Il neo capo del neo partito del FLI, cioè Fini, a Perugia, come a Mirabello, si è riempito la bocca della parola “legalità“, innalzandola a bandiera del nuovo schieramento. E però ciò non gli ha impedito di arrulare nella sua nuova truppa due personaggi che rispondono ai nomi del sen. Nino Strano e dell’on. Giampiero Catone.Chi siano costoro lo apprendiamo dalle colonne del Fatto Quotidiano, giornale di Travaglio, che li descrive nel modo che segue.

NINO STRANO: DALLE INCHIESTE ALLA MORTADELLA…
Giuseppe Lo Bianco per “il Fatto Quotidiano

Se gli si parla di “bunga bunga” il senatore Nino Strano pensa subito ai bronzi di Riace: “Mi squaglio davanti a una creatura di marmo”. Precisando: “Ma non ho mai avuto un rapporto sessuale con un gay”. In Parlamento lo ricordano con la bocca piena di mortadella celebrare la sconfitta del governo Prodi in un pomeriggio di “bon ton” a palazzo Madama arricchito dall’offesa al collega Nuccio Cusumano, chiamato “checca squallida”.

“A me piace il turpiloquio, mi afferra, mi tira per un braccio” rivelò il senatore che si definisce oggi “esteta fottuto, amico di travestiti, troie e omosessuali”. Chissà se utilizzava lo stesso linguaggio all’inizio della sua carriera politica, negli anni del dopo stragi, quando, sotto l’ombrello della mafia stragista, si candidò, nel ‘94, nel movimento indipendentista Lega Sicilia, fondato da lui stesso e da Nando Platania, quest’ultimo accusato dal pentito Tullio Cannella di cambiare “pizzini” che lo stesso collaboratore avrebbe recapitato a Bagarella.

Una stagione ancora oscura durante la quale il boss corleonese invaghito di separatismo voleva duplicare l’esperimento leghista catanese a Palermo, racconta il pentito, che parla anche della candidatura di Strano alla presidenza della provincia di Catania. L’inchiesta finì in un’archiviazione, lui proseguì l’avventura politica in An: l’anno scorso è stato assessore regionale al Turismo della giunta Lombardo e lanciò tra le polemiche la Sicilia come meta del turismo gay.

Poi tentò la riconferma, ma Lombardo gli negò la qualità di “tecnico”, lasciandolo fuori dalla sua quarta giunta. Si consola con la Film Commission, decidendo di finanziare film in base a criteri turistici, piuttosto che culturali. L’indagine per mafia lo sorprende a Perugia, alla convention di Fli, ma il suo motto ricorda passioni di altri leader: “Frequento con piacere i locali dove ogni desiderio è possibile. Le mie donne sono sempre con me. Vivo dannatamente di contraddizioni”.

2 – GIAMPIERO CATONE: RICICLATO E PLURINDAGATO…
Chiara Paolin per “
il Fatto Quotidiano

Chissà cosa farà nella sua prossima vita l’onorevole Giampiero Catone: già ne ha vissute molte. Napoletano di nascita e abruzzese d’adozione, 54 anni ben portati, uomo Dc devoto a Rocco Buttiglione sin dalla più tenera età, Catone è un virtuoso dello slalom politico-istituzionale.

Mentre la Prima Repubblica cadeva a pezzi, lui riuscì fortunosamente a impossessarsi del simbolo scudocrociato assicurandolo in dote all’amico Rocco, il quale lo premiò nominandolo suo capo di Gabinetto al ministero delle Politiche Comunitarie con delega particolare allo sviluppo economico. Un posto ideale per Catone, ormai approdato a una felice vita Udc: economia, lavoro e relativi fondi lo hanno sempre appassionato moltissimo. Al punto da inventarsi attività inesistenti per cui richiedere lauti finanziamenti al Ministero dell’industria.

Per questo nel 2001 fu arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata. In pratica, due bancarotte da 12 milioni di euro l’una, e 6 milioni di finanziamenti ottenuti a fondo perduto. Dopo una serie di pericolosi rinvii a giudizio, arrivò la manna della prescrizione, ma ancora nel 2003 e nel 2007 la giustizia tornò a occuparsi di lui per bancarotta fraudolenta ed estorsione. Accuse da cui venne assolto, e subito promosso al Pdl: un seggio sicuro in Lombardia, una lussuosa poltrona da deputato che però non gli ha fatto passare la voglia di cambiare ancora.

È infatti entrato in Fli il 24 settembre, nei giorni più caldi del divorzio libertario: in cambio è arrivata la nomina a responsabile del movimento per l’Abruzzo. Ma la base locale ha reagito malissimo, dimissioni a raffica e una domanda: come parlare di legalità con un rappresentante plurindagato? Il 4 novembre il clamoroso dietrofront: Daniele Toto, nipote dell’avioimprenditore (e a sua volta indagato) Carlo, ha scalzato Catone.