Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano

LA SMORFIA DI GIANFRANCO FINI

Fin dall’inizio abbiamo riconosciuto il valore e anche il coraggio della svolta di Fini. Senza la sua pur tardiva battaglia per la legalità, corroborata da fedelissimi come Fabio Granata e Giulia Bongiorno, le porcate supreme del “processo breve” e del bavaglio sulle intercettazioni sarebbero leggi dello Stato. E, se oggi s’intravede il tramonto del lungo incubo berlusconiano, lo si deve soprattutto al distacco di Futuro e libertà.

Ciò premesso, però, una domanda s’impone: che cosa vuol essere Futuro e libertà? Un partito con un’identità netta intorno ai valori di una destra normale, cioè legalitaria e rigorosa, o un caravanserraglio di riciclati berlusconiani in fuga dalla nave che affonda? Ogni giorno le cronache segnalano le “new entry” (new si fa per dire) che si accalcano all’ingresso del partito finiano senza incontrare la benché minima resistenza: che so, un filtro, un buttafuori, un cerbero che prenda le generalità dell’aspirante futurista e gli ponga almeno un paio di domande su come la pensa su alcuni princìpi cruciali.

TIZIANA MAIOLO

Forse perché i princìpi, a parte la vaga evocazione a Mirabello, stentano a emergere con la necessaria chiarezza. Si spera che ciò avvenga domenica a Perugia. Nell’attesa, però, entra di tutto e non si butta via niente. Come se l’unico criterio fosse quello numerico, più adatto a un circo che a un partito: più gente entra più bestie si vedono. Non sempre, in politica, è la somma che fa il totale. Il rischio, insomma, non è tanto che Fli si riduca a un bonsai della vecchia An, ma a una Forza Italia senza Berlusconi.

ALFREDO BIONDI – Copyright Pizzi

Uno degli ultimi acquisti, per dire, è Tiziana Maiolo, già redattrice del Manifesto e candidata a sindaco di Milano per Rifondazione comunista, che nel ‘94 saltò sul carro del vincitore, cioè di Forza Italia e ora ha fatto lo stesso sul carro finiano: che c’entra con Fli questa presunta “garantista” che ha proposto l’abolizione dei pentiti di mafia, della custodia cautelare (per tutti!) e del 416-bis, cioè dell’associazione mafiosa, e ha passato la vita a insultare i migliori magistrati anticorruzione e antimafia?

Alfredo Biondi è dato in avvicinamento: è l’autore della prima legge ad personam dell’Era Berlusconiana, il decreto che nel ‘94 aboliva il carcere per i reati di Tangentopoli, guardacaso alla vigilia degli arresti per le tangenti Fininvest alla Guardia di finanza; il decreto fu poi ritirato a furor di popolo grazie allo smarcamento di Fini e Bossi. Possibile che Fini abbia perso la memoria?

Rosso Roberto Vice Presidente Piemonte

Che c’entra l’avvocato Biondi con l’idea di legalità sbandierata da Fli? Poi c’è il piemontese Roberto Rosso: era nella Dc con Vito Bonsignore, nel ‘93 fondò il movimento “Mani Pulite”, poi passò a Forza Italia e si fece le sue brave cinque legislature; appena tre mesi fa s’è dimesso da vicepresidente della giunta Cota per lo scandalo Phonemedia; ancora sette giorni fa giurava che “mille motivi mi trattengono nel Pdl” e assicurava grande “stima” a Denis Verdini; poi l’improvvisa folgorazione: finiano della prima ora, un antemarcia. Ma si può?

Imbarcato anche Giampiero Catone, che ha girato un po’ tutti i partiti e visitò anche le patrie galere: ora dice di aver risolto tutti i guai con la giustizia, ma il curriculum resta da paura. Pare che sia tentato da Fli anche Valerio Carrara, celebre perché nel 2001, unico deputato eletto nell’Idv, appena entrato alla Camera si convertì a Forza Italia in meno di 24 ore: ora ha un’altra crisi di coscienza, sempre dove tira il vento, ça va sans dire.

Ormai, sull’Arca di Noè, manca soltanto Jimmy il Fenomeno. Ma che deve fare un politico per essere respinto all’ingresso di Fli? Alla domanda del nostro Ferrucci se abbiano mandato indietro qualcuno, i colonnelli finiani hanno risposto: sì, uno, Lunardi. Bene.

Ma per entrare basta non essere Lunardi, o è richiesto qualche altro requisito? Tipo magari la coerenza con il progetto finiano? Se è vero che le idee camminano sulle gambe degli uomini, forse è il caso di schiarirsi le idee e poi guardare in faccia gli uomini. Certa gente basta guardarla in faccia e si capisce tutto.

……Questo è al momento, ad opera del ritrattista che più antiberlusconiano non si può,  il ritratto del partito personale dell’on. Fini che lo stesso Fini si appresta  a varare domenica prossima in quel di Perugia. Già, Perugia. A Perugia, nelle ore della vigilia, ottobre 1922,  il fascismo mussoliniano stabilì il quartier generale della marcia su Roma, con i quadrumviri che soggiornavano all’Hotel Brufani, storico ed elegante albergo del capoluogo umbro, tale rimasto ancor oggi, mentre la truppa si arrangiava come poteva.  Alla luce del ritratto travaglino, non sembra essere quella di Perugia una specie di nemesi storica, non foss’altro perchè quel che manca al caravanserraglio finiano è una componente essenziale: quelli della prima ora. Quelli, cioè coloro che hanno partecipato, nel bene e nel male, all’attraversata del deserto, talvolta senza neppure il pane e l’acqua, a Perugia la prossima domenica non ci saranno, perchè sono rimasti del tutto indifferenti alla “chiamata” finiana, questa si molto simile a qualcosa di già visto, il badoglismo, che fu, alle origini del MSI, il lievito morale che unì quanti, sposando il motto di De Marsanich, primo segretario nazionale missino, “non rinnegare, non restaurare”, scesero in battaglia, una battaglia senza speranza, che  tale è stata sino alla discesa in campo di Berlusconi, checchè ne dica un certo Alessandro Campi, sconosciuto politologo finiano che parla di Berlusconi come di una anomalia. E’ grazie a questa anomalia che questo Campi ha trovato da mangiare facendo il direttore della fondazione finiana FareFuturo, ed è grazie a questa anomalia che molti di quelli che ora si affrettano ad aggregarsi a Fini, fiutando, sbagliando, una prossima ed inevitabile, a parer loro,  debacle della anomalia berlusconiana.  Che se deve cessare ad opera di questo caravanserraglio di prostituti ed accattoni non ha davvero nulla da temere, perchè non saranno costoro, i Maiolo, i Biondi, insieme ai Granata e ai Briguglio, passando  naturalmente per il peggiore di tutti, un tal Bocchino, a determinare da una parte la fine della anomalia berlusconiana e dall’altra la nascita della cosiddetta “destra normale” evocata da Travaglio che come l’araba fenice, si sa che c’è ma non si sa dov’è,  e, in questo, caso, cosa è. g.