Raitre inaugura il meto­do Saviano, edizione rivi­sta­e aggiornata del meto­do Santoro. E fa un botto di ascolti, segno che la guerra politica feroce e scorretta paga, alla fac­cia di chi invoca toni equilibrati. In che cosa consiste il metodo Savia­no? Semplice. Si prende un signore o un partito, nel caso in questione la Lega, e, con frasi allusi­ve, ricostruzioni parzia­li, narrazione mischiata a cronaca, si lascia inten­dere all’ascoltatore che tra il soggetto in questio­ne e la mafia c’è un certo feeling, se non addirittu­ra complicità. Il malcapi­tato non può difendersi perché non è presente in quanto non invitato. Inu­tile che chieda di replica­re, come ha fatto ieri Ma­roni, nella puntata suc­cessiva. La risposta è che non se ne parla neppure, nonostante si stia parlan­do di servizio pubblico. Non ci resta che subire la lezioncina di un signo­re, Saviano, che la mafia l’ha studiata al punto da mutuarne metodi e sco­pi. Il suo è stato infatti un monologo politicamen­te e cultur­almente mafio­so contro un grande par­tito, la Lega, guarda caso in queste ore unico fede­­le alleato, e quindi possi­bile salvagente, di Silvio Berlusconi. Infangare, seminare il dubbio, la­sciare i discorsi a metà. Saviano è il nuovo padri­no della cosca che ha in­filtrati ovunque, nei gior­nali e nelle televisioni, nell’Ordine dei giornali­sti che guarda, ascolta e, ovviamente, a loro, e so­lo a loro, lascia fare. Questo scrittore, so­pravvalutato e ormai pre­so solo da se stesso, ci ha spiegato che la Lega è contigua alla mafia. La quale mafia ha messo le radici in Lombardia per­ché è la­regione dove gira­no tanti soldi. Sai che sco­op. Lo sapevamo anche noi, senza neppure do­ver leggere Gomorra , che da circa cinquant’an­ni al Nord combattiamo le cosche, direi anche con un certo successo. Se la Lega di Bossi ha at­tecchito così velocemen­te è proprio perché ai lombardi i mafiosi non stanno molto simpatici, proprio come i clandesti­ni, che delle mafie vec­c­hie e nuove sono poten­ziali soldati. A combatte­re i mafiosi, insomma, siamo preparati. A difen­derci dal metodo mafio­so di Saviano, un po’ me­no, perché al Nord si pre­feri­sce lavorare che pon­tificare, che poi è il mi­gli­or antidoto alle infiltra­zioni di qualsiasi genere. Tra gli elenchi snoccio­lati nelle puntate di «Vie­ni via con me » ne vorrem­mo ascoltare uno, quello sulla libertà di opinione. Sarebbe per esempio bel­lo poter dire: Saviano si è comportato come un cre­tino. Oppure: la mafia a noi ha fatto molto male, a Saviano molto bene. O ancora: Fazio ha messo in piedi una trasmissio­ne da vero furbetto. Du­bito che un elenco simile verrà messo in scena. So­n­o parole troppo forti e ri­voluzionarie, anche per chi, come i nostri eroi, ogni mattina appena sve­glio mangia pane e ma­fia. Salvo poi vomitare bi­le addosso alla Lega, al Nord e a tutti noi.

IL GIORNALE 17 NOVEMBRE 2010

…...Saviano, che ha imparato bene il metodo Santoro e si è ben sintonizzato nei metodi di RAI3 specializzata nell’aggressione sistematica di tutto ciò che è alla sua destra (ad eccezione di Fini che come si sa di certo non è più definibile di destra), si è adeguato alla bisogna. Alla ferma protesta di Maroni,  che è il Ministro dell’Interno e di certo non è il ministro della malavita di giolittiana memoria, prendendo a pretesto la frase di Maroni “voglio guardarlo negli occhi”, ha dichiarato che Maroni gli ricorda Sandokan che è uno dei più sanguinari malavitosi napoletani il quale, secondo Saviano,  a sua volta lo avrebbe sfidato “a guardarlo negli occhi”. Cioè, il supponente Saviano,  che ha stampato il suo unico libro con la Mondadori che è di Berlusconi e che è andato in scena con una produzioone in cui è parte lo stesso Berlusconi, mostrando tutti i limiti della sau etica di fronte agli affari, ha accostato il Ministro degli Interni del nostro Paese ad un criminale incallito e sanguinario. Non è sfuggitto a Maroni che oltre che pretendere il confronto con lo stesso Saviano che non appartiene come metodo alla camorra ma che avviene dovunque, ha invitato Saviano a correggersi altrimenti ricorrerà alla Magistratura. Lo faccia Maroni, senza attendere tempo anche se è avvertito: può darsi che incontri sulla sua strada qualche PM che dichiari quello di Saviano diritto di cronaca alla faccia del suo galantuomismo da tutti riconosciuto. Cosèì vanno le cose in questo nostro Paese che è sempre più alla rovescia, per dirla con il direttore de Il Tempo, Mario Sechi. g