BERLUSCONI, L’ANOMALIA (Il Tempo – 21 ottobre 2010)
Pubblicato il 21 ottobre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Diciamo la verità, Berlusconi rischia di essere una piacevole anomalia. Forse lo è stata, purtroppo, perché temiamo ci siano tutti i sintomi di un lento, inesorabile, declino. L’uomo è forte, come mai nessuno è riuscito ad esserlo in Italia. Ma una goccia, giorno dopo giorno, perfora la roccia. E nello stesso modo le forze coalizzate contro Berlusconi stanno riuscendo a perforare l’uomo politico. Le anomalie di solito danno fastidio, perché deviano le aspirazioni dai binari tracciati, sovvertono i disegni prestabiliti, squassano le rendite di posizione. Berlusconi è stata la summa di tutte le anomalie. Perché è un leader come pochi ne sono esistiti nel nostro Paese. Ha carisma, ha la capacità di cementare gli sforzi e le forze, sa come perseguire i sogni. E dietro un grande sogno, quello di un Paese moderno e normale, ha trascinato le masse e restituito l’orgoglio di contare. Ma un uomo forte dà fastidio, dentro e fuori i nostri confini. E un Paese forte è insopportabile, soprattutto fuori i nostri confini. Ecco perché presto ritorneremo a convivere con la solita Italia spaccata, in balìa di fazioni e correnti, preda del disordine e delle non scelte, dei clientelismi e delle furbizie.
Ci arrovelleremo intorno ai nostri sgangherati conti in rosso, alle solite riforme annunciate e mai cominciate. Ci presenteremo nei consessi internazionali con leader privi di leadership, ci arrampicheremo con orgoglio sui piccoli strapuntini (i soli che ci verranno riservati), e sapremo anche mantenerci su quell’equilibrio precario, ringraziando, sì ringraziando, per essere ammessi e sopportati al tavolo dei Grandi. Mentre dai ricchi vassoi che sfrecciano sopra le nostre teste cadranno poche briciole, quel tanto che basta per tenerci buoni, silenziosi, appagati. L’anormalità rientrerà nei canoni già stabiliti dell’ordine (che per noi è un dis-ordine) e il corso delle cose potrà riprendere il suo regolare tran-tran.
Così ci hanno disegnato negli ultimi 150 anni e così siamo costretti ad apparire e ad essere: un’Italia a canone inverso, fragile, facile preda degli appetiti stranieri, malinconico burattino manovrato da altri interessi, Paese dilaniato da infinite guerre intestine e fratricide. La nostra divisione è la forza degli altri, la nostra incapacità di governare è il nostro cappio da schiavo. Il Medioevo della nostra pubblica amministrazione è la riserva di caccia dei nostri vicini. Berlusconi per un attimo ha cercato di spezzare queste catene. Ha provato a restituire dignità al Paese, ha tessuto accordi commerciali importanti, ha imposto il suo peso sui tavoli internazionali, ha speso il suo carisma per allacciare rapporti prima impensabili. Ha lavorato per il bene dell’Italia senza troppi calcoli e senza inchinarsi ad antiche salmodiate liturgie. Ha combattuto con forza e determinazione finanche le mafie. Alla fine, forse fin da subito, ha toccato troppi fili scoperti. Il suo attivismo ha dato fastidio, i suoi successi sono stati manciate di sale nelle ferite dei concorrenti, e a poco a poco è diventato un’insopportabile anomalia. Un’Italia coesa, ben governata, moderna, libera dai lacci che imbrigliano la sua sfrenata fantasia e la sua innata capacità di adattamento è una miscela esplosiva sui mercati. Un concorrente che tutti temono. È così che si è messa in moto la macchina stritolatrice della propaganda e del fango.
Così si sono coalizzate le forze interne ed esterne per riportare l’ordine stabilito delle cose. Che è poi quello dell’Italietta sgangherata, a sovranità limitata, abituata a nascondere sotto i tappeti del tempo le tante verità impresentabili alla storia. Oggi il rischio è quello di ieri: restare avvinghiati nella palude dell’immobilismo, ritornare a spintoni e ammaccati nel retrobottega dell’economia globale. Il percorso è già tracciato. A meno che. A meno che Berlusconi non rompa ancora una volta il fuoco dell’accerchiamento, vinca la stanchezza delle tante battaglie combattute e riconquisti il Paese con un’operazione verità che frantumi gli schemi, sveli i giochi opachi, renda cosciente il rischio di un ritorno al passato, spiazzi, infine, per l’ennesima volta gli avversari.
E la politica italiana.