Parlamento Le parabole politiche non sono mai prevedibili e la storia insegna che i leader cadono solitamente in tre casi: 1. vengono sconfitti alle elezioni in maniera netta; 2. sono oggetto di uno scandalo che li porta alle dimissioni; 3. perdono lo scettro per una rivolta popolare o una manovra di palazzo. Cosa sta succedendo in Italia? Breve premessa. La maggioranza è da un anno immersa in una strisciante crisi politica che non si concretizza nei numeri (per ora) ma è più che mai presente in Parlamento. Uno dei cofondatori del Pdl, Gianfranco Fini, ha dato vita a un altro gruppo, lavora per un futuro partito, è presidente della Camera e fa politica attiva sul territorio contrapponendosi al leader della coalizione, Silvio Berlusconi. Quest’ultimo ha vinto tutte le ultime tornate elettorali, ma la stabilità del governo è in discussione al punto che Fini può dire che “sulla giustizia si rischia la crisi”. Occhio a questa parola, “crisi”, perché la logica conseguenza di una caduta del governo dovrebbe essere non la “crisi” ma il “voto”. Quando si fanno scenari finali, si usano parole coerenti con le conseguenze, il fatto di evitare accuratamente la parola «elezioni» è un segnale chiaro. E veniamo così ai tre scenari.
Le elezioni
In caso di voto, il partito di Berlusconi continuerà ad essere quello che guida la corsa. Su questo ci sono pochi dubbi da parte dei sondaggisti. Può perdere qualche seggio, lasciare spazio alla Lega al Nord, soffrire un po’ di più al Sud, ma il Pdl prenderebbe ancora tantissimi voti. Berlusconi sul terreno elettorale è sempre quello da battere e il voto continuerebbe a far di lui un protagonista della vita politica.

Gli scandali
Sul presidente del Consiglio è stato detto, fatto e scritto di tutto. Questo non ha prodotto alcuna oscillazione significativa nel gradimento del Cavaliere. Non sono le storie di letto e lenzuola o le furbate di qualcuno dei suoi collaboratori a mettere in crisi l’immagine di Berlusconi. L’elettorato di centrodestra ha una corazza temprata da sedici anni di guerra psicologica condotta prima dall’ex Pci, poi da una parte della magistratura militante e della stampa di sinistra. Il clima d’assedio ha rafforzato le convinzioni di questo blocco sociale nel votare Berlusconi. Ecco perché anche su questa via non sembra esserci trippa per gatti.
Il colpo di mano
Quello popolare ronza dentro le teste calde. Nel Paese ci sono forti tensioni, brutti episodi e di sicuro qualcuno sta pensando di usare la polvere da sparo, ma la presa della Bastiglia resta uno dei tanti sogni dei radical chic. È invece altamente possibile la manovra di Palazzo. Le mosse di Fini la mettono continuamente in luce. È un’opzione sulla scrivania di chi vuol far saltare il banco del Cavaliere. Quando Fini dice che un governo tecnico non è uno scandalo, quando afferma che la crisi sulla giustizia è possibile, quando fa il leader politico pur essendo la terza carica dello Stato e quando arriva di fatto a sostenere le tute blu della Fiom contro Marchionne, il capo di Futuro e Libertà mostra le sue reali intenzioni. E fa tutto questo da molto tempo, non avendo gran riguardo per il governo in cui siedono ministri che fanno parte del suo gruppo e dunque si suppone condividano le decisioni prese in consiglio dei ministri. Vedremo cosa ne penseranno gli elettori. Perché alla fine, anche dopo una crisi e un governo tecnico, dopo mille papocchi e tante esternazioni da statisti di carta, il Monopoli della politica torna a una casella dove tutti si giocano tutto. Prima o poi, si vota. E lo scettro tornerà nelle mani di chi ha i voti.  Mario SECHI

Il Tempo, 26 ottobre 2010

…..Noi siamo per il voto, subito e comunque e riteniamo che ogni indugio sia un errore per Berlusconi, per il PDL, per il centrodestra, sopratutto per l’Italia. Ma siamo d’accordo con Sechi che come sempre ha una visione chiara della realtà e la analizza con grande lucidità. Alla fine, comunque, al di là di tutti i giochi del mondo, compresi quelli dell’on. Fini la cui ambizione è pari alla sua spregiudicatezza morale, etica e politica, alla fine di tutti i giochi il pallino torna  nelle mani degli elettori, e gli elettori sapranno indicare con il loro voto  da che parte sta la ragione e da che parte stanno i tanti quaquaraquà che stanno mandando in fumo il grande sogno dei moderati: l’unità del centrodestra.  E confidiamo che il capo riconosciuto di costoro si ritrovi dopo il voto  ai giardinetti, passando il tempo  a rileggersi le tante banalità che va spargendo da due anni a questa parte. g.