Inchiesta Finmeccanica, vicenda Wikileaks, strumentalizzazione dei casi Napoli e Pompei: Berlusconi e Frattini mettono in guardia da chi vuole il suicidio del Paese

C’è qualcuno che sta giocando con­tro l’Italia, den­tro e fuori i confi­ni nazionali. È questo l’al­larme lanciato ieri nel Con­siglio dei ministri dal pre­mier Silvio Berlusconi e dal ministro degli Esteri Fran­co Frattini. La parola d’or­dine sarebbe: destabilizza­re, in chiave antiberlusco­niana ma forse non soltan­to. Non a caso il governo in­t­erviene nel giorno che par­te l’inchiesta giudiziaria sulla galassia di Finmecca­nica, il colosso italiano del­­l’aerospaziale, una delle poche aziende nostrane che compete alla pari con i leader mondiali del suo set­tore, quello della difesa e dell’alta tecnologia (21 mi­­liardi di euro di ordinativi in corso, 2 miliardi di inve­stimenti nella sola ricerca ogni anno). Nessuno met­te in dubbio il diritto dove­re della magistratura di ac­certare eventuali reati. Quello che preoccupa è la gestione giudiziaria, me­diatica e politica della vi­cenda, le fughe di notizie e le ipotesi investigative spacciate per verità. Mette­re a rischio una parte del Pil italiano per poi magari scoprire tra un anno che si è di fronte a una vicenda di malaffare di ordinaria am­ministrazione, con prota­gonisti il faccendiere di tur­no e qualche funzionario infedele, sarebbe una fol­lia. Preoccupazione non campata in aria, visti i tem­pi della giustizia italiana e alcuni clamorosi preceden­ti. Non dimentichiamoci che la credibilità e l’effi­cienza della nostra Prote­zione civile solo qualche mese fa sono state distrut­te, prima in tv e sui giornali che in Procura, da un’in­chiesta della quale ancora oggi non si è capita la consi­stenza.

A chi gioverebbe una Finmeccanica screditata? A tanti e in tutto il mondo. Parliamo di affari da capo­giro che aziende estere non vedono l’ora di sottrar­ci. E trattandosi di alta tec­nologia militare, parliamo di delicati equilibri politici tra i grandi Paesi del mon­do e loro satelliti. Ma Fratti­ni è andato oltre, mettendo insieme a Finmeccanica la spazzatura di Napoli, Pom­pei, le annunciate fughe di notizie sulla corrisponden­za riservata tra Paesi alleati (caso Wikileaks) e altro an­cora. Cose che apparente­mente non c’entrano una con l’altra.Ma non è così.A chi giova, per esempio, ven­der­e al mondo come lo sfa­scio dei Beni culturali italia­ni il crollo a Pompei di un manufatto di cemento ar­mato costruito nel secolo scorso? A chi giova trasmet­tere per due ore sulla Rai (Santoro) un pentito (Cian­cimino) giudicato inatten­dibile dai magistrati stessi che pontifica senza con­traddittorio su fantomatici patti tra Stato e mafia? A chi giova che uno dei nostri principali scrittori, Savia­no, straparli sulla stessa tv di un collegamento organi­co tra la ’ndrangheta e il principale partito del Nord, la Lega? A chi giova far credere all’estero che mezza Italia è sotto cumuli di rifiuti quando il proble­ma è notoriamente circo­scritto a una piccola parte di una sola città, Napoli? E a chi fa gioco amplificare le dichiarazione del capo dei magistrati italiani, Luca Palmara, che la nostra giu­stizia è messa peggio che in Ruanda?

Tutte queste bugie tra­sformate in verità ovvia­mente non giovano all’Ita­lia. E fanno l’interesse di chi nel mondo vuole sot­trarci turisti, imprenditori, investitori,indebolire l’affi­dabilità dei nostri titoli di Stato. Non credo sia assur­do sostenere che l’antiber­lusconismo italiano si stia saldando con poteri fuori confine. Non sarà un dise­gno organico ma certa­mente è in corso un tentati­vo di suicidio nazionale premeditato.

Alessandro Sallusti, Il Giornale, 27 novembre 2010