IL PARTITO DI FINI: GIA’ DIVISO IN SETTE CORRENTI, COME NELLA PEGGIORE MANIERA DELLA PRIMA REPUBBLICA
Pubblicato il 21 ottobre, 2010 in Cronaca, Politica | Nessun commento »
LA NEONATA FLI RISCHIA DI MORIRE IN CULLA DI RAFFREDDORE, CON TUTTE LE CORRENTI IN CUI SI SONO GIÀ DIVISI I FINIANI (GIA’ SE NE CONTANO SETTE) - HANNO PIÙ SPIFFERI DELLA VECCHIA DC: DAI CORTIGIANI AI SOCIALISTI, DAI FEDELISSIMI AGLI ANTICLERICALI – L’ESERCITO DI FINI È DA FARE, MA LE DIVISIONI CI SONO GIÀ TUTTE – E, SORPRESA!, SONO I PIÙ ASSENTEISTI IN AULA (E I PIÙ PRESENTI IN TV)…
Franco Bechis per “Libero“
Il partito non è ancora nato ufficialmente, ma ha già stabilito un record assoluto per la politica italiana: Futuro e Libertà per l’Italia può contare su un leader, Gianfranco Fini e già su sette correnti. Più di quelle che aveva la vecchia Democrazia cristiana, ma con una differenza non da poco: quelle sette correnti devono spartirsi un patrimonio di consensi che oggi vale circa un decimo di quelli della Balena bianca.
C’è il correntino dell’entourage di Fini, l’unico staff di fedelissimi legati al leader a doppio mandato. Uno sparuto manipolo di corte, ognuno con il suo compito disegnato. Giulia Bongiorno pensa agli affari legali di Futuro e Libertà e anche a quelli personali di Fini.
Donato La Morte pensa al business e ai conti della formazione politica. Alessandro Ruben cura le relazioni internazionali. Francesco Proietti Cosimi è lì, in staff perché questo ha sempre fatto anche se oggi ne capisce poco il motivo. Luca Barbareschi va un po’ per conto suo, ma è anche il portavoce ufficiale del partito. E lì sta.
Nella corrente dell’entourage del leader c’è anche una sottocorrente, che va per conto suo. Quella di Giuseppe Consolo, cui sono affidati gli affari legali della compagna del leader. Anche lui starebbe nella cerchia dei fedelissimi. Ma guai a chiuderlo nella stessa stanza della Bongiorno. Sarebbe come mettere uno di fronte all’altro gli ultimi due Higlander rimasti sulla terra: ne resterebbe solo uno vivo. Il correntino dell’entourage sta nella cerchia più alta, quella vicina al leader. Ha potere. Ma non truppe: nemmeno un soldato a riporto. Non che siano tante, ma quelle spettano tutte ai correntoni.
ITALO BOCCHINO
C’è quello di Generazione Italia, guidato da Italo Bocchino. Con lui i nomi più noti sono Fabio Granata, Carmelo Briguglio, Angela Napoli e Antonio Buonfiglio. Sembra un po’ il correntone di Antonio Gava della vecchia dc, ma scrivendo questo paragone il rischio è che Granata e Briguglio ci inviino cento pm in redazione.
GRANDI E PICCOLI
Altro correntone, quello che forse ha più truppe in giro, si è dato il nome di “Area Nazionale”. Alla guida si possono trovare Silvano Moffa, Pasquale Viespoli e Roberto Menia. Essendo i più lealisti con il governo di Silvio Berlusconi, ne sono soci di diritto anche Andrea Ronchi e Salvatore Valditara.
Terza grande corrente, quella dei pensatori. Sparano idee a raffica, ma non sono dei Rambo nella realizzazione: è la corrente di Fare Futuro. La guida Adolfo Urso, e dentro c’è un po’di tutto: pensatori alla Alessandro Campi, giornalisti bohemien come Filippo Rossi, uomini più attenti alla cassa come Ferruccio Ferranti e Pierluigi Scibetta.
Da qualche giorno è nata anche la corrente socialista, che non si capisce bene che c’entri lì. Comunque l’ha fondata l’unica appartenente, Chiara Moroni e l’ha chiamata “Socialismo e libertà“. Un po’ l’una e un po’ l’altra cosa, che nella storia hanno fatto un po’a cazzotti. Forse è più azzeccato quel titolo di quello da cui prende le mosse: “Socialismo è libertà“, movimento fondato da Rino Formica nel 2003.
Il nome non se l’è ancora dato, ma in Futuro e Libertà è già pronta anche una correntina democristiana. La guiderebbero Giampiero Catone e Potito Salatto, e potrebbe farne parte anche Maria Grazia Siliquini. Sembra niente, però ha un suo peso quando si discute di giustizia. Conoscendo a fondo magistrati e tribunali, da queste parti del gruppo si è meno giustizialisti che altrove.
Siamo arrivati a sei correnti. Ma c’è anche la settima, un po’ più trasversale. La chiamano “corrente dei secolari”, e il nome ha un doppio senso. Il primo richiama al Secolo d’Italia, perché da lì provengono i primi due aderenti, Enzo Raisi e Flavia Perina. Il secondo senso è più letterale: “secolari”come contrapposizione a “spirituali”. È il gruppo degli anticlericali e laicisti, che sposa in pieno questo primo antico passo della differenziazione di Fini dal resto della compagnia. Ne fa parte a pieno diritto Benedetto Della Vedova, e avrebbe potuto entrare anche la Moroni, che così però non si sentiva abbastanza importante e ha preferito fondare più che una corrente, uno spiffero tutto suo.
Altro che colonnelli, con tanta abbondanza qui Fini rischia di essere circondato da capitani e sottotenenti convinti di comandare ognuno a casa sua. Se ne vedranno gli effetti già domani con la nomina dei coordinatori regionali, un altro modo di dare galloni all’esercito che così rischia di restare senza truppe.
DELLA VEDOVA
ASSENTEISTI
Tanta divisione per il momento ha trovato piccolo specchio in Parlamento. Sulle questioni spinose – specie sulla giustizia – il gruppo di Futuro e Libertà marcia unito per colpire diviso. Lo fa quando da meno nell’occhio, ma lo fa. Qualcuno ha preso posizioni apertamente polemiche nei confronti del governo. Altri hanno scelto una tecnica più furba: al voto non vanno.
È accaduto quando si è trattato di concedere o meno le autorizzazioni a procedere nei confronti di Berlusconi per le querele di Antonio Di Pietro (su 34 a marcare visita sono stati ben 12 finiani). Ma accade in tutte le occasioni. Da quando è nato il gruppo finiano ha pensato più alla tv che alle aule parlamentari: è il gruppo con più assenteismo alle votazioni parlamentari.