I  primi 23 delinquenti che martedì hanno messo a ferro e fuoco il centro di Roma provocando danni materiali per  circa  15 milioni di euro secondo una prima stima del Comune e messo a repentaglio la vita degli agenti e dei cittadini, compreso gli stupefatti turisti, sono tornati oggi in libertà durante la prima udienza del processo per direttissima che è stato rinviato al 23 dicembre. Uno solo è stato messo agli arresti domiciliari. Ovviamente il 23, essendo tutti o quasi tutti incensurati, se la caveranno con qualche romanzina e ancora una volta la delinquenza che si nasconde dietro la scusa del diritto all’esercizio alla protesta l’avrà fatta franca. Non ci piace. Non piace e lo ha detto al sindaco di Roma Alemanno che ha duramente contestato questa decisione delle competenti sezioni penali del Tribunale di Roma, non piace a chi si attende che la Legge punisca senza remore di sorta i delinquenti, veri e propri terroristi che hanno preordinato il saccheggio della città, l’aggressione alla gente e alle cose, la violenza contro i poliziotti. Contro i poliziotti poi,  come al solito, al di là delle retoriche manifestaizoni di solidarietà, si appuntano gli strali di quelli  che fanno finta di dolersi delle violenze di cui i poliziotti sono stati vittime, ieri come sempre, e poi li fanno oggetto di sospetti e accuse indecenti (leggere al riguardo l’intervista al ministro della Gioventù, Giorgia Meloni).  E anche in questa occasione, mentre i delinquenti già stasera potranno festeggiare la “magnanimità” dei magistrati italiani capaci di non avere pietà per chi ruba una gallina e trovare giustificazioni per chi distrugge una città, i poliziotti dovranno subire inchieste miranti a stabilire se dovendosi difendere hanno dato qualche manganellata in più ai delinquenti che li aggredivano. Una ragione di più perchè al più presto si metta mano alla riforma della giustizia che stabilisca una volta per tutte che chi rompe paga  senza che  nessun magistrato possa o debba  sottrarsi a questo principio. Altrimenti l’anarchia si impadronirà delle nostre città. g.