FAZIO E SAVIANO: GLI INFALLIBILI SMEMORATI, l’editoriale di Mario Sechi
Pubblicato il 24 novembre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Nove milioni e fischia incollati al video. Fazio e Saviano confermano i loro numeri (complimenti) ma questo non significa che la coppia possa anche dare i numeri e pretendere che tutti stiano sull’attenti di fronte allo show a senso unico. Per amore della libertà di critica e della verità pubblichiamo su Il Tempo una controinchiesta sul Saviano pensiero irradiato in tv. La penna è quella di Simone di Meo, un cronista napoletano con i controfiocchi, uno che Saviano conosce bene, visto che anche dal lavoro sul marciapiede del Di Meo – e di tanti altri bravi colleghi – il bestsellerista ha attinto a piene mani per scrivere Gomorra.
Il quadro che ne viene fuori è davanti ai vostri occhi, cari lettori. La versione di Saviano ha delle voragini che noi umilmente colmiamo ricordando come vanno le cose all’ombra del Vesuvio. Non è carino che l’autore della Mondadori (casa editrice di Silvio Berlusconi) abbia dei vuoti di memoria così ampi. Tralasciare il Bidone dei Progressisti campani non fa onore al servizio pubblico televisivo. Si possono fare puntate a tesi, sostenere idee bislacche, ma omettere che la “monnezza” è intestata in gran parte alla gestione del centrosinistra del “miracolo napoletano” e far apparire la faccenda come un ping pong tra industrie del Nord, camorra e qualche leghista non va bene. Dedicare un impercettibile passaggio a Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino e poi lanciarsi in un elenco di frasi di Berlusconi per farlo apparire come l’abominevole uomo della spazzatura perenne è un’impresa da Faziosi.
Fazio e Saviano hanno illimitata libertà – e sono pronto a difenderla – ma devono ricordare che hanno anche dei piccoli doveri, come quello di essere completi nell’esposizione dei fatti (pur restando della propria legittima opinione) e dare la possibilità di replica a chi si sente messo nel cono d’ombra delle allusioni e delle complicità.
Il successo di pubblico di «Vieni via con me» non è il lasciapassare per qualsiasi invettiva o scenario complottista. Credersi migliori, aver fondato il partito dei Giusti a Prescindere non dà né a Saviano né tantomeno a Fazio la chiave per aprire le porte della Verità Divina. Non sono infallibili, hanno passioni, emozioni e soprattutto sono colmi di pregiudizi politici con i quali fanno il loro programma. Quando vanno in onda, i loro sguardi e sorrisetti trasudano la sicumera di chi si sente infallibile e baciato da una missione soprannaturale. E invece no. Possono sbagliare. Sono terreni. Sono uomini. E noi – Totò docet – non siamo caporali. Mario Sechi, Il Tempo, 24 novembre 2010