Sostiene Berlusconi che Fini è un buon tattico, ma un cattivo stratega, tant’è che vince qualche scaramuccia ma perde tutte le guerre. E successo ieri alla Camera dove tronfio sedeva sul trono che gli italiani gli hanno affidato perchè li difendesse dall’assalto della sinistra,  mentre proprio grazie a lui la sinistra tentava il colpaccio, mandare a casa il centrodestra grazie ad una congiura di palazzo il cui primo congiurato era proprio lui, Fini. Ma l’attesa è stata…disattesa, perchè il Parlamento, la Camera, oltre che il Senato, ha ridato fiducia a Berlusconi, anche se solo con tre voti di maggioranza. Pochi sostiene Fini che dietro le quinte, ingrugnito per la sconfitta, definisce solo numerica la vittoria di Berlusconi, ovviamente avendo in mente di colpire alle spalle, come da sempre lui solo sa fare. Ed infatti già oggi ha calenderizzato la mozione di sfiducia al ministro Bondi, uno dei tre coordnatori del PDL, uno degli uomini di punta di Berlusconi. Colpire Bondi, appena dopo la sconfitta di ieri, deve essere sembrata  a Fini  la maniera per esorcizzare la sconfitta, per rendere un pò amara la vittoria di Berlusconi verso il quale l’odio di mescola con la gelosia per quello che Berlusconi è e lui non sarà mai. Bondi ha scritto al Capo dello Stato per sottolineare la non terzietà di Fini, acclarata dall’uso che ha fatto in questi mesi, anche fisicamente, degli uffici della Presidenza della Camera e dall’uso che anche in questa occasione ha fatto dei suoi poteri discrezionali. Il suo portavoce si è affrettato a dichiarare che la mozione era calenderizzata da tempo, per cui Bindi avrebbe potuto chiedere notizie allo stesso Fini. Burocratico, come al solito, privo di qualsiasi emozione, tant’è che mai affronta il contradditorio e da mesi si sottrae a qualsiasi intervista che non siano quelle con stampa e TV amiche. Il problema, invece, è politico. Fini non asscura più la terzietà che la carica di presidente della Camera sottende e pretende, non garantisce sobrietà e distacco nellr decisioni, e ciò nulla ha a che vedere col fatto che quando presiede la Camera egli è imparziale. E anche questo, d’altra parte, è falso. Ieri un presidente che si fosse chiamato Pertini, l’antifascista Pertini, mai avrebbe consentito al deputato Di Pietro di rivolgersi al capo del governo con i toni scurrili che tutti hanno potuto ascoltare e se quel deputato non avesse desistito, l’antifascista pertini l’avrebbe espulso dall’Aula. Invece il fascista Fini, ancorchè convertitosi all’antifascismo di convenienza, si è guardato bene dal farlo, si è limitato a “richiamare” il deputato Di Pietro mentre il capo del governo si allontanava in segno di protesta. Il colmo. Il capo del governo si allontana mentre viene insultato e il presidente della Camera nulla ha da dire e da fare. E’ questa la ragione per la quale già da tempo Fini avrebbe dovuto dimettersi, a maggior ragione dopo la sconfitta di ieri che è anche e prima di tutto la  sua sconfessione, la sconfesisone dei suoi atti e delle sue scelte non già di deputato ma di presidente della Camera.  Ecco perchè deve dimettersi, ma dubitiamo che lo faccia o che lo farà, perchè a lui, che non è Pertini, manca la dignità della sofferenza subita per conquistare traguardi che si onorano anche con le rinunce. g.

…..E’ di pochi minuti fa la notizia che il trio Lescano della politica italiana, Casini, Fini e Rutelli, dopo aver speso alla ruolette della Camera tutte le loro speranze di soppiantare il Cavaliere, ci riprovrano, rilanciando, e formando il Polo della Nazione. Pinuccio Tatarella, maestro insuperabile nel coniare sigle, motti e slogans (indimenticabile quello: “contro il centro sinistra,  DDT – De Marzio, Di Crollalanza, Tatarella”) non sarebbe orgoglioso di un trio che nemmeno nei nomi sa essere innovatore. Da annotare però che in 24 ore sono passati da 80 di ieri ai 100 di oggi secondo Casini:  gli altri venti sono nati nel bosco come i funghi. Speriamo non siano velenosi. g.