“Tra le responsabilità della classe dirigente c’é anche quella di aver smarrito quel senso della dignità, della responsabilità e del dovere che dovrebbero essere proprie di chi è chiamato a ricoprire cariche pubbliche. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, come prevede un articolo della Costituzione che è tra i meno citati e conosciuti”

Sapete chi è l’autore di cotanta alta dichiarazione? Non l’indovinereste mai. Queste parole, che chiunque può sottoscrivere, tanto sono ovvie, sono uscite questa mattina dalla bocca del  nuovo oracolo di Delfo, ossia il presidente della Camera, il traditore per eccellenza, l’on. Fini, quasi in contemporanea con le dimissioni dei suoi “ominicchi” dal Govenro, così da decretarne la caduta. Solo che quelle parole, lo ripetiamo, assolitamente ovvie da poter essere da tutti  non solo condivise ma pronunciabili, l’unico che non le può pronunciare è proprio Fini. Fini ha assoggettato al sua carica pubblica, che gli è derivata dall’essere stato parte del progetto politico di Berlusconi che nel 2008 ha vinto le elezioni ai suoi interessi che non sono di certo quelli del Paese di cui Fini se ne impipa.  In sede di “spartizione” dei compiti, se a Berlusconi toccò di essere capo del govenro, Fini scelse per sè la poltrona di presidente della Camera. Alla quale fu eletto non per unanime volontà del Parlamento, ma dalla sola maggioranza, come al Senato la sola maggioranza elesse Schifani. Ebbene, se i suoi ominicchi hanno dato le dimissioni dal governo, lui, che è poco più di un quaraquaraquà secondo la classifica di Sciascia,  deve dare le dimissioni dalla carica di presidente della Camera proprio in virtù delle parole che stamattina, con la solita spudoratezza, la stessa con la quale ha venduto al cognato una casa del partito a prezzo stracciato, ha pronunciato, atteggiandosi a unico depositario della “verità“, come fosse un nuovo “messia”, lui che non non nasconde ormai più la sua assoluta lontanza dai precetti della Fede. Ma alle dimissioni dei suoi, non ha aggiunto le sue dalla carica che è parte del progetto berlusconiano, ma ne rimane attaccato perchè deve usarla come clava per ottenere quello che vuole, cioè lo sfascio del Paese, pur di cacciare Berlusconi, senza passare dal vaglio degli elettori, d’accordo con alcuni moscerini della politica, tipo Rutelli e Lombardo (quest’utlimo indagato  PER CONCORSO EStERNO AD ASSOCIAZIONI MAFIOSE) e Casini (praticante della politica della convenienza) e alcuni falliti, tipo Bersani il cui candidato alle primerie di Milano è stato battuto dal candidato di Vendola.  Ma verrà prima o poi il cofronto con gli italiani e allora Fini si accorgerà cosa pensano di lui gli italiani. g.