Nel nostro commento all’accusa rivolta da Fini a Napolitano di essere ondivago perchè non gli ha tenuto la corda con cui Fini si apprestava a strangolare il suo benefattore, l’avevamo scritto che il vero ondivago è lui, il Fini, il presunto o finto profeta del 21° secolo. E avevamo aggiunto che da qui al 14 dicembre chissà che Fini non cambi di nuovo dopo averlo fatto tre o quattro voltre negli ultimi due mesi.

E’ bastato attendere poche ore, le 18 di oggi, per avere ragione. Infatti Fini  alle 18 si è affacciato sul sito della sua corazzata Potemkin per diffondere, naturalmente senza avere difronte nessun interlocutore, un suo nuovo messaggio al Popolo (sic!) che, secondo lui,  beotamente non ha null’altro di meglio da fare. Ma non è questo il punto. Il punto è che Fini, dopo le solite banalità sulla “nuova destra” (che guarda a sinistra), e rimestato le altre banalità  che già aveva esposto come uno scolaretto durante la trasmissione del duo Fazio -Saviano, ha  fatto una clamorosa marcia indietro rispetto alle roboanti dichiarazioni dei giorni scorsi tanto da far dire al ministro Rotondi, l’ex dc che non è proprio un campione di battute, che Fini sembrava un piromane in veste di pompiere. Perchè ha richiamato il presidente del consiglio al dovere di governare quasi non fosse lui il Fini che dieci giorni fa a Perugia, novello ducetto in attesa di marciare su Roma, aveva dato il benservito a Berlusconi, mentre i suoi fedelissimi da Granata a Briguglio a Bocchino (che, dice Capezzoni, gli ha fatto più danni di Giancarlo Tulliani) urlavano la necessità di un govenro di larga intesa da Fini sino a Vendola pur di cacciare il tiranno da Palazzo Chigi. Si può raccomandare a Berlusconi di ben governare vista la nuova congiuntura economica in arrivo,  quando lo si intende sfrattare dal Governo e tra l’altro non raccomandarlo a se stesso, visto che nei giorni scorsi null’altro ha fatto che spargere irresponsabilità? Evidentemente no. Evidentemente il profeta Fini,  “profeticamente” si sarà reso conto che i suoi calcoli sono risultati sbagliati prima ancora di tirare le somme, avrà avuto sentore dei mugugni (non quelli dei portuali genovesi a cui Mussolini riconobbe questo diritto in luogo del diritto di sciopero) di molti parlamentari che hanno aderito al FLI ma che non se la sentono di saltare il fosso, votare contro il govenro, allearsi con la sinsitra, e  così ha abbassato i toni, ha ammorbidito la lingua, insomma si è nuovamente immerso,  in soli cinque minuti,  primato unico nella storia della politica internazionale, nella solita torbida fuliggine che lo accompagna da sempre. Insomma ha innestato la marcia indietro, per carità senza dirlo, anzi nascondendosi dietro il suo manifesto del quale chiede che in centomila lo firmino,  come fosse lui, Fini, un nuovo Marinetti, Filippo Tommaso, Accademico d’Italia, poeta,  che nel 1909 fondo il Movimento futurista e lanciò il suo Manifesto, che non ebbe bisogno nè di centomila nè di 100 firme per essere una cosa autorevole. Quello che non è Fini. E se ne è accortro anche Bersani che a commento del nuovo discorsetto di Fini se ne è uscito con un laconico “ciascuno faccia ciò che vuole”. Fini lo ha deluso prima ancora di cominciare. Non abbiamo mai nutrito dubbi. g.