamo avuto una immediata reazione di rifiuto a credere a questa notizia. Non poteva essere possibile che la ragazza, coetanea e cugina della vittima, poteva aver parteciapto al suo assassinio e poi all’occultamento del cadavere. Ci siamo arresi stupiti e inorriditi quando è stato letto il comunicato ufficiale della Procura di Taranto che ne dava formale comunicazione. Ci siamo arresi,  pur nella naturale speranza che questa verità non sia tale per l’evidente orrore che essa suscita,  ma siamo rimasti senza parole. Non solo uno zio-padre assassino e seviziatore di una giovane vita, ma, secondo la Procura di Taranto,  anche una cugina-amica del cuore, partecipe di un fatto odioso, orrendo, disumano, terribile e inaccettabile per la nostra coscienza. E forse, secondo giornalisti e opininionisti, non saremmo ancora alla  fine del dramma, altre terribili verità potrebbero esserci dietro l’angolo. Nei prossimi gorni un confronto tra padre e figlia potrebbe fornire nuove notizie e magari una verità diversa da quella che oggi ci ammutolisce. Ma  ugualmente  lo sgomento  coglie non solo la piccola comunità in cui il dramma si è svolto, ma l’intero Paese che si domanda angosciato verso quale terribile approdo va la società italiana. g.