BERLUSCONI: TUTTI CONTRO DI ME? UN’AMMUCCHIATA PERDENTE
Pubblicato il 29 novembre, 2010 in Politica | Nessun commento »
I principali responsabili di questa situazione, per il premier, restano i finiani verso cui Berlusconi non vuole concedere alcuna indulgenza. Non tutti, sia chiaro, visto che il Cavaliere è sempre persuaso che alla fine, alla prova del voto in Aula, «alcuni si sfileranno e non staccheranno la spina al mio governo». Berlusconi sa che in questo momento nel Fli sta prevalendo la linea dei falchi, tanto che ieri il sito di Generazione Italia anticipava con una lettera ironica il ritiro della fiducia all’esecutivo. «Si prendano la responsabilità in Aula» ripete da giorni il Cavaliere. E anche il portavoce vicario del Pdl Anna Maria Bernini chiosa: «La fiducia si dà o si toglie nelle sedi opportune, non attraverso papelli burla che non fanno bene alla politica». Che la proposta dell’ex presidente dei Ds sia qualcosa di più che una boutade lo dimostra la mano tesa di Bocchino e Briguglio secondo i quali «D’Alema ha ragione». Ma «l’ammucchiata», come viene definita anche dal portavoce del premier Paolo Bonaiuti, non fa che rinsaldare l’asse di ferro Pdl-Lega. «Il rischio di un governo tecnico per arginare Berlusconi e la Lega è sempre più all’orizzonte. Ma non staremo con le mani in mano e non faremo imbavagliare il nostro popolo», dice minaccioso il senatore del Carroccio Fabio Rizzi. Mentre Osvaldo Napoli (Pdl) sbeffeggia le opposizioni: «Fini, Bocchino, D’Alema e Bersani chiamano di responsabilità nazionale un governo che in realtà è di salvezza personale».
Quindi «avanti così», ripete Berlusconi a chi lo ha sentito, sempre più convinto di avere i numeri in Parlamento, alla conta di metà dicembre. Certo, il dopo resta un’incognita. Ma anche su questo fronte nel Pdl si cerca di essere ottimisti. I contatti con i centristi non si sono mai interrotti e non è detto che alla fine Casini, magari in gennaio, non ceda alla proposta di avere voce in capitolo in un eventuale rimpasto di governo. Sul leader Udc, infatti, continuano ad arrivare pressioni in questo senso anche da ambienti vaticani, timorosi di una sua virata verso forze troppo laiche. Ma per le trattative c’è ancora tempo e magari il senso di responsabilità, vista la situazione economica di Eurolandia, potrebbe aiutare. E a proposito di Europa, prima di una serie di impegni internazionali che lo porterà fuori dall’Italia per una settimana, Berlusconi ha ricevuto una telefonata dal cancelliere tedesco Angela Merkel per fare il punto sul piano di aiuti all’Irlanda e sulla prossima probabile crisi del Portogallo. Non è detto che i due capi di governo abbiano anche parlato della tempesta in arrivo, con le rivelazioni del sito Wikileaks.
…..E’ di ieri l’intervista del comunista di ferro Massimo D’Alema che ha auspicato una santa alleanza contro Berlusconi e il governo PDL-Lega che metterebbe insieme tutti, dal PD a Vendola, passando per Casini e Fini. Quest’ultimo, ormai in preda ai fumi della dissolvenza politica, non ha fiatato ma ha fatto parlare i soliti Bocchino e Briguglio ai quali non è parso vero poter dire di si a D’Alema, salvo incamminarsi in un percorso accidentato, quello della leadership per la quale Brigulgio “vede bene Fini”. Non si sa con quale canocchiale Briguglio vede tanto lontano…..ma Fini che un pò se ne intende oggi a Milano si è affrettato a dire che se si deve votare bisogna cambiare la legge elettorale, ovviamente nel senso che vorrebbe lui, cioè non reintroducendo le preferenze o ritornando al maggioritario o al proporzionale, puro o alla tedesca (ciascuno dei partecipanti alla santa alleanza antiBerlusconi ne ha uno che preferisce…) ma solo riducendo al 45% il premio di maggioranza alla coalizione vincente, in modo da renderla ricattabile dai tipi come lui che nell’arte del ricatto politico è particolarmente bravo. Ma per cambiare la legge elettorale ci vorrebbe un governo che abbia la fiducia e la maggioranza in Parlamento e in entrambi i rami dello stesso. Sempre che il presidente della Repubblica se la senta di ribaltare la volontà degli elettori e consenta che si vari un governo degli sconfitti contro il governo dei vincenti, cioè il contrario delle regole della democrazia in ogni parte del mondo, salvo che nei regimi totalitari, assolutisti, dittatoriali. Sarebbe un golpe che gli elettori non accetterebbero e d’altra parte se Fini vuol provarsi a contarsi dopo essersi alleato con la sinistra, si chiami PD, o Vendola,o Di Pietro, lo faccia pure. Gli italiani lo attendono al varco. g.