LO SQUALLORE DI FINI SUL PALCOSCENICO DI BALLARO’
Pubblicato il 8 dicembre, 2010 in Costume, Politica | Nessun commento »
Ieri sera l’on. Fini, detto il traditore, è stato graditissimo ospite, naturalmente in video conferenzza, di Ballarò, una delle tante trasmissioni della RAI, pagata da tutti gli elettori, ma paurosamente inclinata a sinistra che ormai è il più consono palcoscenico di Fini e dei suoi “compagni”. Naturalmente Fini è stato trattato con tutti gli onori da parte di Floris per il quale ovviamente l’ironia e il sarcasmo vanno in scena solo quando al telefono c’è il Capo del Governo eletto da milioni di italiani. A Fini, invece, Floris si è prostrato come sanno fare solo i cortigiani o, al contraro, come sa fare chi sta maneggiando un cortigiano. Chi fra Floris e Fini è più cortigiano è in verità difficile a dirsi. Ma entrambi sono in lizza per il premio Nobel della categoria. Torniamo a Fini, il quale, sempre più nel pallone per il vicolo cieco in cui la sua boria e la sua saccenza lo hanno infilato, si è lanciato c0me un don Chisciotte (presente in studio il fidato Sancho-Bocchino) contro Berlusconi, che evidentemente è il suo incubo notturno. Incalzato, si fa per dire, da Floris, Fini ha “ingiunto” a Berlusconi di dimettersi prima del 14 dicembre….vien da chiedersi, e se Berlusconi non si dimette che fa Fini, lo caccia!? Ma l’ingiunzione di Fini a Berlusconi è una pistola scarica o caricata ad acqua, perchè subito dopo, pur saccente come al solito come, Fini , discettando sulla stabilità del governo, ha inconsapevolemtne rivelato il suo terroe e cioè che Berlusconi ottenga la fiducia anche alla Camera, ma destinato in questo caso “non a governare ma solo a galleggiare, mentre il Paese ha bisogno di un govenro che governi”. Appunto, vien voglia di ricordare a questo signore (si fa per dire), il governo eletto da milioni di italiani ad aprile del 2008 e che lui sta tentando di affondare per squallidi interessi di bottega personali. Ma il meglio dell’esibizione da avanspettacolo fine anni ‘50 offerta da Fini ieri sera, è venuto allorchè si è messo a parlare di “ribaltoni”, pratica che gli è molto congeniale avendola praticata da sempre nella sua vita di mestierante della politica. In proposito, giusto per non replicare la litania del suo ventriloquo Bocchino, Fini ha dichiarato che il “vero ribaltone lo ha fatto Berlusconi allorchè ha cacciato dal partito lui che ne era il cofandatore”. Ci sarebbe stato bisogno di Edoardo e la sua tecnica della pernacchia nell’indimeticato Oro di Napoli per regalargliene uno di proporzioni adeguate per sottolineare la grossolanità dell’affermazione. Fini se ne è andato per proprio conto perchè incapace di stare in un partito dove lui non decide tutto e il contrario di tutto come ha fatto negli anni in cui ha diretto prima il MSI e poi A.N. . E meno male che ha risparmiato l’altra accusa con cui attacca Berlusconi, cioè di non essere umile perchè se lo fosse stato, secondo Fini, non avrebbe perso pezzi come invece gli sarebbe accaaduto. Se l’avesse ripetuta, avrebbe meritato un’altra pernacchia perchè lui di pezzi ne ha perduti e davvero tanti: dei circa 130 parlamentari in quota A.N. eletti nel PDL nel 2008, solo meno di un terzo lo hanno seguito nella sua avventata decisione di affondare il governo eletto dal popolo dei moderati italiani, mentre gli altri due terzi, 88!, sono rimasti lealmente nel PDL. E quelli lealmente rimasti nel PDL sono gli ex vertici, prima del MSI e poi di A.N., e questa circostanza avrebbe dovuto far suonare qualche campanello nella testa di Fini. Ma Fini, sempre più invaghito di se stesso e del ruolo che il PDL gli aveva assegnato dopo la trionfale vittoria del 2008, ha perduto il ben dell’intelletto e ha creduto e forse pare crederci ancora che egli è il nuovo Profeta. Tanto profeta di se stesso che ha avvertito che anche nel caso il suo squallido affondo contro Berlusconi, il PDL e gli italiani, dovesse fallire, lui lì rimane, sulla poltrona di presidente della Camera. Benchè, da quando la Procura di Roma ha accertato che la casa di Montecarlo è effettivamente di proprietà del cognatino, da quella poltrona avrebbe dovuto scollarsi, non foss’altro che per mantenere il solenne giuramento sottoscritto in altra video conferenza (mai una volta che il nostro eroe si sottoponga come tutti alle domande dei giornalisti!): se sarà accertato che la casa è di mio cognato, un minuto dopo mi dimetterò da presidente della Camera. Campa cavallo, che l’erba dei ribaltoni finiani cresce in continuazione. Del resto se lasciasse l’alto scranno di Montecitorio chi sarebbe Fini?Un quaquaracquà in cerca d’ingaggio. g.