FINI COME BERTINOTTI
Pubblicato il 15 novembre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Ormai la crisi del governo è in atto. I quattro cavalieri erranti della corrente finiana che ricoprivano posti di governo hanno rassegnato le dimissioni dopo averle annunciate tra lacrime e sorrisi già da tempo nelle mani del loro “capoccia” ed ora finalmente le hanno rassegnate secondo le regole istituzionali nelle mani del capo del governo e del capo dello stato. Ora finalmente senza infingimenti si può discutere di chi sia la responsabilità della crisi che si apre mentre il nostro Paese è impegnato con le drastiche misure varate dal governo a difendere la nostra economia, senza delle quali l’Italia rischia di fare la fine (già fatta) della Grecia o (annunciata) dell’Irlanda, del Portogallo o della Spagna. Fini e suoi accoliti hanno tentato di addossare la responsabilità a Berlusconi ma alla fine son dovuti uscire allo scoperto e la miccia che avevano acceso è scoppiata nelle loro mani di incauti orecchianti della politica e di ferrati politicanti dell’inciucio.L’inciucio Fini lo vorrebbe fare accasandosi in un cosiddetto “terzo polo” con Casini, Rutelli, e Lombardo con il quale ultimo lo stesso Fini ha varato in Sicilia un primo esperimento di governo milazziano con gli ex comunisti spostando la lancetta dell’orologio, lui che si ispira al futuro. di almeno 60 anni all’indietro, agli anni 60, quando, proprio in Sicilia, l’esponente democristiano Milazzo varò un govenro regionale mettendo insieme i missini e i comunisti dell’epoca. Allora l’esperimento fu un fallimento, di cui pagarano le coneguenze sia il MSI che il PCI, restituiti entrambi all’opposizione in cui, almeno il Msi, v’è rimasto sino a quando all’orizzonte non comparve un certo Berlusconi. Lo stesso contro il quale un altro cavaliere errante, cioè Fini, ha sguainato la spada del tradimento, approfittando, peraltro, del ruolo che lo stesso Berlusconi e la maggioranza di centro destra eletta nel 2008 non certo grazie a Fini, gli hanno attribuito. Sembra di assiastere ad un remake cinematografico perchè il Fini odierno richiama alla memoria il Bertinotti di qualche anno fa. Fu Bertinotti che decretò la caduta del primo governo Prodi, da sinistra. Questa volta è un Fini, da destra, a fare altrettanto, approfittando Fini come Bertinotti di un sistema istituzionale arruginito e del tutto inadeguato a garantire il governo di un grande paese. Sistema che invece di consentire al capo del governo di avere l’autorità per chiedere il voto agli elettori perchè possano esprimersi intorno al cambio della quaglia che oggi vede protagonista Fini, attribuisce poteri ormai non più giustificabili al capo dello stato il quale, secondo la carta costituzionale, superata nei fatti dalle legge elettorale vigente, potrebbe tentare di varare un governo cosiddetto tecnico, o istituzionale, o di garanzia, ma che in verità sarebbe un governo degli sconfitti sostenuto da un gruppo di ribaltonisti che eletti in uno schieramento hanno disertato per andare dall’altra parte. E’ questo che si tenta di far intravedere all’orizzonte ma in questo Fini non è equiparabile a Bertinotti. Bertinotti fu uomo d’onore, un galantuomo, che benchè avesse fatto cadere Prodi, non tolse il sostegno esterno ai governi di sinsitra che si susseguirono sino alla fine della legislatura. Fini invece, ricoprendosi delle penne del pavone che gli vengono mandate in dono da una sinistra sconfitta e allo sbando e che solo grazie al suo tradimento può “sognare” di vincere Berlusconi, senza arrossire neanche un pò, si appresta, nella veste di presidente della Camera, a salire il Quirinale per dare ragione a se stesso, quale capo della fazione che ha tradito il corpo elettorale. E’ l’ultima carta che gli resta, sperare che anche Napolitano, in virtù del suo passato di ex comunista, non assomigli a Bertinotti ma assomigli a lui. Perchè se Napolitano dovesse assomigliare a Bertinotti per Fini suonerebbero le campane a morto..elettorali. g.