CAMERA CHIUSA PER GUERRA
Pubblicato il 2 dicembre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Il conto alla rovescia per conoscere i destini di governo, maggioranza e quindi della legislatura, è iniziato. Il segnale di ieri è stato chiaro. La Camera dei deputati ha sospeso i lavori fino al 13 dicembre, giorno nel quale Silvio Berlusconi chiederà la fiducia. Un ramo del Parlamento quindi chiude per evitare che le tensioni politiche possano mettere a rischio l’approvazione, da parte del Senato, della manovra finanziaria, così come chiesto dal presidente Napolitano: prima si mettono al sicuro i conti, poi si affrontano le beghe politiche. Evidentemente era alto il rischio che alcuni passaggi parlamentari (per esempio la sfiducia al ministro Bondi) potessero decretare anzitempo l’apertura di una crisi formale.
In politica le trattative non finiscono mai (e le seconde linee continuano a farlo), ma, fotografando la situazione, a oggi emerge che non c’è più spazio per ricompattare la vecchia maggioranza. Il tradimento di Fini si è spinto oltre la linea di un possibile ritorno e ieri Berlusconi lo ha ribadito: o ci sarà una fiducia ampia oppure si va a votare. Toccherà quindi ai finiani decidere se rendersi complici delle dissennate scelte del loro capo. Col passare dei giorni anche loro hanno abbandonato le residue speranze di un ribaltone (tutti, ma proprio tutti alleati contro Pdl e Lega) privo di senso politico, incomprensibile agli occhi dell’opinione pubblica, tecnicamente impossibile per divergenze di strategia e interessi tra le varie componenti.
Allora si va certamente a votare? Sì, a meno che non si verifichino due condizioni. La prima è che venga allo scoperto il malessere di molti finiani, disposti sì a prendere le distanze dal gruppo dirigente del Pdl, ma non a fare cadere il governo mettendo fine alla legislatura. La seconda è che un certo numero di parlamentari ora all’opposizione (tra radicali, Udc e delusi di sinistra) il 14 dicembre votino la fiducia. E non è detto che questa seconda ipotesi, anche se si realizzasse, sia sufficiente a evitare poi il ricorso alle urne. Quella che Berlusconi sta cercando e chiedendo in queste ore non è infatti soltanto una maggioranza numerica ma un patto politico in grado di sostenere la governabilità e le riforme non più rinviabili.
Con la Camera chiusa, la guerra di Fini e dell’opposizione si sposterà sul fronte mediatico. Fallito l’assalto Wikileaks (ieri la Clinton ha detto che Berlusconi è l’alleato più affidabile per l’America), l’obiettivo è seminare il panico sulla tenuta dei conti dello Stato per creare un clima ostile alle elezioni anticipate e convincere quindi Napolitano prima e lo stesso Berlusconi poi a trovare soluzioni alternative. È un gioco sporco, che crea turbativa sui mercati finanziari internazionali, che baratta la tenuta della nostra economia con questioni di potere e interessi personali. Prepariamoci a questo assalto finale ma non cadiamo nel trabocchetto. Non siamo nella situazione nella quale si sono trovate la Grecia e l’Irlanda. Lo dicono tutti meno Fini, Bersani, Vendola, Di Pietro e i giornali di sinistra. Un motivo ci sarà.