DUE O TRE COSE DA RICORDARE, di Mario Sechi
Pubblicato il 29 ottobre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Per sedici anni si è cercato di far cadere Berlusconi con le inchieste sulla corruzione, la mafia e le ipotesi di reato più varie. Il risultato è stato quello di rafforzarne la leadership. Poi, due anni fa, c’è stato un salto di qualità nell’opposizione al Cav: andare a caccia dello scandalo a luci rosse.
Qualche giorno fa scrivevo che la storia ci consegna tre casi in cui un leader politico cade: 1. quando perde le elezioni; 2. quando finisce in uno scandalo che ne deturpa l’immagine; 3. quando viene cacciato da una rivolta popolare o estromesso da un golpe. Il primo e il terzo caso sono difficilmente applicabili a Berlusconi, resta in piedi l’arma dello scandalo.
Per sedici anni lo si è cercato con le inchieste sulla corruzione, la mafia e le ipotesi di reato più varie. Il risultato è stato quello di rafforzarne la leadership. Poi, due anni fa, c’è stato un salto di qualità nell’opposizione al Cav: andare a caccia dello scandalo a luci rosse. Il letto e il sesso, confini invalicabili del dibattito italiano, sono diventati nitroglicerina. Così sono nati la storia delle vallette in Rai e il caso Saccà, poi la telenovela di Noemi Letizia e oggi il «Bunga Bunga» svelato da una ragazza straniera che si chiama Ruby. Il caso Saccà è stato archiviato, quello di Noemi ha fatto flop e di quest’ultimo sappiamo – lo scrive Repubblica – che è «contradditorio» e «provvisorio». Una nebulosa dalla quale emergono però un paio di cose chiare.
1. Berlusconi ha sempre detto di «non essere un santo», ma proprio per questo è un bersaglio vulnerabile e – non avendo la forma mentis di un politico – ignaro delle conseguenze che ha sulla sua vita privata il fatto di essere il premier. Un capo di Stato deve avere una rete di sicurezza istituzionale capace di proteggerlo anche dai suoi potenziali errori e desideri. Così non è. 2. Si racconta di una telefonata partita da Palazzo Chigi per far rilasciare la ragazza fermata dalla questura di Milano con l’accusa di furto. Se è vero, è un fatto spiacevole, una forzatura da evitare. 3. La lotta politica si svolge su un piano mediatico, conta solo quel che si pubblica in tempo reale, non i fatti e la nobile verità postuma. Berlusconi sembra ignorarlo. 4. La storia del «Bunga Bunga» è esemplare: l’obiettivo è quello di mettere Berlusconi nel cono di luce sinistra dell’uomo senza qualità, corroso dai vizi e privo di virtù. La vicenda è torbida, fa acqua da tutte le parti, ma non si esita a usarla contro il capo del governo, al punto che l’opposizione chiede le dimissioni senza curarsi dei fatti. Questo è il segnale: siamo alla partita finale contro il Cavaliere. É il Paese del «Bunga Bunga». Mario Sechi, Il Tempo, 29 ottobre 2010