Se Gianfranco Fini non si dimette, lo «dimettono» gli italiani. Con un messaggio forte e chiaro, praticamente una lettera di licenziamento a mezzo stampa. Il 59 per cento dei nostri connazionali pensa infatti che il presidente della Camera dovrebbe mettere la parolina «ex» davanti alla sua carica, lasciando la Camera dei deputati. Lo dice un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca Swg per Trendsetting, il sondaggio settimanale del sito affaritaliani.it. Quasi sei italiani su dieci, e quindi non solo gli elettori di centrodestra, sono stanchi di avere aggrappato alla terza poltrona dello Stato un uomo che negli ultimi mesi si è reso protagonista delle seguenti prodezze, non necessariamente in ordine di importanza: aver consentito la svendita del patrimonio devoluto da Anna Maria Colleoni ad An; aver permesso o quanto meno non impedito che nell’appartamento di Montecarlo, che di quell’eredità costituiva il pezzo pregiato, andasse a vivere il cognato Giancarlo Tulliani; aver lungamente taciuto sull’imbarazzante vicenda; aver tradito il suo elettorato uscendo dal Pdl e diventando opposizione di chi aveva portato lui a Montecitorio e molti suoi uomini al governo; aver cercato di far cadere il governo senza nemmeno riuscirci, clamorosa gaffe politica che entrerà tra vent’anni nei libri di testo di storia contemporanea. Tutto questo aggiunto al fatto che ormai Fini si trova a presiedere un’assemblea che lo ha eletto a maggioranza due anni e mezzo fa ma che oggi non lo rieleggerebbe. Una specie di sopravvissuto politico, un’anomalia.
Insomma, ce n’è abbastanza per una mozione di sfiducia coram populo. Che puntualmente arriva attraverso il sondaggio Swg, condotto su un campione di 2800 italiani i giorni 16 e 17 dicembre, stratificato per sesso, età e residenza. Interessante la scomposizione della risposta al quesito riguardante Fini per collocazione politica degli intervistati. Solo gli elettori di centrosinistra «salvano» Fini, con un 25 per cento di sì alle dimissioni e un 75 per cento di no. Gli elettori di centrodestra invece sfiorano il plebiscito: l’82 per cento vuole Fini lontano da Montecitorio e solo il 18 per cento ritiene giusto che resti al suo posto. Ma anche gli elettori che si definiscono di centro o non si definiscono proprio sono contro Fini: il 67 per cento è favorevole alle dimissioni, il 33 per cento no.
Non è questo il solo dato saliente del sondaggio Swg-affaritaliani.it: una seconda domanda evidenzia che la maggioranza degli italiani (il 54 per cento del campione) ritiene che, dopo la fiducia per tre voti strappata dal governo, sarebbe comunque meglio andare al voto: a caldeggiare il ritorno alle urne sono soprattutto gli elettori di centrosinistra (tra i quali il sì al voto anticipato tocca il 63 per cento), seguiti da quelli del centrodestra (53), mentre tra i centristi e i non etichettati prevale la voglia di lasciare tutto così com’è (57 per cento). Strano l’entusiasmo degli elettori di sinistra per un appuntamento elettorale che secondo gli stessi interpellati dalla Swg rischia di trasformarsi in un bagno di sangue per il Pd e per i suoi fratelli: secondo il 53 per cento del campione rivincerà il centrodestra (ma tra gli elettori del Pdl addirittura il dato tocca l’81 per cento), secondo il 20 per cento il centrosinistra (e anche tra gli elettori progressisti la fiducia è scarsa: solo il 51 per cento crede in una vittoria) e secondo il 15 per cento il presunto terzo polo, quel raggruppamento più o meno convinto di Fli, Udc, Api e Mpa. C’è un dodici per cento che non sa, quasi tutti di sinistra o centristi.