BERLUSCONI E FINI: DUE PESI E DUE MISURE
Pubblicato il 3 novembre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Paolo Panerai per “MF – Milano Finanza”
È più tollerabile per i cittadini onesti che la terza carica dello Stato abbia definito il prezzo di un appartamento del suo ex partito (dichiarazione ai magistrati del senatore Francesco Pontone, segretario amministrativo di An) con uno sconto di oltre il 60% rispetto al suo valore e che l’appartamento sia finito al fratello della sua compagna, oppure che il capo del governo sia sospettato di aver favorito una minorenne marocchina, in passato invitata ai suoi party cosiddetti bunga bunga, una volta che la ragazza è finita in questura?
Sul piano penale, Gianfranco Fini sui fatti è stato indagato per un solo giorno e l’opinione pubblica lo ha saputo solo dopo che i magistrati hanno deciso il non luogo a procedere; i fatti riguardanti Silvio Berlusconi, che si riferiscono al maggio scorso, sono stati resi noti (e come sempre le fonti restano coperte) poche ore dopo l’assoluzione di Fini e l’indagine è tuttora condotta non solo dal pm di turno ma anche dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che ha funzione di procuratore antimafia per il distretto di Milano.
E’ possibile che anche le indagini sul presidente del consiglio si esauriscano in una bolla di sapone, anche se il procuratore Boccassini ebbe un ruolo non secondario nell’avviso di garanzia recapitato nel 1993 a Berlusconi, durante il vertice mondiale sulla criminalità in corso a Napoli: quell’avviso, del quale il direttore responsabile del Giornale, Alessandro Sallusti – allora al Corriere della Sera che rivelò la notizia – ha ricostruito l’origine della soffiata, anzi della consegna fisica del documento.
Quando si è saputo che Fini era stato indagato per un giorno e liberato in 24 ore da ogni sospetto di reato ma non, inevitabilmente, dal giudizio di nepotismo e danneggiamento delle casse del suo partito, non risulta che Berlusconi abbia detto una parola di commento, mentre sicuramente hanno gridato i due soli giornali dichiaratamente schierati a favore del capo del governo; quando i giornali, con in testa il Corriere della Sera, hanno raccontato i fatti sessual-marocchini del presidente del consiglio, il presidente della Camera ha invece pronunciato un commento diretto contro Berlusconi: se i fatti sono come si raccontano, il presidente del consiglio deve fare un passo indietro, cioè dimettersi.
In altre parole, la terza carica dello stato si è comportato nè più nè meno che come i due giornali violentemente berlusconiani, pur avendo anch’egli a sua disposizione un giornale, Il Secolo d’Italia, ancorchè molto meno diffuso de Il Giornale e di Libero.
Ma questi dettagli di comportamento dei magistrati, della terza carica dello stato, dei giornali berlusconiani sono accessori. Per i cittadini onesti sia il caso Montecarlo sia il caso Ruby fanno letteralmente schifo, pur non essendo reati e pur essendo probabilmente moralmente più grave trasferire valore dalle casse del proprio partito a quelle dello pseudo cognato, visto che si parla di maneggio di denaro, sia pure in sede privata, da parte della terza autorità dello stato. Ma questa vicenda di Montecarlo avrà sicuramente un seguito sul piano civile per l’azione di Francesco Storace, ex-An e leader della Destra.
Lo spettacolo sui due temi è poi diventato indegno a Porta a Porta di lunedì 1 novembre fra il direttore di Europa, uno dei due quotidiani del Pd, Stefano Menichini, e il direttore de il Giornale Sallusti. Ma per una volta i due rappresentanti dell’opposizione, Rocco Buttiglione dell’Udc e il parlamentare europeo del Pd, Davide Sassoli, hanno colto finalmente un lato politico serio: Fini vuole costringere Berlusconi alla resa attraverso una guerra di logoramento quotidiana.
Boulevard Princesse Charlotte a Montecarlo
Un comportamento non degno, vale sottolinearlo, della terza carica dello stato. E siccome tutto ciò serve a mettere in difficoltà crescente Berlusconi, soprattutto a beneficio del Pd, i giudizi dell’opposizione sono naturalmente straordinariamente tolleranti verso Fini e faziosissimi verso Berlusconi.
Si può quindi concludere che, purtroppo, il dramma del paese non è semplicemente quello per cui Fini ha dato il via a una guerra senza quartiere contro Berlusconi volendo ereditare anzitempo la guida del centrodestra; non è semplicemente che la risposta di Berlusconi non è stata politicamente adeguata, lasciando che due giornali a lui vicini sparassero ad alzo zero, sia pure legittimamente, trasformando il confronto in una guerra di posizione; ma è anche, e soprattutto, che l’opposizione sa vivere solo cavalcando gli scandali, manifestando violento odio personale verso Berlusconi e sperando nell’aiuto di quella parte della magistratura che da sempre concepisce la giustizia in senso politico.
Cosa si può fare, come cittadini, per far uscire il paese da questo drammatico degrado?
Milano Finanza 3 novembre 2010