VITO LATTANZIO, UN SINCERO AMICO DELLA NOSTRA COMUNITA’
Pubblicato il 2 novembre, 2010 in Il territorio | Nessun commento »
La scomparsa l’altro ieri dell’on. Vito Lattazio, politico insigne della nostra terra, uomo di partito, uomo di governo, interprete attento e puntuale dei problemi dei cittadini pugliesi, ha suscitato grande e generale cordoglio fra quanti lo hanno conosciuto, seguito, stimato ed eletto a loro rappresentante. Se ne è fatta interprete, per tutti, la Gazzetta del Mezzogiorno, il quotidiano di Bari i cui archivi possono testimoniare il grande impegno profuso da Lattanzio nel corso della sua quasi cinquantennale attività politica al servizio di Bari e della Puglia, allievo prima e concorrente poi, sempre leale e corretto, di Aldo Moro. Se ne è reso interprete sopratutto il condirettore della Gazzetta, De Tomaso, che all’illustre scomparso ha dedicato un ritratto straordinariamente sincero e testimone di una vita spesa al servizio della democrazia e della libertà, talvolta disconosciuta e spesso contraccambiata da manifestazioni di ingratitudine che la politica spesso riserva a chi la vive con passione e vigore. Lo ha ricordato Rino Formica, socialista, che di Lattanzio fu nemico politico ma anche estimatore sincero. Lo ha ricordato il ministro Fitto che oggi rappresenterà il Governo alle esequie di Lattanzio, che ne ha sottolienato la grande capacità di “sentire” gli altri, fisicamente, è il caso di sottolineare. Tutti ricordano che la sua segreteria in via Fratelli Roselli, a Bari, era un un porto aperto a chiunque volesse parlargli e Lattanzio ascoltava tutti e per tutti aveva modi gentili e cortesi. In quelle stanze si affollavano in tanti, potenti e uomini della strada, che Lattanzio trattava allo stesso modo, senza distinzioni di sorta, manifestando concretamente il suo essere cristiano praticante che se è vero che frequentava parroci e suore per raccoglierne il consenso, non evitava l’altare dinanzi al quale, a differenza di altri, di tanti altri, si genufletteva con sincera contrizione. In quelle stanze si affollavano gli amministratori locali che in tempi assai difficili sollecitavano provvidenze per i propri enti, Comuni, Provincie, la stessa Regione che lo ebbe sempre sollecito e solerte sostenitore. Fu uomo di partito, del suo partito, la Democrazia Cristiana, nella quale sempre si collocò a destra, interpretando i sentimenti di tanta parte dell’elettorato del sud che alla DC talvolta guardava con sospetto e che in Lattanzio sapeva riconoscersi più che in altri; nel suo partito ricoprì incarichi prestigiosi,che lo proiettarono anche in dimensioni sovranazionali consentendolgi di divenire vicepresidente del Partito Popolare Europeo, ancora non inquinato da ingressi di forze eterogenee come sarebbe avvenuto negli successivi. Fu uomo di Governo, attento, meticoloso, rigido. Con gli altri e con se stesso, come in occasione della fuga del criminale nazista Kappler di cui lui non era di certo responsabile ma che lo indusse a dimettersi da Ministro della Difesa con la dignità e la signorilità che gli apaprtenevano. Nel Governo ricoprì numerosi incarichi, ministro della Difesa, poi dei Trasporti e della Marina Mercantile, e poi della Protezione Civile, quando questa ebbe rango di Ministero autonomo. In tutti gli incarichi mostrò capacità, sensibilità, onestà, offiuscata da un improvvido interrvento della Magistratura militante che ai tempi di Tangentopoli lo scalfì con una accusa infamante che si rivelò poi, e non poteva essere altrimenti, falsa e infondata. Dopo Tangentopoli si ritirò dalla vita politica attiva e sebbene non mancasse di “sentire” gli amici che mai lo hanno lasciato, l’on. Lattanzio ha vissuto con discrezione e riserbo gli anni che trascorrevano, sino a due giorni fa, quando ha cessato di vivere, nel suo piccolo appartamento di piazza Sorrentino, a Bari, quasi a rimarcare la sua mai tradita baresità. Anche noi ci uniamo al generale c0rdoglio e lo ricordiamo come un grande e sincero amico della nostra comunità. Nella foto che pubblichiamo Vito Lattanzio, Ministro della Protezione Civile, il 5 agosto del 1989, partecipa alla inaugurazione del Monumento all’Emigrante in Largo Croci, in una grande manifestazione di popolo che gli tributò una grande manifestazione di affetto. La meritava l’on. Lattazio che dei problemi della nostra comunità sempre si era interessato, sempre vicino agli amministratori comunali che si susseguivano alla guida del nostro Comune, avendo certezza di poter contare su di lui. Il Comune di Toritto deve a Lattanzio, tra l’altro, nel 1988, il varo del progetto che doveva portare alla realizzazione della tanto attesa e necessaria variante esterna alla statale 96. In tempi in cui c’è chi si vanta di aver procurato a favore della nostra cittadina milioni di euro che nessuno ha mai visto, va ricordato che Vito Lattanzio fece stanziare a favore della nostra comunità 45 miliardi di vecchie lire, circa 23 milioni di euro di oggi, proprio per realizzare quella variante. Chi scrive ricorda benissimo una sera di ottobre del 1988, era il 10 ottobre, nell’ufficio di ministro, allorchè Lattanzio alzò la cornetta del telefono per chiamare il ministro dei lavori pubblico Prandini e riferirgli della necessità di accogliere la richiesta del Comune di Toritto che da anni giaceva nei cassetti dell’ANAS. Il successivo 12 ottobre, due giorni dopo, il Consiglio di Amministrazione dell’ANAS, presieduto da Prandini, approvava il progetto di realizzazione della variante che sarebbe stato appaltato due anni dopo, cantierizzato e realizzato tra il 1994 e il 1996. Altri tempi e altra politica, ha scritto Enzo Selvaggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno. E’ vero, altri tempi e altra politica, ma anche altri Uomini. Come Vito Lattanzio. g.