In queste  ore si sta consumando il tradimento di una pattuglia di voltagabbana agli ordini di Fini ai danni del centro destra e dell’Italia. Fini e i suoi “compagni” consumati da un odio irrefrenabile nei confronti di chi li aveva issati sugli scranni di Montecitorio e Fini addirittura su quello più alto, non si fanno scrupoli a tentare di consegnare il Paese, per rancore personale e forse per insuperabile invidia nei confronti di Berlusconi,  nelle mani della sinistra più becera e più rancorosa, la stessa che gli italiani hanno bocciato più volte negli ultimi due anni, alle elezioni parlamentari del 2008, alle elezioni amministrative ed europee del 2009, alle elezioni regionali del 2010. Lo scorso aprile, nonostante la defezione, anzi la calcolata e vergognosa  diserzione di Fini dalla battaglia elettorale, il centro destra guidato da Silvio Berlusconi , ha stravinto le elezioni regionali, consegnando al centrodestra regioni che da decenni erano nlle mani della sinistra. La sinistra,  perdente nelle competizioni elettorali,  spera di ritrovarsi al governo della nostra Italia non per volontà degli elettori ma contro la loro volontà,  grazie a Fini e compagni che stanno consumando uno squallido tradimento, con la spocchiosa e ridicola pretesa di essere pure considerati “salvatori” della Patria. Povera Patria nostra se dovesse pensare e sperare di essere salvata da siffatti figuri, guitti della politica e della vita, che potrebbero al più esibirsi   sul palcoscenico di qualche  polveroso avanspettacolo. Fini e i suoi compagni, benchè tentino di gettarla sul ridicolo, in verità appaiono come  tragiche comparse in un dramma di quart’ordine. Del resto Fini non è nuovo a metafore che hanno ad oggetto il ridicolo, pretendendo,  proprio lui, di farne motivo di scherno per gli altri. Appena tre anni fa, mentre Berlusconi annunciava la nascita del Popolo della Libertà, issato sul predellino di un’auto nella piazza simbolo della operosità italiana, la Piazza Duomo di Milano,  Fini commentò l’annuncio come una “comica finale”, intendendo, ovviamente, definire Berlusconi appunto come un comico che fa ridere e di cui ridere. Bastarono poche settimane perchè  lo stesso spocchioso fustigatore delle comiche altrui, compisse, proprio lui, una comica retromarcia  decidendo di sciogliere il suo partito, suo in tutti i sensi, come la storiaccia di Montecarlo ha dimostrato, conflluendo nel Popolo della Libertà in cambio della sua “elevazione”, novello santo, al ruolo di cofondatore. E in questa veste ha potuto ottenere l’ambita poltrona di presidente della Camera, istituzione che mai era scesa così in basso come in queste ultime settimane, essendo stata trasformata nel bivacco dei manipoli che stanno tentando di sovvertire le  libere istituzioni della Repubblica con un colpo di mano che assomiglia ad un vero e proprio “golpe” per  ridure ad oppositori i vincitori e i perdenti in governanti. Grazie al tradimento di Fini, ma guai a chiamarli traditori. Anzi, secondo Bocchino, fidato scudiero di Fini, è da irresponsabili non condividere  la scelta di chi si appresta a tentare il ribaltone in Parlamento, peggio ancora definirlo tradimento. A Bocchino hanno risposto alcuni parlamentari del PDL, molti ex AN,  fra questi un caro e indimenticato amico, Riccardo De Corato, andriese di nascita, milanese di adozione, vicesindaco di Milano negli ultimi dieci anni, senatore della Republica, con cui negli  anni ormai lontani della nostra giovinezza,  condividemmo  appassionanti  battaglie che forgiarono in quegli anni lontani  il nostro impegno di una vita.

Hanno risposto  questi amici a Bocchino, che contesta l’accusa di tradimento, che scegliesse lui il termine ma pur sempre tradimento è, perchè, hanno sottolineato siamo certi che il termine tradimento  ben si presti a definire l’atteggiamento di quanti, infischiandosene della volonta’ degli elettori, hanno prima costituito un gruppo parlamentare diverso da quello per cui sono stati votati, ed ora, poche settimane dopo aver approvato i 5 punti programmatici del governo, votano la sfiducia d’intesa con gli sconfitti. Poi, se proprio il termine tradimento fa irritare il Bocchino bizzoso, gli suggeriamo di chiedere all’Accademia della Crusca un sinonimo piu’ gradito che definisca chi e’ passato da Le Pen a Rutelli; dal piu’ grande statista del secolo al male assoluto; dall’etica della responsabilita’ al revisionismo sul ‘68; dalla lotta alla droga agli spinelli in Jamaica; dall’impossibilita’ di insegnare per gli omosessuali alle nozze fra gay; dal Dio Patria e Famiglia al laicismo piu’ becero; dal diritto alla vita alla dolce morte; dalla legge Bossi-Fini al voto agli immigrati; dal Presidenzialismo all’abolizione del premio di maggioranza; dai valori etici a quelli immobiliari; dalla difesa del merito alle scalate sui tetti delle Universita’; dalla terza carica dello Stato che non puo’ partecipare alla campagna elettorale al presidente della Camera che ospita nel suo studio una riunione di capigruppo ribaltonisti. Senza dimenticare che si è passati da Tatarella Granata….”. Cos’altro aggiungere… Già Tatarella, Pinuccio, ovviamente. Lo abbiamo già scritto, lo ribadiamo. Se Pinuccio Tatarella fosse stato vivo, mai avremmo assistitito al miserevole spettacolo che Fini e i suoi stanno offrendo al Paese e agli italiani, sopratutto agli italiani  che da sempre  hanno sognato di vedersi governati da chi ama e pratica la libertà. In nome della quale nutriamo speranza che il vergognoso obiettivo di Fini si infranga sulle scogliere dell’intelligenza della maggioranza del Parlamento. g.