quelli che imprecano contro il regime ma prendono soldi da Berlusconi
Pubblicato il 21 ottobre, 2010 in Costume, Politica | Nessun commento »
In principio c’era Sant-oro,poi vennero gli altri martiri a pagamento, i messaggeri della libertà del sette e quaranta, i depositari dell’informazione dura e pura, i soli a difendere il Paese dal regime «demo plutocratico» che lo opprime e lo comprime, lentamente, inesorabilmente. «Vieni via con me» è il leit motiv di una dolce canzone dell’avvocato Paolo Conte ed è iltitolo dell’ultima trasmissione boicottata dalla Rai, la barricata dietro la quale Fazio-Saviano-Benigni, i rivoluzionari del brumaio italiano, rischiano di non poter agire, parlare, di non potere sventolare la bandiera della libertà, dopo aver ripiegato l’assegno bancario, vogliono spiegare al pubblico che non esiste soltanto il Grande Fratello (in onda su Canale 5 in contemporanea con lo show censurato su Rai 1) ma anche un Paese fuori dalla Casa, il Paese che rifiuta Berlusconi, il popolo che non accetta la sua politica, il suo essere, il suo esistere anche.
«Vieni via con me» è prodotto anche da Endemol una cui fetta, almeno per il momento, è di proprietà del succitato Cavaliere dittatore. Come direbbe Veltroni «ma anche»Il Grande Fratello ha la stessa fabbrica produttrice alle spalle, dunque il conflitto di share, non soltanto di interessi, è palese, fastidioso, volgare. Il budget di «Vieni via con me» si presta, con la p minuscola, a vari commenti critici: la Rai avrebbe offerto a Benigni 250mila euro, 100mila in meno di quanto l’Oscar del cinema aveva incassato per la performance al festival di Sanremo. Benigni ha fatto sapere, attraverso il suo Procuratore, con la P maiuscola, di essere disposto e disponibile a lavorare gratis, a condizione però di avere ampia facoltà di dire e di fare su qualunque tema. Cosa che avviene, mi sembra, dalla fondazione dell’impero televisivo, su qualunque canale ma non su qualunque tema, semmai su un tema unico, Berlusconi e la sua orchestra però generosa alla voce Medusa, distributore di Pinocchio, film del 2002, del regista attore toscano. Roberto Saviano, altro protagonista di questa vicenda sofferta e antidemocratica, non si sente sicuro, avverte l’aria pesante attorno alla trasmissione, «ci hanno messo in condizioni terribili» ha detto lo scrittore che ha visto aumentare, raddoppiare, moltiplicare gli introiti propri e della casa editrice Mondadori, anche questa, mannaggia, di proprietà dello stesso Berlusconi di cui sopra. «Vieni via con me»andrà comunque in onda, ci saranno Paolo Rossi e Antonio Albanese, altri dissidenti, in manifesta opposizione al regime ma, ogni tanto, a braccetto dello stesso, quando è ora di sottoscrivere un contratto e di ritirare il dovuto dal despota e dai suoi gerarchi. Il dilemma etico ha sconvolto intelligenze illustri, alla voce Mancuso che ha annunciato la fuga, ma lo stesso struggente dubbio ha poi ritrovato la luce, come i minatori cileni, nelle persone di Odifreddi, uno che sa quanto valgono i numeri, quelli di vario tipo, e ancora, in Zagrebelsky Gustavo e le sue opere di legge per Einaudi, tormentato ancora dalla perplessità morale ma non da quella contabile e di pubblicità garantita; ma lo stesso dilemma è stato sconfitto soprattutto dalla De Gregorio Concita che per Mondadori ha scritto e di cose profonde. Mi auguro che la casa di Segrate non sia il Malamore da cui il titolo di uno dei suoi testi. Si potrebbe aggiungere di Scalfari di cui è manifesto il conflitto, di idee, non di interessi.
Nelle ultime ore al corteo si è aggiunta anche Raffaella Carrà il cui programma, previsto per gennaio, in cinque puntate, sempre su Rai 1, è rinviato a data da destinarsi. Il contrattempo ha costretto il regista e autore Sergio Japino a denunciare che «in Rai non c’è serenità».
È un momentaccio, i mantenutidi Silvio non sopportano la sudditanza, quella psicologica si intende, mentre quella contabile garba loro moltissimo; non ce la fanno ad andare avanti tra lacci e lacciuoli, si sono santorizzati tutti, padroni del microfono, sciolti dalla rete (Rai), liberi di pensare, ci mancherebbe, di dire e di maledire, di lanciare appelli, di raccogliere firme, di sensibilizzare il popolo cloroformizzato ma, stranamente, improvvisamente,reattivo quando è chiamato all’adunata.
È il bello della diretta e della registrata, è il bello dei nostri dissidenti che altrove, nei cosiddetti regimi democratici dei líder massimi e del potere del popolo, finiscono in galera mentre dalle nostre parti finiscono in prima serata. È la parte gioiosa della dittatura berlusconiana che serve per tirare sino a fine mese, a fine anno e oltre, ma resta maledetta, da battere e da abbattere. La popolarità e il benessere conquistati per meriti propri e per intuizione altrui, sono valori prosaici, la televisione è malvagia anche se è servita a farsi conoscere, a farsi una famiglia, a farsi un conto in banca, il denaro non olet e non dolet, non puzza e non fa male mentre il pagatore è infame. La Rai ci ha messo del suo, più realista del re, vecchia nelle teste dei dirigenti e giovane soltanto nelle gambe delle ballerine, pronta a complicare storie semplici, a trasformare gli asterischi in scoop, a creare vittime, prima, eroi, dopo.
«Vieni via con me, entra e fatti un bagno caldo,c’è un accappatoio azzurro, fuori piove un mondo freddo, it’s Wonderful».Musica e parole di Paolo Conte, l’avvocato. Trattasi di una canzone. Fino al prossimo otto di novembre.
Poi, prego, presentarsi alla cassa.
IL GIORNALE 21 OTTOBRE 2010