Fini torna a casa. No, non a Montecarlo. Torna da Berlusconi. Ancora non lo vuo­le dire in giro, ma prima di martedì, del famoso 14 dicembre, potrebbe arrivare a una tregua per dare un futuro a questa legislatura dopo il voto di fiducia. In pub­blico continua il bau bau, dietro le quinte chiede di trattare. È la politica, bellezza. Ma se proprio si vuole dare una spiegazio­ne a quello che sta accadendo bisogna guardare la matematica. Il segreto è nei numeri. Ogni giorno che passa ce n’è qualcuno che scappa dalla sfiducia. I fi­niani li contano e non si ritrovano più. I casiniani li guardano e vedono le poltro­ne del governo tecnico sfarinarsi. Il terzo polo non è più così sicuro di fare ombra al Pdl. È per questo che si tratta. Qui nessu­no se la sente di fare salti nel buio. La pau­ra del voto sta sfiduciando la sicurezza dei ribaltonisti. Un conto è contarsi nel palazzo, altro è fare i conti con gli elettori. E se quelli non capi­scono? Meglio mettersi d’accordo. Alla fine potrebbe convenire a tutti. Premier compreso. I finiani sono i più convinti. Tanto è vero che i centristi di Casini non hanno gradito l’incontro di Bocchino con il Cavaliere, ma da quello che si sen­te nell’Udc la tentazione di non restare un’altra stagione nel deserto è forte. E poi c’è la Chiesa che preme e ha paura dell’instabilità. Chiede conferme. Ma il dopo Berlusconi di che pasta è fatto? È Casini, Fini, Di Pietro, Bersani e Vendo­la? È un’ammucchiata con troppe inco­gnite. Non è un caso che il cardinal Berto­ne oggi incontrerà il Cavaliere. È un se­gnale, e per chi sa leggere i messaggi qualcosa vale. Ma su cosa si tratta? I finiani pensano che se sul piatto la maggioranza mettes­se due ministeri, lo Sviluppo e gli Este­ri, non potrebbero dire di no. Il proble­ma è convincere Berlusconi, che non vuole assolutamente dimettersi. Cioè: non si fida. I ribaltonisti chiedono di non essere loro direttamente a salvare il governo, vogliono salvaguardare la faccia. Ci penserà qualcun altro e qual­che assenza giustificata. L’importante è ridare a questo governo la stabilità. E qui si apre un problema. I finiani non possono neppure fingere più di tanto. È chiaro che a loro conviene guada­gnare altri due anni e far crescere il partitino. Ma neppure possono sfibra­re Berlusconi e lasciarlo a bagnoma­ria con un governo pieno di traboc­chetti. Se il Fli rientra nella maggioran­za deve farlo in piena regola. Questa volta il senso di responsabilità va ga­rantito. È per il bene dell’Italia. Un al­tro tira e molla non glielo perdonereb­be nessuno.
    IL GIORNALE 9 DICEMBRE 2010
    .…..Cosa succederà davvero non lo sa nessuno, e per questa volta ha ragione Napolitano quando dice che nessuno è in grado di leggere nella sfera di cristallo. Una cosa è certa. L’ultima proposta avanzata da Fini, sia pure contornata da soliti insulti al Cavaliere, è quella di un Berlusconi bis purchè il premier si dimetta prima del 14 dicembre e che accetti di rivedere la legge elettorale, facendone una che piace a Fini e che lo metta al sicuro da eventuali schiaffi degli elettori. E’ una proposta che dimostra che il baldanzoso Fini non è più sicuro di vedere disarcionato Berlusconi almeno alla Camera e tenta di mettere una pezza alle sue guasconate delle ultime settimanane. Gli ha fatto eco il fidato scudiero che a sua volta ci aggiunge il tono di sfida che gli solito, facendo apparire la resa come un ultimatum ma finendo col far ridere un pò tutti.  Ci sembra che Berlusconi non sia disponibile a dimettersi, nè a modificare la legge elettorale nel senso proposto da Fini il quale chiede di tornare all’uninominale che azzoppa il bipolarismo ma gli consentirebbe  di “nominare” i suoi fidati candidandoli dall’alto nei collegi sicuri come è avvenuto dal 1994 al 2001. Insomma una bella presa in giro per quegli elettori ai quali si fa credere che si vuole riconsegnare loro il diritto di scegliere il proprio candidato ma ai quali si vuole solo concedere il diritto di scegliere il candidato deciso dall’alto, con l’aggravante di vedere sfumare con il bipolarismo anche la stabilità di governo (salvo traditori!). Berlusconi ha detto di no e a parer nostro ha fatto bene. Se cjhiarezza deve farsi la si faccia in Parlamento dove ciascuno deve compiere le scelte dinanzi al Paese. E d’altra parte se Berlusconi accettasse una sola delle condizioni che Fini disoeratamente tenta di imporgli lo esporrebbe dopo poche ore agli ormai rituali giravolte di Fini. Il quale prima di porre condizioni deve una sola cosa: dimettersi da presidnete della Camera che ormai occupa abusivamente  e contro la volontà degli elettori che votando Berlusconi hanno votato i parlamentari che lo hanno issato su uno scranno di cui non è più degno. Si dimetta e poi nel caso si potrà discutere, verificando se è il caso di nominarlo ministro dell’economia per vedere cosa è capace di fare in materia oltre che favorire cognato e suocera negli affari della Rai e dintorni. g.