Silvano Moffa, deputato oramai ex futurista che, all’ultimo, ha deciso di votare contro la sfiducia a Silvio Berlusconi il 14 dicembre. Della sua decisione ne ha parlato in una intervista  televisiva concessa al direttore di Libero,  Maurizio Belpietro,  all’interno di Mattino Cinque. Ecco il testo dell’intervista.


Lei era considerato uno dei fedelissimi di Fini, il suo voto di sfiducia era dato per scontato, ma all’ultimo minuto ha cambiato idea. Perché?

Dopo dei giorni intensi di trattative per cercare di uscire da quella che era una conta numerica che non risolveva la questione politica, dopo il tentativo estremo di riportare Fli in un ambito di centrodestra, dentro a quel perimetro da cui non doveva uscire per creare un terzo polo assolutamente velleitario, il discorso di Bocchino alla Camera ha chiaramente dettato la linea, indipendentemente da quanto era stato deciso il giorno prima, ovvero creare un’area di responsabilità politica nel tentativo di portare avanti la legislatura. Quando ho capito che quella era la linea dettata da Fini, ho deciso di non votare la sfiducia.

Lei parla del tentativo di riportare Fli nel centrodestra: quindi non appartiene più a quello schieramento politico?

Fli, nel momento stesso in cui imprime un’accelerazione sulla creazione del terzo polo, esce almeno da quella visione bipolarista alla base di una scelta di fondo fatta dalla destra nel passato. Non credo che l’Italia abbia bisogno di un sistema diverso dal bipolarismo. Ha bisogno piuttosto di rafforzare il bipolarismo, creando condizioni di maggiore attrattività coalizzante, cioè fare in modo che le due parti della mela possano aggregare di più in modo che si vada verso un bipolarismo definito e che metta l’elettore in grado di scegliere in maniera netta.

In Futuro e Libertà ci sono diversi esponenti che vengono dal Movimento Sociale, come lei del resto. Finiranno democristiani?

Questo bisognerà chiederlo a loro. Per quel che mi riguarda, la scelta l’ho fatta già da tempo, quando mi sono trovato in un percorso di destra molto lineare e molto coerente. In Fli c’è un’area moderata che ho cercato di rappresentare fino alla fine con tutte le mie forze, nel convincimento che Fli nascesse da una frattura nel Pdl, avvenuta per non aver condiviso come il partito si stava organizzando e stava sviluppando la sua politica. Fli nasceva per cercare di fare quel Partito Popolare europeo, liberale, democratico, moderno e plurale, se vogliamo, ma non certo per creare i presupposti della distruzione del centrodestra.

Secondo lei arriveranno altri esponenti di Fli nel gruppo misto?

Io credo che oggi non solo in Fli, ma anche dentro al Parlamento in generale, c’è un’area di persone che avvertono una certa sensibilità istituzionale e che hanno presente che il Paese in questo momento ha bisogno di messaggi di responsabilità. Il Paese non può essere esposto a una crisi finanziaria che rischierebbe di alimentare quegli avvoltoi speculativi che si muovono in attesa che arrivino segnali di instabilità dall’Italia. Questo è il tema principale. Se mi sono mosso in questa direzione è perché ho anteposto sempre gli interessi generali. La mia posizione di presidente della Commissione Lavoro costituisce un punto di ascolto molto attento alle dinamiche sociali, ai problemi delle imprese, delle famiglie e dei cassintegrati, che attendono da parte del Governo e del Parlamento dei segnali di grande responsabilità, non una conflittualità esasperata e un tatticismo che non porta da nessuna parte.

Moffa, lei resterà nel Gruppo misto o tornerà nel Pdl?

Io penso di poter rappresentare in tutta umiltà, ma con grande decisione, un punto di riferimento proprio per quell’area che in qualche misura poco fa ho definito con lei.

Quindi non ci dice cosa farà…

No. Credo che in questo momento molti stiano riflettendo. Dentro al Parlamento e anche in Fli.

Potrebbe dunque nascere un nuovo schieramento con lei e altri?

Non lo escludo.

E cosa dovrebbe fare Gianfranco Fini, presidente della Camera ma a capo di un partito di opposizione, come ha detto lui. Dovrebbe dimettersi oppure no?

Io ho sempre pensato che il ruolo di presidente della Camera, oltre a essere di alto livello istituzionale, sia anche quello di regolare e garantire i lavori dell’Assemblea. E’ chiaro che oggi c’è una questione politica, ma questo è un problema che appartiene soltanto alla coscienza e all’intelligenza di Fini. E’ un discorso che deve affrontare lui, certamente non sta a me giudicare.

Libero, 16/12/2010