La notizia è su tutti i giornali. La Procura della Repubblica di Roma ha aperto due – non uno,ma due – fascicoli sulla presunta compravendita di deputati alla vigilia del dibattito parlamentare e della conta all’ultimo voto sulla sfiducia al governo Berlusconi. E’ una barzelletta si sono chiesti in tanti, una bufala, un pesce d’aprile anticipato? Macchè! La notizia è vera, verissima, con la precisazione che i fascioli risultano aperti con la velocità della luce a seguito di una denuncia presentata dal capataz dell’Italia dei Valori, Di Pietro, che lamenta il fatto che due deputati eletti nelle sue liste hanno deciso di cambiare idea e mentre uno ha già annunciato che voterà la fiducia a Berlusconi essendo rimasto deluso dalle posizioni di Di Pietro, l’altro si è unito ad altri due parlamentari con i quali ha costituito un nuovo movimento, l’ennesimo da quando ci si è messi a sbraitare, Casini in testa,  contro il falso bipolarismo, annunciando una posizione di attesa circa l’atteggiamento che assumerà il 14 dicembre. Ebbene Di Pietro ha denunciato in Procura che i due sarebbero stati “acquistati”, ovviamente da Berlusconi, perchè, ovviamente, quando si tratta di deputati che da sinistra vanno verso destra, ciò non può che essere conseguenza di corruzione e non già di libera determinazione delle coscienze dei singoli,  mentre, al contrario, quando avviene l’esatto opposto, quando cioè parlamentari vanno da destra sinsitra, essi, come D’Annunzio, il primo trassfuga parlamentare della  nostra storia unitaria, “vanno verso la vita”. E a Di Pietro ha fatto eco il solito Fini che riemergendo da alcune ore di  misterioso letargo ha sentenziato che “ormai siamo al calcio mercato”, ovviamente reagendo così, senza stile, come è nel suo costume,  alla insolita – per lui! – notizia che parlamentari sul cui voto da peones  egli faceva affidamento per completare l’opera di disarcionamento del Cavaliere, stanno invece mandando all’aria i piani e dissovendo nell’aria i sogni del numero uno dei traditori, cioè lo stesso Fini. Il quale, ci pare, che un paio di mesi fa ha spaccato il partito del PDL, ha convinto una trentina di parlamentari a formare un nuovo gruppo parlamentare, con i benefici economici che questo comporta, a schierarsi contro il govenro facendone dimettere alcuni componenti  e a presentare in concorso con altri una mozione di sfiducia al governo per farlo cadere. E questa cos’è per la Procura della Repubblica di Roma e per la  sua zelante  informatrice cioè il quotidiano Repubblica? E’ libera articolazione di idee? Mentre al contrario,  il fatto che singoli parlamentari decidano autonomamente di sostenere il governo diviene atto penalmente perseguibile? La Procura di Roma sa benissimo che non v’è reato, perchè altrimenti dovrebbe anzi avrebbe già dovuto aprire fascicoli per i  tanti cambiamenti di casacca che si sono registrati in Parlamento, sia alla Camera che al Senato, in questi due anni e mezzo di legislatura, e i più numerosi sono stati da destra verso sinsitra e non il contrario. Nè va dimenticato quanto è accaduto anche nelle precedenti legislature e i numerosi cambiamenti di casacca che si sono registrati senza che ciò destasse alcuna azione punitiva salvo una deplorazione verso chi cambia casacca, che per altro verso ha la copertura costituzionale visto che i parlamentari,  secondo la Costituzione,  operano senza vincolo di mandato, cioè non sono legati ad alcun obbligo di conservare le posizioni nell’ambito delle quali sono stati eletti ma sono liberi di mutarle a proprio insindacabile piacimento. E’ quanto è sempre accaduto senza che nessuno si sia sognato di scomodare la Magistratura, è quanto sta accadendo anche ora, con la differenza che certi signori che si riempiono la bocca di democrazia da quando sorge il sole a quando tramonta, non riescono a mandare giù il fatto che tutti i loro sogni stanno per infrangersi  sulle scogliere della realtà e perciò, come i bambini cui è stata strappata via la marmellata, corrono dalla mamma – in questo caso dalla Magistratura – perchè gli si renda la marmellata e anche il pane. Lo ha fatto Di Pietro, lo hanno solo bofonchiato  i pieddini di Bersani e naturalmente, sia pure con la saccenza che gli è consueta, anche Fini che si è rifatto alla metafora del mercato calcistico. E sin qui siamo alla politica. Ma quel che è sicuramente poco “politico” è l’intromissione, sia pure considerata “atto dovuto”, della Magistratura,  la quale scendendo in campo potrebbe finire col nutrire la voglia di risultare condizionante anche delle libere e autonome volontà dei cittadini. E questo  francamente è inaccettabile perchè da qui alla Iran il passo sarebbe breve. g.

P.S. Ovviamente anche questo ultimo disperato tentativo di Fini di non finire impiccato all’albero della sua boria risulterà fallace.